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Il cortocircuito interno al PD locale...

Renzi e i renziani non stanno cercando di rottamare soltanto D'Alema, Veltroni, Bindi et similia, ma anche quella trama di rapporti e conseguente potere che il vecchio PCI prima e il PD poi, hanno intessuto e coltivato nei decenni scorsi. Stanno...

Renzi e i renziani non stanno cercando di rottamare soltanto D'Alema, Veltroni, Bindi et similia, ma anche quella trama di rapporti e conseguente potere che il vecchio PCI prima e il PD poi, hanno intessuto e coltivato nei decenni scorsi. Stanno cercando di farlo per svecchiare il PD, certo, ma anche per sostituire quella rete con un'altra che risponda a Renzi e al suo cerchio, magico o meno che sia.

Naturalmente questa operazione, che è ancora in pieno corso, per essere portata a compimento ha bisogno di un Renzi molto forte, tanto da poter aver ragione delle ovvie resistenze da parte di coloro che quella trama hanno contribuito a tessere, o comunque ne gestiscono ancora oggi i risultati e i vantaggi, anche in termini voti o preferenze, oltre che di affari.

Non starò qui a entrare nel merito delle convenienze per i cittadini; a dire chi abbia ragione o chi torto. Mi limito a osservare che è in corso una guerra politico territoriale che destabilizza il principale partito in Italia, in Toscana e nell'aretino.

Per il momento il risultato è quello di avere un PD che non lavora più sul territorio alla ricerca di consensi come faceva una volta. Chi è in via di defenestrazione non collabora certo (se non di facciata) alla preparazione del proprio funerale e chi arriva per prendere il suo posto non ha ancora l'esperienza e la radicalizzazione che occorrerebbero per mantenere sotto controllo i voti e le alleanze, alleanze che non sono più tra partiti chiusi, solidi e con delle certezze da spendere come un tempo.

E' evidente che questo lavoro di demolizione ha bisogno di tempo per essere compiuto o per fallire, e il suo successo dipende da quello di Renzi, che per compensare le sconfitte di Arezzo, Montevarchi, Sansepolcro o Anghiari (solo per fare degli esempi), ha bisogno di grandi successi altrove, a livello nazionale.

Ma questi successi cominciano a non essere più tali nel momento in cui Renzi governa e concentra sulla propria figura l'intera responsabilità del governare.

Di scricchiolii se ne vedono un bel po', a cominciare dal fatto che gli ottanta euro promessi qua e là in ogni momento ritenuto importante, non sortiscono più l'effetto della prima volta. Gli italiani cominciano a pensare che quegli spiccioli concessi (comunque importanti, si intende) siano già spariti in rivoli di tasse e imposte nazionali o locali (che pari sono, per il cittadino).

E poi c'è il logoramento da governo, pratica che spinge a promettere spesso più del mantenibile e a fare i conti quotidiani con l'erosione del consenso.

Certo, Renzi ha ancora un buon seguito tra i cittadini, checché ne dicano Grillo o Salvini, che sono ben lontani (e chissà se ci arriveranno mai) dall'ottenere la caduta del leader fiorentino; ma se è lui stesso a darsi una scadenza legata al referendum sulle modifiche costituzionali, allora è possibile che l'attuale quadro possa saltare davvero a breve.

Renzi chiama a raccolta i suoi, così come fanno i suoi avversari, ma deve pensare che questi ultimi sono di certo molti di più (lo dicono i numeri nudi e crudi) e prepararsi a una battaglia epocale, che chiuderà una guerra.

Intanto il PD lascia pezzi di territorio in mano ad altri, e anche laddove mantiene un sindaco, questo non può più contare su patti politici forti, tali da metterlo al riparo da sorprese.

Stiamo tutti vivendo una fase di passaggio nella quale scompaiono le certezze del passato mentre ne mancano per il futuro, in ogni campo politico.

E se Renzi il prossimo ottobre dovesse lasciare causa sconfitta, allora la rottamazione in corso rimarrebbe in mezzo al guado e il PD ne morirebbe.

Si può pensare che questa eventualità sarebbe una disgrazia, ma anche che possa essere un'opportunità di rinascita. Di certo in Europa devono ritenere che sarebbe una specie di disastro epocale, tanto che ultimamente le corde del sacco in mano tedesca si sono allentate generosamente in direzione del governo italiano.

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