Non c'era logica profonda nel tentativo di fusione tra Capolona e Castiglion Fibocchi, e non lo credo da ora, ma dal momento della proposta. Non c'era perché uno è un comune del Casentino e l'altro del Valdarno e l'unica cosa che li ha legati nel tempo è un confine territoriale lontano da entrambi i capoluoghi. Nessuno si sarebbe stupito se Capolona e Subbiano avessero pensato di unirsi, visto che i loro territori si intrecciano l'uno all'altro e che i centri abitati principali non hanno soluzione di continuità. Nessuno si sarebbe stupito se Castiglion Fibocchi avesse pensato di fondersi con Laterina.

Il tentato matrimonio tra Capolona e Castiglion Fibocchi sa tanto di quelli imposti in certe aree del sud Italia, dove le famiglie si mettevano d'accordo senza aver sentito il parere dei figli.

La verità è che si è puntato solo ai soldi (che non sono poco), senza tener conto della storia, della geografia fisica e dell'opportunità.

La dichiarazione del sindaco di Castiglion Fibocchi, che a caldo si è lamentato dei cinque milioni (di "premio" per chi si fonde) persi è la spiegazione del fallimento dell'iniziativa. E non è nemmeno vero che la popolazione ha detto no soltanto a Castiglion Fibocchi, perché guardando bene a Capolona, dove ha prevalso il sì, i cittadini che sono andati a votare sono stati pochissimi.

Si sa che in questo particolare momento storico tra Capolona e Subbiano i rapporti non sono idilliaci, sopratutto quelli tra le amministrazioni, ma la fusione da fare è quella, come all'altro capo della valle è successo a Pratovecchio e Stia.