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A cura di Lucrezia Lombardo

Giovanni Firpo racconta il Crowd Festival, l'evento che "a breve travolgerà le strade di Arezzo"

L’ideatore di questo imperdibile appuntamento culturale, Giovanni Firpo, ci racconta come nasce il progetto del Crowd

Uno degli eventi più appassionanti, che annualmente animano Arezzo, è il Corwd Festival, che racchiude una serie di appuntamenti culturali e teatrali, dislocati nei luoghi più caratteristici della città. Il Crowd nasce dal basso ed è frutto del lavoro di un gruppo di giovani e giovanissimi che, in nome del loro amore per il teatro e per l’arte, hanno saputo dare vita ad un festival originale, performativo e capace di coinvolgere direttamente il pubblico. L’ideatore di questo imperdibile appuntamento culturale, Giovanni Firpo, ci racconta come nasce il progetto del Crowd.

Raccontaci di te, del tuo amore per il teatro, della tua formazione che ti ha portato a lavorare, anche all'estero, come regista, collaborando con personalità di prestigio.

“Il mio amore per il teatro nasce casualmente, un inciampo. Sono sempre stato stregato dai linguaggi come veicoli di trasmissione di informazioni e di emozioni. Sono affascinato dalle lingue (ne parlo 5) dalla musica e dai rituali di tradizione di storie. Pensavo di aver trovato una strada studiando Antropologia all'Università di Bologna, ma quando ho scoperto il teatro ho visto tutti questi tasselli trovare il loro posto nella condivisione magica che si crea tra un attore e uno spettatore. Una lingua che parla universalmente per vibrazioni che ho avuto la fortuna di apprendere stando a contatto con due grandi maestri: Lorenzo Salveti che è stato il direttore, durante il mio triennio in Regia, dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, dove si impara il mestiere ascoltando le storie e le imprese dei grandi allievi che hanno calcato le sue aule (Vittorio Gassman, Carmelo Bene, Anna Magnani, Monica Vitti, Luca Ronconi, Gabriele Lavia tra i più importanti) e Robert Wilson, l'architetto e regista texano conosciuto in tutto il mondo come artista visionario, con cui ho avuto modo di collaborare in tante vesti tra i palchi più importanti del mondo come performer, assistente e co-regista, trovandomi a contatto con artisti internazionali come Marina Abramovic, Philip Glass, Tom Waits, Michail Barishnikov, Willem Dafoe.

Dopo 10 anni in questo mondo mi ritengo fortunato per le tante esperienze che ho avuto modo di intraprendere e, anche se il mio amore per il teatro è immutato, cerco di allargare il mio orizzonte contaminandolo e mettendolo a confronto con i mezzi simili e complementari di tutte le discipline artistiche. E' uno sguardo che ritengo fondamentale per il futuro dell'arte e che ha portato alla nascita dell'Arezzo Crowd Festival, un contenitore in cui le nuove generazioni di pubblico e di artisti contribuiscono a creare una rassegna che parli ad un pubblico più ampio di quello che potrebbe essere contenuto in un solo teatro”.

Come ha avuto origine l'idea di creare un Festival del teatro giovane? Perché proprio ad Arezzo e qual è stata la risposta della città?

“Come dicevo, l'idea dell'Arezzo Crowd Festival nasce dall'esigenza di allargare lo sguardo. Un'esigenza che nel mondo dei social e della comunicazione istantanea ha bisogno di centinaia di occhi per abbracciare il contesto e la contemporaneità in costante mutamento. Per questo è stato naturale ideare un progetto che prevedesse un percorso di progettazione partecipata e di coinvolgimento delle nuove generazioni nell'organizzazione, nella produzione e nella comunicazione della rassegna. Siamo partiti da Arezzo perché abbiamo spostato qui nel 2018 la nostra sede e dall'ascolto del territorio attraverso la nostra posizione privilegiata di osservatori informali: le esigenze primarie dei giovani non riguardano la fruizione di eventi culturali, ma il bisogno di socialità, di aggregazione, di essere ascoltati sulle loro esigenze, ma soprattutto sui loro gusti. La figura del direttore artistico unico che sceglie per un pubblico che si fida si sposa male con la crescente pluralità dei gusti e con la velocità con cui nascono nuove tendenze. Per questo cerchiamo sempre di coinvolgere tutti gli strati della città per modellare una rassegna che sia cucita addosso al presente e al luogo a cui appartiene. E' un processo che richiede pazienza e un grande sforzo, ma questo è il segreto del successo: il lavoro duro e la costanza sono sempre ripagati”.

Come sei riuscito ad aggregare tanti giovani, creando una manifestazione di qualità davvero elevata?

“Il nostro modus operandi parte dalla solidità professionale e dall'esperienza dei soci di Officine Montecristo. Siamo in gran parte giovani con esperienze di lavoro a livello internazionale. Abbiamo creato un punto di ascolto delle esigenze dei giovani dandogli spazio all'interno di un Comitato Artistico U35 che conta, per ogni edizione, una media di 50/60 ragazze e ragazzi del territorio e non solo. Partiamo da questo: "di cosa avete bisogno, cosa vi piacerebbe vedere, cosa vi piacerebbe imparare". Poi ci mettiamo a loro disposizione per un anno per aiutarli a realizzare le loro idee e organizzare insieme degli eventi che li rappresentano, sia procurando le risorse necessarie che fornendo loro strumenti professionali e percorsi di formazione gratuita su organizzazione di eventi dal vivo o, per esempio, su come fare promozione attraverso i social, strumenti che potranno spendere nel mondo lavorativo e che hanno la possibilità di sperimentare durante la costruzione del Festival in un ambiente protetto e avvalendosi dei consigli dei più esperti. Da una parte l'esperienza permette di mantenere alto il livello artistico, dall'altra la partecipazione allargata alla progettazione fa sì che tutti i partecipanti sentano che Crowd anche cosa loro”.

Dacci qualche breve anticipazione del prossimo Crowd Festival: quali saranno gli eventi principali? Quali gli ospiti?

“Abbiamo un programma ricco durante tutta l'estate di aperitivi letterari "Aspettando il Crowd" con giovani autori del territorio (ogni due mercoledì fino al 1o settembre), un prefestival il 4-5 settembre dove ospiteremo la storica compagnia Sosta Palmizi, con cui collaboriamo già dalla scorsa edizione, e gli influencer Damiano e Margherita Tercon e il festival vero e proprio dall'8 al 12 settembre, in cui ci saranno oltre 30 eventi musicali, di performance e di arti visive con concerti e mostre, oltre allo Young Theatre Festival, un concorso per compagnie u35 che saranno giudicate da una giuria internazionale di primissimo livello e il meeting Risonanze Network - per la tutela del teatro under 30 che riempira la città di giovani operatori artistici da tutta Italia”.

Quali sono i progetti futuri che come Officine Montecristo portate avanti e quali quelli del Crowd? 

“Fai bene a fare questa distinzione, perché anche se l'Arezzo Crowd Festival è uno dei progetti di Officine Montecristo, ha ormai acquisito vita propria ed è diventato il festival della città. Ad ogni modo, proseguiremo con Officine Montecristo l'attività di produzione di spettacoli che ci ha portato quest'anno a partecipare anche alla selezione della Biennale di Venezia - College Teatro, mentre con il Crowd continueremo la duplice opera di crescita allargando le collaborazioni sul territorio e ampliando la rete di contatti a livello nazionale per offrire più eventi anche durante l'anno e far crescere l'offerta culturale dedicata alla città e ai giovani”.

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