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Giovedì, 18 Aprile 2024
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il caso Enzo Tortora, vivo più che mai

Il caso più clamoroso di errore giudiziario e truffa camorrista che l'Italia ricordi nel secondo dopoguerra, è ancora una ferita viva nel cuore di chi l'ha vissuto da vicino o anche soltanto da spettatore e lettore. Presso la ex Borsa Merci di...

Il caso più clamoroso di errore giudiziario e truffa camorrista che l'Italia ricordi nel secondo dopoguerra, è ancora una ferita viva nel cuore di chi l'ha vissuto da vicino o anche soltanto da spettatore e lettore. Presso la ex Borsa Merci di Arezzo, nell'ambito delle attività legate al format culturale Buona Sera, promosso dall'Accademia Petrarca, in relazione a quel caso storico si è tenuto un incontro al quale hanno partecipato Francesca Scopelliti, ex compagna del giornalista e oggi presidente della Fondazione Internazionale Giustizia Enzo Tortora; Vittorio Feltri, uno dei giornalisti che seguì da vicino il processo; Beniamino Migliucci, presidente dell'Unione Camere Penali Italiane.

Di fronte a un pubblico variegato e mediamente molto "politicizzato", i protagonisti hanno raccontato con dovizia di particolari, attendibilità e un pizzico di caduta di stile (quando la Scopelliti, in particolare, ha legato il caso Tortora ai giudici politicizzati...), una lista di fatti tremendi che dimostrano come la smania di protagonismo di certi giudici e la voglia di vendere più copie possibili di molti giornalisti, possono generare mostri. Mostri come la prima sentenza di condanna per un perfetto estraneo alla vicenda di cui si parlava, vicenda che fu costruita ad arte (in verità poca, le bastò convincere un po' di testimoni "pentiti" a dire il falso...) dalla camorra che se la rideva sotto i baffi.

Tortora da quella assurda storia ne uscì provatissimo, ma pulito, e poté finire i suoi giorni da malato di cancro con la serenità interiore di chi ha avuto giustizia; ma per arrivare a ciò dovette vivere periodi nei quali metà degli italiani lo ritenevano un falso portatore insano di buoni sentimenti e uno spacciatore camorrista vero. Dovette (e in parte volle, dimettendosi da parlamentare europeo dopo la condanna) subire il carcere e il livore di chi indagava su di lui e influenzava ogni giorno l'opinione pubblica portandola a credere alla colpevolezza.

Quello di Tortora fu davvero un caso unico per la distanza siderale che c'era tra la persona accusata e i fatti di cui veniva ritenuto responsabile fino alla piena assoluzione finale.

L'intervento di Beniamino Migliucci, Presidente dell'Unione Camere Penali, è stato incentrato sui vizi della giustizia italiana (con la grave dimenticanza della lungaggine esasperata dei processi, che può essere individuato come il principale) che però poco paiono avere a che fare con il caso Tortora, se non per riguarda la smania di protagonismo di certi mediocri Pubblici Ministeri.

Ogni tanto è importante ricordare anche un caso come quello di Enzo Tortora, per il quale il giorno della memoria dovremmo farcelo tutti, in proprio.

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