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A cura di Lucrezia Lombardo

“La poesia anti-petrarchista contemporanea”. Parla Jonathan Rizzo

Abbiamo deciso d’intervistare l’autore per addentrarci meglio nella poetica irriverente di questo poeta ribelle, eppure romantico

Jonathan Rizzo è un giovane poeta di origini elbane, che ha poi scelto di perfezionare la propria formazione letteraria a Parigi, nel senso di una profonda affinità con lo stile di vita anticonformista francese. Più volte ha visitato Arezzo, città con cui intrattiene un rapporto complesso, definendosi “un anti-neopetrarchista”.

Abbiamo deciso d’intervistare l’autore per addentrarci meglio nella poetica irriverente di questo poeta ribelle, eppure romantico.

Come nasce la tua passione per la poesia? Si tratta infatti di una passione che ti ha portato a pubblicare sillogi e a condurre presentazioni e trasmissioni dedicate ai versi…

C'era una volta la passione naturale poetica. Poi il mondo reale del "villaggetto"  poetico nazionale ogni colore banalizza, e resta la noia della routine quotidiana. Solo allontanandomi da me stesso inciampo di nuovo e sempre più raramente in qualche cosa che valga la pena di essere scritto. Il resto è a malapena mestiere.

Che tendenze risconti nella poesia contemporanea, data la tua esperienza e l’interazione costante con poeti e scrittori?

Pessime! Vedo ventenni che scrivono come ottantenni esaltati da altri ottantenni che hanno imparato a vent'anni 60 anni fa a scrivere da ottantenni dai loro Maestri ottantenni. In poche parole tutto vecchio vecchio vecchio, a parte rari rarissimi casi.

Oltre che un autore, sei un conduttore e un organizzatore di eventi culturali: come valuti, dunque, lo stato culturale del nostro paese? 

Siamo a livello medievale. Divisi in feudi che si guardano in cagnesco, in gilde occupate solo a sgomitare per un posto al sole. Come anarchico provo malinconia per il razzismo culturale di questo paese snob(in senso latino, senza nobiltà).

Quale pensi che sia il ruolo della poesia nella società consumistica odierna, sempre che un ruolo per essa debba esserci?

Non ha alcun ruolo, non esiste nella realtà emersa nazionale. Sopravvive sottosuperficie in ambienti carbonari autoreferenziali. La cosa peggiore è che un ruolo dovrebbe averlo eccome. Un ruolo prominente come forma di affermazione della bellezza intima, della forza, della rabbia, della delicatezza, della inquietudine incerta dell'animo umano. Una società che non dà valore a se stessa conosce solo il prezzo con cui si svende, e la cultura italiana coi suoi campioni la puoi trovare al mercatino delle pulci.

Puoi brevemente esporci i tuoi progetti futuri e i prossimi appuntamenti che dedicherai alla poesia?

Il circo continua il suo viaggio. A maggio curerò un ciclo d'incontri poetici a Firenze con autori da tutto il paese. A giugno uscirà il mio pamphlet contro la poesia contemporanea italiana dal titolo "Dichiarazioni di guerra" pe r le edizioni Progetto Cultura di Roma. A luglio verrà pubblicata la mia nuova raccolta poetica, "I Blues di Jonathan Rizzo, per senzatetto senza amori a cui impiccarsi. Capitolo duemilasedici" edizioni Ensemble di Roma. Ad agosto mi ritirerò un mese a Parigi a leggere e camminare. E il circo continuerà il suo viaggio.

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