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Venerdì, 19 Aprile 2024
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I miracoli di Maurizio Sarri

Quando arrivò ad Arezzo, in temporanea sostituzione di Antonio Conte nell'anno in cui l'allenatore del Chelsea esordiva in panchina, fece benino, ma non troppo. Ottenne qualche risultato eclatante, come i due pareggi di Torino con la Juve e di...

Quando arrivò ad Arezzo, in temporanea sostituzione di Antonio Conte nell'anno in cui l'allenatore del Chelsea esordiva in panchina, fece benino, ma non troppo. Ottenne qualche risultato eclatante, come i due pareggi di Torino con la Juve e di Napoli (entrambi 2-2), ma non risollevò la media punti della squadra che a fine campionato retrocesse (con Contge di nuovo in panchina) per via dell'assurda penalizzazione (-6) subita.

La sua carriera è poi proseguita tra alti e bassi, nord e sud, tra la B e la C, fino a che la sua strada si è incrociata con quella dell'Empoli. In una piazza tranquilla senza troppe pressioni, un posto in cui la società difende gli allenatori anche quando i risultati non pagano, Sarri ha potuto plasmare la squadra a sua immagine e somiglianza. Così Mister 36 schemi (un tempo lo chiamavano anche così), uno degli allenatori più scaramantici (ma anche scientifici) che si ricordino, ha potuto disegnare il proprio futuro portando gli azzurri toscani in serie A e facendoli poi protagonisti nella massima serie.

Il passaggio successivo non poteva che essere quello verso una grande squadra, che pareva dover essere il Milan, ma poi è stata invece il Napoli.

Quasi tutti i critici, e anche Maradona, fecero in fretta a bollare Sarri con gli aggettivi meno lusinghieri dopo le prime cinque o sei incerte partite di campionato, ma proprio quando pareva che la sua avventura nella città natia (Sarri è nato a Napoli, anche se è toscano doc) volgesse al termine, la squadra cominciò a inanellare un risultato dietro l'altro sfoggiando un gioco pimpante quanto bello a vedersi.

Maradona si è rimangiato la parola, così come critici e tifosi, e il Napoli è finalmente tornato ai livelli toccati solo nel periodo del Pibe de Oro.

Ma il vero miracolo da allenatore Sarri lo sta facendo quest'anno. Orfano di Iguain, finito alla Juventus per una vagonata di milioni, lo ha sostituito con Milik, quasi un carneade che però ha mostrato di saperci fare e poter prendere più che dignitosamente il posto del Pipita. Ma Milik si è gravemente infortunato dopo poche partite e Sarri si è giocato la carta Gabbiadini, eterno incompiuto di talento che però non ha saputo giocarsi la chance offerte nel modo migliore. Così Sarri si è trovato per la prima volta senza un centravanti dopo aver perduto molti punti dalla testa della classifica.

E' qui che il mister valdarsnese ha estratto il coniglio dal cilindro e ha partorito l'idea di un Napoli a tre punte nessuna delle quali nata per fare quella centrale, e ha avuto il coraggio di giocarsi il belga Maertens al centro dell'attacco.

Dopo un breve rodaggio la soluzione inventata ha dato i suoi frutti e Maertens, piccoletto imprendibile, nelle ultime due partite ha segnato la bellezza di sette gol. Il Napoli è tornato al terzo posto in classifica e viaggia di nuovo col vento in poppa.

Grande Sarri, dunque, che ha saputo affrontare una piazza difficile e piena di pressioni come Napoli, ma sopratutto ha saputo cavarsela anche contro le importanti avversità che gli sono capitate.

Chi avrebbe mai detto, nel 2006 ad Arezzo (ma anche negli anni successivi), che la stella di Sarri avrebbe potuto brillare così tanto? Presto se la giocherà in Champions League contro il Real Madrid...

E' il calcio, bellezza, che può raccontare favole intrise di realtà sportiva, come quella di Mister Sarri.

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