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Redazione

Intervista a Ezio Capuano, allenatore dell'Arezzo, ma non solo...

Incontro Capuano nel suo ufficio all'interno dello stadio Città di Arezzo. Chiude una telefonata con qualcuno che cerca di piazzare un calciatore (abbondantemente fuori tempo massimo) e ci presentiamo, infatti non ci siamo mai incontrati se non...

Incontro Capuano nel suo ufficio all'interno dello stadio Città di Arezzo. Chiude una telefonata con qualcuno che cerca di piazzare un calciatore (abbondantemente fuori tempo massimo) e ci presentiamo, infatti non ci siamo mai incontrati se non durante la conferenza stampa che ha preceduto la disgraziata partita casalinga contro l'Aquila (partita da 3-0 per l'Arezzo, conclusasi 0-1 per pura sfortuna...).

-Dispiace perdere in quel modo, Mister...

-Si figuri quanto può dispiacere a chi passa tutto il suo tempo studiando i minimi particolari... ma il calcio è questo.

-Però vedere il pubblico che applaude la squadra sia alla fine del primo tempo che dell'intero incontro è stato bello.

-Quest'anno giochiamo un calcio di qualità, anche perché la rosa a mia disposizione è adatta a fare gioco. Abbiamo la squadra più giovane di tutti (se si esclude il capitano Gambadori). Avevo promesso di ringiovanirla e lo abbiamo fatto. Il pubblico vuol vedere l'impegno e possibilmente un buon gioco.

Il mister parla con me per dovere, lo si capisce bene, ma come al solito è gentile e disponibile. Tanto per rendere la conversazione meno formale, sbaglio subito tattica e attacco criticando il gioco di Cori (povero Cori, giocatore determinante per la squadra e l'unico senza doppione in rosa; si è infortunato ben bene in amichevole); lui mostra di credere molto nel giocatore e lo difende a spada tratta.

-Ognuno vede il calcio a suo modo: per me Cori è un ragazzo eccezionale e un giocatore straordinario.

-Ha qualche limite tecnico...

-Altrimenti non sarebbe con noi, ma in serie A. Cori vede la porta...

-Insomma secondo lei alla fine della stagione Cori avrà messo a segno un bel po' di gol...

-Senza dubbio.

-Bene, perché ne avremo bisogno. Ma non voglio parlare troppo di calcio sul campo, per quello ci sono altre occasioni; preferisco chiederle chi è Ezio Capuano, cosa sognava da piccolo...

-Da piccolo sognavo di fare il calciatore, su questo non c'è dubbio. Vengo da una famiglia agiata con grandi valori. Mio padre era professore universitario, mio zio è stato generale dei Domenicani, i miei due fratelli sono uno manager per una grande azienda e l'altro un cardiochirurgo. Io sono quello che è uscito fuori dal coro...

Da ragazzo dicevo che andavo a studiare, ma buttavo la borsa dal secondo piano per andare a fare gli allenamenti. Poi ho avuto un gravissimo infortunio di gioco che mi ha danneggiato seriamente il gomito destro (ancora oggi non posso estendere completamente il braccio) e per un periodo anche tolto la sensibilità della mano. Quell'infortunio ha frenato il mio sogno di diventare calciatore, in compenso iniziai prestissimo ad allenare, avevo circa diciannove anni e mi davo da fare all'oratorio dei salesiani. Siccome ero stato a Empoli come calciatore e avevo dei contatti, frequentai il supercorso per allenatori delle giovanili e da mister arrivai anche a vincere un titolo nazionale. Poi cominciai a fare l'osservatore, sempre a Empoli, dove portai giocatori importanti, tra cui Montella.

Pian piano ho iniziato la vera e propria carriera di allenatore. Mi capitò l'occasione di allenare una prima squadra all'Ebolitana, quando venne esonerato il mister e io, che allenavo i giovani della Berretti, presi il suo posto. da allora sono passati 25 anni durante i quali ho allenato ininterrottamente. Se non è un record mondiale poco ci manca.

-Ha girato molte piazze del sud, Arezzo è forse quella più a nord...

