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A cura di Claudia Failli

Valdarnese di nascita, aretina di adozione. Divoratrice seriale di album dei Pearl Jam, lettrice compulsiva di Dylan Dog. Negli anni ho sviluppato una dipendenza per Arezzo e le sue tante sfaccettature, contraddizioni e meraviglie. Il mondo lo guardo da un oblò ma non mi annoio nemmeno un po'.

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L'opera rock di Omar Pedrini al chiar di luna in piazza Grande: "Arezzo, terra che mi guarisce"

Il rocker bresciano, nonché leader dei Timoria, sarà il protagonista di una notte unica in occasione del Raro Festival

La sua sarà un'opera rock vera. Una notte di musica certo, ma anche un viaggio attraverso i luoghi e il tempo. In occasione dell'edizione del Raro Festival, lunedì 22 luglio Omar Pedrini racconterà, di nuovo, la storia di Joe e di quel "Viaggio senza vento" che dal 1993, una generazione dopo l'altra continua inevitabilmente a percorrere.

È in piazza Grande che il rocker bresciano arriverà per proporre agli spettatori una serata unica nel suo genere. "Quella di Arezzo - spiega - sarà per noi una data zero, dove metteremo in scena situazioni inedite che abbiamo voluto riservare per questa occasione".

Ma partiamo dal principio.

Omar Pedrini inizia la sua carriera da professionista con i Timoria. La band, nata sul finire degli anni '80 (1986), può essere considerata a pieno titolo una delle madri del "rock made in Italy" dove il groove inglese viene rimpiazzato alla perfezione da profondi testi in italiano. 
"Sono uno dei pochi fortunati usciti vivi dai ‘90, un po' acciaccato certo, ma sono vivo - racconta Pedrini - negli anni in cui abbiamo iniziato a suonare le case discografiche ci ripetevano in continuazione che il nostro lavoro era bello, ben fatto, i testi erano buoni la musica pure ma, per sfondare davvero, avremmo dovuto cantare in inglese".
Dunque, all'epoca, la prerogativa per imporsi al grande pubblico era proprio la lingua. O forse no. Poco meno di dieci anni dopo l'esordio, i Timoria uscirono con "Viaggio Senza Vento". Era il 1993 e l'esplosione del grunge imponeva uno stile dove c'era molto più che anfibi e camice di flanella. C'era la sofferenza, l'alienazione, quel disagio esistenziale post adolescenziale che ogni essere umano affronta e con il quale si trova costretto a fare i conti. La voglia di fuggire, di ribellarsi. La musica di quel momento raccontava tutto questo. Un mix di rabbia, senso di rivalsa e disperazione. Il tutto sparato a un volume inedito attraverso microfoni e casse. I Timoria, con il loro album, si inserirono in questo contesto riuscendo a incarnare quell'essenza pur rimanendo fedeli alla linea, alle origini, alla lingua. "Fu un successo incredibile - racconta ancora Omar - con la nostra musica e la scelta di proporre testi in italiano riuscimmo a conquistare non solo il pubblico ma anche i consensi che cercavamo. Arrivò il successo, il disco d'oro e in qualche modo vincemmo la nostra battaglia".

Quell'album oggi ha compiuto 25 anni e, dallo scorso febbraio, è anche il motivo che continua a riempire l'agenda del musicista che, data dopo data, torna sui palchi di tutta Italia con le canzoni scritte un quarto di secolo fa con il tour "Timoria - Viaggio Senza Vento". "È un concept album - spiega - venne definito così all'epoca quando uscì. Racconta la storia di Joe, un 20enne che percorre un viaggio verso oriente dove affronta situazioni ed emozioni per poi tornare come guerriero. Quando in occasione del venticinquennale ho pensato di riproporlo dal vivo non avevo idea che avrebbe riscosso tanto successo. Le date del tour continuano ad aumentare e l'ultima che ho segnato è per ottobre. Otto mesi di concerti. Recentemente mi è stato fatto notare che la forza di questo lavoro è concentrata all'interno dei temi che affronta. L'emarginazione e quella sorta di pellegrinaggio alla ricerca di sé stessi. Sono cose che non cambiano. Esistevano quando abbiamo scritto questa musica ed esistono oggi". 

Per la data zero di Arezzo, così l'ha definita Omar, "abbiamo deciso che la voce narrante che condurrà gli spettatori alla scoperta delle canzoni sarà quella dell'attore Giampiero Judica. Dal vivo, solo per questa volta, accompagnerà e il racconto musicale. Inoltre, visto che il Raro Festival è soprattutto lirica, abbiamo deciso di omaggiare Maria Callas proiettando un suo video e cercando di musicarlo a modo nostro. La Callas viveva sul lago di Garda e anche io sono di quelle zone. Da piccolo vivevo il mito di questa donna straordinaria ascoltando non solo le sue arie ma anche, attraverso le voci di paese che raccontavano di avvistamenti della "divina" in giro per quella o quell'altra zona. Mio padre è sempre stato un appassionato di classica e lirica e condivideva questo suo amore con noi. Così abbiamo scelto di renderle omaggio pubblicamente in questa occasione che ci è parsa la più consona. Speriamo bene, sono emozionatissimo". 

Arezzo si prepara dunque a vivere un'opera in quattro atti nella quale le arie leggiadre e potenti della lirica lasceranno spazio a un altro genere di messa in scena durante la quale Omar racconterà la vita e i tormenti del giovane Joe. "Di fatto Viaggio Senza Vento è un'opera. Il fatto di raccontare una storia rende l'album molto simile come impostazione al genere lirico".

Diciannove album, 188 canzoni pubblicati, oltre 1450 concerti sulle spalle e tre vite vissute. Omar Pedrini, capitano della nave di questo viaggio, è pronto per affrontare Arezzo dove, da qualche tempo, ha costruito un suo rifugio. "Vengo spesso in Toscana - spiega - In un angolo di terra, tra Cetona e Chiusi, ho una piccola tenuta dove produco l'olio e il vino di Omar. È un luogo che acquistò negli anni '70 mio padre. Nel tempo sono riuscito a restaurarlo. Spesso trovo rifugio proprio qui. Il mio fuoco, la mia bruschetta, il mio olio. Cosa voglio di più? Qui sto bene e, se sono malato, guarisco. È una terra che amo molto perché c'è un forte senso di pace e di contatto diretto con la natura. Un amore così autentico, quello che usate voi toscani, che rigenera. