rotate-mobile
ColtivarCultura

ColtivarCultura

A cura di Lucrezia Lombardo

La storia culturale di Arezzo attraverso le parole della scrittrice Fabrizia Fabbroni

Attraverso le parole della Fabbroni, ripercorriamo insieme la storia letteraria ed artistica della città di Arezzo, che è stata, a lungo, uno dei maggiori poli culturali d’Italia

Fabrizia Fabbroni è una delle maggiori intellettuali del territorio. Donna di cultura e di rara sensibilità, ha alle spalle decine di pubblicazioni che spaziano dalla poesia fino alla narrativa. Attraverso le parole della Fabbroni, ripercorriamo insieme la storia letteraria ed artistica della città di Arezzo, che è stata, a lungo, uno dei maggiori poli culturali d’Italia.

Come ha avuto inizio il tuo percorso letterario? Come ti definiresti, "poetessa", "scrittrice", o cos’altro?

“Ho iniziato a scrivere alla fine degli anni '70. Più che un passatempo per me la scrittura è stata una necessità. Leggevo moltissimo ed ogni libro che visitavo, dai classici del passato anche lontano agli autori più significativi dello scorso secolo, ogni libro diventava un tassello della costruzione e dell'amplificazione della mia interiorità nel rapporto col mondo. La scrittura per me è diventata risposta necessaria, appunto, diletto e restituzione, confronto e anche conforto, come lo era la lettura.

Non posso definirmi poetessa o scrittrice, semplicemente colei che scrive nella forma, nei tempi e nei modi che di volta in volta corrispondono al suo sentire,  e agli argomenti che desidera trattare. Lascio agli altri, se necessario, il bene della definizione. A me basta che per chi legge, quello che scrivo, possa significare qualcosa. Questa è la mia massima aspirazione.”

Sei senz'altro la persona che, meglio di chiunque, può raccontarci di Piero Greci, poiché con lui hai realizzato progetti importanti, che hanno segnato nel profondo la cultura aretina e non soltanto essa. Che ricordo hai di Piero Greci e qual è, a tuo parere, l'eredità maggiore che questo grande intellettuale ci ha lasciato?

“La lunga amicizia con Pier Francesco Greci ha segnato significativamente il mio modo di guardare le cose, le persone, il mondo. Sagace, irriverente, scomodo, curiosamente Piero è stato per me un libro aperto da consultare, incontrato al momento giusto, che mi ha dato la possibilità di costruire ancora di più, e in maniera pratica, viva e continua, quell'indagare, quel sentire, quel fare, quel dubitare e ricercare che chiamiamo cultura. Un libro da consultare, quindi, che mi rispondeva e a sua volta si modificava nella relazione di profonda amicizia che ci legava, improntata all'ascolto, al rispetto e all'allegria. E lo è ancora Piero quel libro perché il suo dire e il suo procedere in una visione della vita, semplice e complessa insieme, originale e per nulla ordinario, producono in me echi vasti e profondi. Sono sicura che questo avviene, forse inconsapevolmente, anche nella città e nel territorio che egli amò, indagò e seppe promuovere e valorizzare come pochi altri nel suo tempo, in numerosi ambiti dello scibile, artistico, storico, turistico, culturale ad ampio spettro. 

Ci auguriamo caldamente che un giorno si voglia prenderne finalmente atto e si voglia cercare di rendere onore alla sua memoria, onore che tornerebbe principalmente proprio a coloro che sapessero indagare su quanto lasciatoci da un uomo di simile spessore. La sua poliedrica e versatile personalità, ribadisco, ci ha consegnato una vasta eredità che, a mio parere, meriterebbe di essere seriamente indagata tramite studi approfonditi e ricerche appropriate. Perché conoscere e riconoscere Piero Greci farebbe onore soprattutto a una città e a un territorio che molto da lui hanno ricevuto e del cui passaggio c'è solo di che andare fieri.”

Puoi raccontarci dei tuoi recenti libri? Che temi trattano e quali sono le questioni che più ti stanno a cuore come scrittrice?

“I miei libri, come tutti, si raccontano da soli. Per quanto posso dire amo leggere e scrivere poesia, ma anche continuare le indagini sul territorio, sua storia e valenze, cominciate anni fa, e poi raccontarle a chi ha voglia di conoscerle e magari approfondirle. Non sono una storica, ma una narratrice che osserva, studia e cerca di restituire qualcosa dopo che vicende, personaggi, racconti orali, luoghi o ricordi hanno albergato e prodotto il loro cambiamento in me. Gli ultimi libri, IO CHE, Canto di Meo (seconda edizione), Prodigi e Misteri in Terra di Arezzo, Uomini e Terra, sono ognuno a modo suo libri di memorie, personali o della storia e dell'anima di un territorio, il nostro, che ha ancora molto da dire e da insegnare. Non si tratta di nostalgia, ma di proposte di revisione per la possibile ricostruzione di un mondo secondo certi valori da rivisitare e ricondurre ad un presente piuttosto complicato.”

Quali sono i tuoi progetti futuri come autrice ed intellettuale?

“I miei progetti sono procedere a indagare quanto vedo succedere, oggi o nel passato, e  capire come questo risuoni in me, lasciando pure che mi stupisca e mi modifichi. Poi se crederò di avere qualcosa da dire di certo lo dirò.”

Si parla di

La storia culturale di Arezzo attraverso le parole della scrittrice Fabrizia Fabbroni

ArezzoNotizie è in caricamento