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A cura di Barbara Fabbroni

Turismo, Anna Lapini: "Mancano presenze da Cina, Russia e Giappone. Duro colpo per il lusso"

Intervista alla presidente nazionale Confcommercio Terziario Donna, già vertice regionale di Confcommercio Toscana dal 2015 al 2021: "Fatturati di certe aziende, dall'abbigliamento alla ristorazione, passando per l'ospitalità, sono crollati"

Anna Maria Nocentini Lapini è presidente nazionale Confcommercio Terziario Donna, già presidente regionale di Confcommercio Toscana dal 2015 al 2021, membro del consiglio e della Giunta della Camera di Commercio di Arezzo e Siena, per la quale dal 2004 al 2020 ha rivestito anche il ruolo di presidente del Comitato per l’Imprenditoria Femminile. Lei, oltre che donna dalla carriera straordinaria, è moglie, madre e imprenditrice: un vero e proprio fiore all’occhiello dell’eccellenza italiana.

Come si descriverebbe?

"Sono una donna che ha seguito la tradizione di famiglia portando avanti l’impresa fondata dai miei suoceri insieme a mio marito Pietro, adesso siamo alla terza generazione con i miei figli. A questo ho unito una carriera parallela di grande soddisfazione. Ho affrontato lutti e dolori profondi ma l’impegno, la determinazione, il credere nel futuro, la costanza e la creatività sono sempre stati i miei compagni di viaggio".

Vorrei affrontare il tema del turismo facendo il punto sulla situazione dopo gli anni della pandemia, qual è lo “stato di salute” del turismo?

"Per parlare di turismo dovrei fare una premessa".

Certamente.

"In Italia, fino all’avvento della pandemia, abbiamo avuto due tipologie di turismo: quello di nicchia alla ricerca del viaggio esclusivo, del borgo ricco di storia, delle cantine di vini pregiati, della cultura, del fascino che racchiude una piccola città come potrebbe essere la mia città, Arezzo, meta di personaggi famosi come Jack Nicholson, Anthony Hopkins, registi illustri e politici internazionali. Poi, l’altro aspetto era legato al turismo dei gruppi, che provenivano da ogni parte del pianeta andando a visitare le città più importanti del nostro territorio come Firenze, Roma, Venezia, Milano. Due aspetti all’opposto seppur significativi per l’economia del nostro paese".

E poi dopo la pandemia?

"Il 2021 è stato per il turismo, e se vogliamo anche per il commercio, un anno importante, di forte ripresa. Le persone uscivano da un momento di buio, avevano bisogno di tornare a vivere. A questo si aggiunge il fatto che l’Italia, la Toscana e non solo, è meta da sempre di un pubblico nord europeo, che spesso ha investito nei nostri territori. Così una volta che le frontiere si sono riaperte questi turisti sono tornati in Italia nelle loro case, a controllare i loro interessi. La fetta significativa di turismo che è mancata e ancora è assente, è quella proveniente dall’Asia, dalla Russia e dal Giappone". 

Un’assenza che si nota?

"Certo. Si nota dai fatturati delle aziende che sono crollati, soprattutto per le aziende del lusso, dall’abbigliamento ai grandi hotel, dai relais, ai ristoranti stellati".

Quali sono le sfide future affinché il turismo torni a essere quello pre-pandemico?

"La pandemia ha fatto scoprire aspetti della vita significativi. Oggi il pubblico cerca qualcosa di unico, di storico, di piccolo, ama trovarsi immerso in luoghi dal sapore antico rifuggendo le situazioni di massa, o i luoghi dove il turismo è massivo. Cerca accoglienza, gentilezza, tradizione, professionalità, tranquillità. Oggi c’è più che mai bisogno di empatia con il turista, con la persona che sceglie una località dove trascorrere un momento di relax. Credo siano queste le sfide che chi lavora nel settore turistico-commerciale deve avere ben chiare".

Si potrebbe affermare che la pandemia ha aiutato a tirar fuori l’eccellenza, che prima restava nascosta o scelta da pochi?

"Hai centrato il punto".

La guerra in Ucraina quanto sta influenzando il turismo?

"Tantissimo, non solo il turismo, anche il commercio. La guerra è un’esperienza terribile, porta a vivere una tristezza infinita. Le persone sono impaurite, preoccupate, ci sono stati molti aumenti e questo non lascia tranquilli. Se da un lato come dicevamo la pandemia ha stimolato la ricerca della tradizione, dell’eccellenza adesso, con la guerra, abbiamo fatto un salto indietro, c’è una flessione che si evidenzia in maniera netta".

Come sarà il turismo 2022?

"Sarà un turismo slow time e dei piccoli borghi, delle città d’arte non metropolitane, dove la qualità della vita è diversa e dove trovi meno persone".

Spesso si legge che ci sono attività stagionali con hotel, ristoranti che non trovano personale, come si può affrontare questo problema e cosa si sta facendo?

"Diciamo che le politiche portate avanti in questi anni dal governo hanno inasprito il rapporto con il lavoratore stagionale. Per avere un mondo migliore bisognerebbe avere anche delle leggi migliori che permettano più elasticità".  

Può fornirci dei dati concreti sulla situazione attuale del turismo?

Dai dati si evince che saranno 23 milioni gli italiani che faranno le vacanze estive, il 40% ha già pianificato la vacanza, l’85% sceglie l’Italia e solo il 15% l’estero. La spesa media prevista si aggira su 312 euro a week-end spingendosi fino a 1080 euro per sette giorni di vacanza. Si stima che il 31% soggiornerà in hotel, mentre il 21% in case in affitto. A questo va aggiunto il problema dell’inflazione che nel 2022 rischia di arrivare fino al 7%. Le famiglie italiane sono preoccupate per il futuro e riducono i consumi a causa dell’aumento dell’energia elettrica, dei carburanti, delle bollette. Si può comprendere facilmente che una situazione di questo tipo è fortemente compromessa".

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