-Ho girato molte piazze del sud e sono stato bene ovunque. In realtà ho fatto anche un'esperienza nella serie A belga. La mia carriera non è pari ai miei meriti perché non sono mai stato uno yesman...

-Ma è ancora in corso...

-Sì, però meritavo molto di più di quanto ho raccolto; probabilmente le frasi forti che ho pronunciato mi hanno penalizzato. dieci anni fa dicevo "Chi vende le partite deve andare nei forni crematori"... E poi io sono sì aziendalista, ma non ho padroni, e questo mi ha portato molte volte a scontrarmi con la proprietà. Io metto al primo posto il popolo, coloro che fanno sacrifici per venire alla partita e che soffrono le sconfitte come se fossero le loro. Sono una persona con pregi e difetti, più i secondi che i primi, ma un pregio ce l'ho di sicuro ed è quello della dignità.

-Lei che allena da venticinque anni, come ha visto cambiare i calciatori in questo periodo?

-Negli spogliatoi di vent'anni fa il ragazzino stava in silenzio seduto vicino al bagno. Oggi spesso comandano i bambini viziati che arrivano dalle squadre di serie A e si credono calciatori di altissimo livello. Il calcio è cambiato perché è cambiata la società, l'evoluzione della vita e anche la tecnologia. Ricordo che per fare una telefonata io dovevo aspettare ore davanti alle gettoniere per poi chiamare dalle salumerie. Oggi vedo una tecnologia illimitata. Questi non conoscono la sofferenza, ma non solo in campo calcistico...

-C'è anche nell'Arezzo qualcuno di questi giovani?

-Eh... giocare con Capuano è difficile, perché io lavoro solo sulla meritocrazia...

-Di questo i calciatori sono anche contenti...

-Sì, ma con me bisogna fare i soldatini. Non permetto comportamenti che esulano da alcuni codici etici... Non accetto tante cose che magari alcuni miei colleghi, molto più giovani di me, invece lasciano passare. E' difficile giocare con me.

-A proposito di etica: fra presidenti, dirigenti, direttori sportivi, procuratori ecc. c'è ancora qualcuno di cui potersi fidare?

-Mi dispiace dirlo, ma io dei procuratori non ho tanta stima. Per me, con le dovute eccezioni, sono venditori di carne umana. Anche nel nostro campo ci sono grandi delinquenti. I procuratori vendono il prodotto al migliore offerente, spesso non facendo gli interessi dei propri assistiti...

-Se dovesse consigliare a un amico di visitare Arezzo, cosa gli direbbe per convincerlo?

-Gli parlerei della qualità della vita, che purtroppo io non vivo quanto questa città meriterebbe, perché non ho tempo. però ogni tanto esco e vado al Corso. Arezzo è una città stupenda, soprattutto nella sua parte medievale. Piazza Grande e i vicoli della città alta sono bellissimi.

-Siamo partiti dai sogni di un bambino: ne ha anche per il futuro?

-A cinquant'anni non si sogna più, bisogna concretizzare. Ora spero di mantenere l'Arezzo in categoria.

-Non si nasconda dietro a un dito, Mister, l'Arezzo di quest'anno non è una squadra da salvezza...

-L'obiettivo è salvare l'Arezzo, poi se sono stato un fenomeno nel costruire questa squadra col budget a disposizione, non posso autocelebrarmi.

-I risultati verranno.

-I risultati già si vedono. Abbiamo perso una partita che se avessimo vinto 4-0 sarebbe stato normale.

-Per il match contro il Pisa, tra due giornate, bisogna riempire lo stadio. Per farlo sarà importante vincere in trasferta contro il Tuttocuoio.

-A questo proposito l'affluenza del pubblico mi ha un po' deluso. Alla prima di campionato casalinga mi aspettavo qualcosa di più dei 1500 spettatori...

-Arezzo è sempre stata una piazza così, ci vuole la spinta dei risultati.

-Già, però meritavamo qualcosa di più, anche visto l'impegno profuso nella prestazione di Sant'Arcangelo.

-Vedrà che gli spettatori aumenteranno, Mister. Con una squadra che gioca così...

-Speriamo.

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