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Redazione

La mappa del potere ad Arezzo

Un collega romano mi chiedeva appena ieri quale fosse la mappa del potere ad Arezzo e io sono rimasto spiazzato. Io che ho scritto del potere occulto in questa città, io che negli anni non ho avuto alcun tentennamento nell'indicare le vie che...

Un collega romano mi chiedeva appena ieri quale fosse la mappa del potere ad Arezzo e io sono rimasto spiazzato.

Io che ho scritto del potere occulto in questa città, io che negli anni non ho avuto alcun tentennamento nell'indicare le vie che conducevano al potere politico o economico-finanziario aretino, ieri non ho saputo rispondere. E allora mi sono trovato a riflettere sul fatto che il venir meno della forza della politica di partito (e anche della politica in generale...) che esercitava il proprio potere nell'amministrare la città, nel gestire i denari in una direzione piuttosto che nell'altra e nel distribuire nomine più o meno remunerative, è stato un fenomeno capace di svuotare di contenuti "spiccioli" un punto di riferimento (in positivo e in negativo) cittadino. Alla politica, di fatto, non è più riconosciuto alcun reale potere se non quello di gestire le cartacce per strada. Non può più assumere, a propria discrezione, personale in Comune o in Provincia; non può più distribuire denari che non ha a questa o quella associazione del territorio e non ha più la possibilità di nominare un fedele fesso qualsiasi in ruoli importanti. Non ha più potere.

Lo stesso dicasi della massoneria; in una città di centomila abitanti dove si contano una cinquantina di logge massoniche più o meno esplicite collocate in ogni dove.

La massoneria vera, deviata e non, ha letteralmente dominato gli equilibri aretini nei decenni del dopoguerra, ma oggi non ha più peso specifico reale, almeno non quello capace di influenzare la vita di un'intera città. Una volta la massoneria guidava a proprio piacimento (così si diceva) la banca locale e attraverso quella raccoglieva e distribuiva quantità industriali di denaro a proprio piacimento (e spesso anche contro l'interesse dalla stessa banca). Oggi quella realtà è evaporata e commissariata, sommersa dai debiti, e i suoi ultimi vertici sono finiti sotto indagine per motivi vari. La crisi economica ha travolto i conti di un istituto che contava sulle grandi quantità di denaro maneggiato dagli orafi (e non solo) aretini, che fino agli anni novanta hanno permesso di tenere in piedi un giro vorticoso di affari tale da portare Arezzo al quarto posto (statistiche del Sole 24 ore) tra le città più ricche d'Italia.Banca Etruria ispettore 1

Oggi Arezzo non si rinviene quasi più nelle classifiche nazionali, costretta a un anonimato impensabile fino a dieci anni fa. La banca è morta (azzerando le azioni possedute dagli aretini) e se si rivelerà uno zombie non sarà comunque più aretina; il comune è senza fondi e forza politica, la Provincia è stata eliminata, i massoni potenti di un tempo sono ormai ultraottantenni che badano a se stessi e senza eredi, gli orafi soffrono la contingenza.

E Arezzo non ha più poteri forti.

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