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A cura di Lucrezia Lombardo

Il Dante di Alessandro Perrella. Un viaggio alla scoperta di noi stessi

Con forza altrettanto dirompente, Perrella ha realizzato anche il film “Inferno 1911”, opera nella quale il regista ha voluto approfondire ulteriormente i temi centrali della poetica dantesca

Il maestro Alessandro Perrella è una persona di rara umiltà e, nonostante i tanti successi e lo spessore culturale che lo caratterizza, ha conservato una genuinità oggi introvabile nel mondo dello spettacolo. Autore di una moltitudine di film, Perrella si è di recente dedicato a Dante, forse il maggior poeta di tutti i tempi ed il primo ad aver pensato all’Italia unita, precedendo di secoli il Risorgimento ed i suoi moti.

Grazie all’invito ricevuto dalla Fondazione Guido d’Arezzo, e grazie al lavoro del suo Direttore, Lorenzo Cinatti, e dei suoi preziosi collaboratori, ho potuto approfondire con il maestro Perrella alcuni aspetti interessanti dei suoi nuovi lavori, il film “Inferno 1911” ed il corto “Dante sulla bocca di tutti”, che verrano proiettati, in anteprima nazionale, il 10 ottobre p.v., alle ore 18.00, presso il Teatro Petrarca di Arezzo. L’evento, che sarà realizzato dal Lions Club Arezzo in collaborazione con la Fondazione Guido d'Arezzo, consentirà al pubblico di approcciarsi all’opera dantesca a partire da un punto di vista nuovo, che attualizza i contenuti delle tre Cantiche e ne evidenzia la visionarietà. 

Il corto “Dante sulla bocca di tutti” racconta infatti la Divina Commedia per immagini. Gli oli su cartone, della pittrice Anna Bartolini, illustrano alcune tappe cruciali delle Cantiche, accompagnati da una narrazione sublime, che presenta il volto inatteso del poeta fiorentino. Il corto, oltre ad illustrare il viaggio dantesco attraverso i tre regni -Inferno, Purgatorio e Paradiso-, è una narrazione poetica dell’esperienza mistica del sommo scrittore fiorentino. Costui, nell’opera di Perrella, diviene l’emblema dell’uomo nuovo, del soggetto moderno che intende esplorare il mondo e la natura, decifrandone le intime strutture senza più sottomettersi passivamente ai dogmi. Dante -come ce lo racconta Perrella- è l’antesignano della “rivoluzione copernicana” che ha portano, nel XVII secolo, all’avvento della scienza e perciò di un metodo in grado di ricondurre l’esperienza sensibile al centro della conoscenza, superando così il dualismo “spirito”/“materia”. Ma il Dante per immagini che il regista ci racconta nel suo corto, è anche un fine conoscitore di una tradizione sapienziale antichissima, nella quale la filosofia antica (da Aristotele, a Platone, passando per l’Epicureismo e lo Stoicismo) si unisce alla mistica araba, agli scritti di Averroè e Avicenna, ed ai testi dei dottori della Chiesa e dei profeti cristiani. “Dante nella bocca di tutti” è perciò un’avventura anticonvenzionale verso la conoscenza di se stessi ed il protagonista è l’uomo contemporaneo, un soggetto spesso incapace di vivere l’amore in maniera costruttiva -come la vicenda di Paolo e Francesca testimonia- e preda di ambizioni politiche sfrenate, tali da generare odio reciproco, pur di ottenere una posizione di potere. Del resto, l’agone per il potere e la competizione ad esso correlata, hanno colpito anche Dante, che d’intrighi, ingiurie ed invidie fu vittima, tanto da dover subire l’esilio. Perrella ci racconta, così, il sommo poeta, affiancandolo all’uomo dei nostri giorni, di cui sono poste in evidenza la curiosità -tipica di Odisseo- e le contraddizioni. Propio queste ultime costituiscono, forse, la chiave di lettura più azzeccata della Divina Commedia, un’opera labirintica, il cui significato non si esaurisce in giudizi serrati e definitivi, ma capace di mettere in luce la complessità dell’uomo nuovo, del suo sentire e della realtà socio-politica che questi ha,  via via, costruito. Il cortometraggio “Dante sulla bocca di tutti” si conclude con l’approdo del poeta in Paradiso (regno di luce e simbolo, in fondo, della conoscenza di sé): è qui che la verità delle cose si mostra e che tutto si fa chiaro. L’amore, che muove il cielo e le stelle, altro non sarebbe che il sommo bene,  un bene che ogni uomo è chiamato a ricercare, anzitutto, dentro se stesso. A propria volta, tale bene altro non sarebbe che la capacità di liberarsi definitivamente dal senso di colpa (sentimento psicanalitico modernissimo), poiché il senso di colpa appartiene ai vinti ed ai rassegnati ed il compito di ciascuno è, in primis, proprio quello di sforzarsi per non soggiacere ad una simile condizione. Con forza altrettanto dirompente, Perrella ha realizzato anche il film “Inferno 1911”, opera nella quale il regista ha voluto approfondire ulteriormente i temi centrali della poetica dantesca. “Inferno 1911” è infatti un progetto complesso, che ha visto all’opera, oltre al regista, il compositore Francesco Corrias (autore delle melodie che accompagnano il film) e Gianna Ghiori (esecutrice delle composizioni e direttrice del Coro Voceincanto). Nel film, della durata di 66 minuti e realizzato da Mario Bertolini nel 1911, alle immagini originali restaurate, Perrella ha affiancato melodie capaci di dare voce al primo grande capolavoro del cinema mondiale muto. Il film, tipicamente didascalico, mette in scena l’Inferno dantesco e lo fa attraverso “un racconto” meramente visivo ed ancora privo di una narrazione articolata e sentimentale. L’opera è dunque una descrizione muta e fedelissima della Cantica dantesca e, poiché l’Inferno è fatto di uomini, Perrella e gli altri esecutori del progetto hanno deciso che le melodie d’accompagnamento delle immagini dovessero essere fatte di voci umane, in modo tale che le voci stesse divenissero melodie. Grazie al progetto “Inferno 1911” realizzato da Perrella, il prossimo 10 ottobre, presso il Teatro Petrarca di Arezzo sarà così possibile assistere, in anteprima nazionale, alla riedizione originalissima di uno dei massimi capolavori del cinema mondiale. Dante, del resto, con la sua poesia e la sua vicenda tormentata, parla ad ogni uomo, di qualsiasi tempo e cultura, ed il valore dei suoi versi rimane universale. Forse, è proprio questo gioco di specchi, che la Divina commedia innesca in chi vi s’imbatte, che riesce a generare un amore eterno per l’Inferno, per il Purgatorio e per il Paradiso danteschi. Questi tre regni, a ben guardare, altro non sono che tre condizioni esistenziali alternative, tre stadi evolutivi e sociali che si succedono ciclicamente e  che alludono al bisogno, tipico dell’uomo nuovo, di costruire, autonomamente, un senso da attribuire a questa vita. Nessuno, al pari di Dante, è stato capace di raccontare, con altrettanta maestosità e lucida consapevolezza, la storia della civiltà umana ed i suoi travagli.

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