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A cura di Lucrezia Lombardo

“Venturino Venturi, uno dei maggiori artisti del XX secolo”

Nuovo articolo del blog di Lucrezia Lombardo ColtivarCultura

Quando ammiro i corpi di donna, leggeri e morbidi, realizzati da Venturino Venturi, non possono non pensare alla figura della Dea madre, la Potnia Thèron primitiva, origine della vita che, in qualche modo, deve aver ispirato l’artista. 

Il primitivismo delle forme si lega infatti ad un’armonia che Venturino ricerca non nella perfezione di un corpo disincarnato, bensì nell’omaggio al movimento, alle curvature che la femminilità accoglie in quanto bacino di vita. Il femminile si delinea come uno dei temi principali nell’opera di Venturi, scultore, pittore e poeta originario di Loro Ciuffena (Arezzo) paese che tutt’ora ospita il bellissimo museo dedicato all’artista. 

Dopo aver soggiornato con la famiglia in Francia per diversi anni, Venturino conclude gli studi all’Accademia di Belle arti di Firenze, ma nel 1940 la sua giovinezza è spezzata e, come tanti suoi coetanei, viene chiamato alle armi per combattere sul fronte Albanese, dove resterà gravemente ferito, impiegando molto tempo per recuperare la salute. 

È a partire dall’esperienza della guerra, tuttavia, che l’arte di Venturino matura in sé una propensione esistenzialistica, che si esprime nella centralità del soggetto umano. Dal dopoguerra, Venturino vive a Milano, ambiente ricco di contaminazioni culturali, che gli consente di conoscere Lucio Fontana e di avvicinarsi, così, ad uno sperimentalismo pittorico, che affiancherà ai ritratti linee cromatiche e sagome astratte, che non abbandonano mai del tutto il tema della guerra, del dolore umano, dell’assurdità della male sulla terra. Il mondo in guerra viene così rappresentato attraverso un cerchio incandescente, che come un fuoco arde qualsiasi cosa gli si avvicini, senza pietà. Anche i ritratti -un tempo realistici- si fanno sempre più informali, discostandosi dalle classiche riproduzioni del volto femminile, per immortalare sagome, ventri di donna schematizzati, che fanno prevalere una vocazione astratta, nella quale il corpo “è detto” attraverso le forme dell’anima. La scultura diventa perciò  -in linea con le tendenza spazialiste di quegli anni- un’aggressione della materia, una strutturazione dello spazio attraverso un masso di pietra o di marmo. Il periodo successivo al soggiorno milanese vede tuttavia Venturino soffrire di una forte crisi depressiva, che gli impone di sospendere l’attività artistica. 

Le cicatrici della guerra continuano ad affliggerlo e i fantasmi del passato si ripresentano, eppure, da questo tormento nasceranno nuovi capolavori, quelli della seconda metà degli anni ’50 e degli anni ’60 e ’70, caratterizzati, nella scultura, da teste di uomini e di donne sempre più paradossali, schematici, alieni, minimali, eppure di grande impatto emotivo e, nella pittura, da soggetti astrattizzanti, come intrecci di linee che danno vita a figure totemiche, a danze di colori da cui si scorge un volto. Gli anni ’70 vedono inoltre il trionfo dell’assenza di forma, come se l’evoluzione che Venturino ha seguito, prevedesse, appunto, la liberazione definitiva dal gravame delle dimensioni e dei contorni. Ed ecco che si fanno sculture ammassi di legno sovrapposti, come sacre immagini da venerare, o lastre di marmo scavate appena, mentre le tele dei quadri divengono interamente nere o monocrome, attraversate da tenui linee bianche, come un terreno segnato da aridi torrenti. Questa astrattizzazione della pittura si fa quindi geometrica, prediligendo figure circolari, che si affiancano a sagome sghembe di uomini in lontananza, come a indicare il malessere e lo spaesamento del soggetto immerso in una realtà sempre più complessa. L’arte di Venturi si configura, pertanto, come un viaggio sempre più profondo nella psiche, una rivisitazione dell’esterno e del passato a partire dal proprio tormentato sentire. 

Nella sua originalità e ricerca priva di compromessi, Venturino Ventrui è senz’altro uno degli artisti più interessanti ed importanti del XX secolo, capace di lasciare un segno profondo in tutte le successive generazioni di pittori e scultori. 

All’opera del grande maestro, spentosi a Terranuova Bracciolini nel 2002, è dedicato il Museo Venturino Venturi di Loro Ciufffena (Arezzo).

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