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Gregorio X grande Papa, beato, ma non santo né co-patrono

In questi giorni (e anche nel gennaio scorso) è capitato di sentir dire, da parte di un autorevole aretino, che Gregorio X sarebbe santo e co-patrono di San Donato. A tal proposito invito il lettore a perdere qualche minuto e leggere quanto segue...

In questi giorni (e anche nel gennaio scorso) è capitato di sentir dire, da parte di un autorevole aretino, che Gregorio X sarebbe santo e co-patrono di San Donato. A tal proposito invito il lettore a perdere qualche minuto e leggere quanto segue, sia perché potrà essere utile a delineare molto sommariamente la figura complessa e la vita iperattiva proprio di Gregorio X, sia per chiarire quali sono i suoi titoli e i motivi del legame con gli aretini.

Gregorio X venne eletto Papa a Viterbo dopo 1006 giorni di estenuante conclave (il primo) e memore di questo fu colui che promulgò la Ubi Periculum (durante il secondo concilio di Lione, nel 1274), costituzione apostolica contenente norme precise che regolavano l'elezione papale.

La costituzione prevedeva che entro dieci giorni dalla morte del papa, i cardinali elettori si riunissero, ciascuno con un solo accompagnatore, in una sala del palazzo ove risiedeva il defunto pontefice e venissero lì segregati senza alcun contatto con l'esterno; trascorsi tre giorni senza che fosse avvenuta l'elezione ai porporati doveva essere ridotto il vitto ad una sola pietanza per pasto; dopo altri cinque giorni il cibo doveva essere ulteriormente limitato a pane, vino ed acqua; inoltre, durante l'elezione, tutti i redditi ecclesiastici dei cardinali venivano trattenuti dal Camerlengo, che li avrebbe poi messi a disposizione del nuovo papa.

Di fatto la Ubi Periculum, con gli aggiornamenti del caso, è ancora oggi la regola base con la quale si eleggono i pontefici.

Gregorio X si fermò ad Arezzo, ospite del vescovo Guglielmino degli Ubertini, il 20 dicembre 1275, di ritorno dal secondo concilio di Lione (1274). Qui morì venti giorni dopo per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute già precarie.

A proposito del concilio di Lione, merita ricordare la sua estrema attualità. Quando Gregorio X lo convocò, a soli quattro giorni dalla sua incoronazione, indicò con precisione i tre obiettivi che l'assise conciliare si prefiggeva, cioè la soluzione dei gravi problemi della Terra Santa (cosa che stava particolarmente a cuore al Papa), l'unità religiosa con la Chiesa d'Oriente e la riforma dei costumi della Chiesa e del clero.

Durante i suoi giorni aretini, Gregorio ebbe modo di donare i denari utili a iniziare la costruzione di quello che sarà poi la "nuova" Cattedrale di Arezzo che prese il posto, anche fisico, della vecchia chiesa di San Pietro Maggiore.

Gregorio X è beato (beatificato da Clemente XI nel 1713), ma non santo. Il patrono della città è quel San Donato in nome del quale sabato prossimo si riuniranno in terra di toscana circa duemila cultori della figura del secondo vescovo aretino, provenienti dai 67 comuni italiani nei quali il suo culto è praticato. Non risulta che mai nessuno abbia nominato Gregorio X co-patrono.

E' vero che nella lunetta sopra il portone del palazzetto di Fraternita c'è scritto che Gregorio è santo, ma quella lunetta è più o meno del tardo '400 (epoca in cui si dava del santo a tutti, come oggi a Roma del "dottore"), mentre Gregorio X, che allora non era neppure beato, come ho scritto sopra è stato appunto beatificato nel 1713.

Fa un po' sorridere che questa cosa del co-patrono e del santo stia prendendo piede anche in Diocesi, dove forse sarebbe bene che ci si comportasse più prudentemente.

Se qualcuno è in grado di smentire quello che ho scritto è invitato a farlo con tanto di prove e sarà il benvenuto.

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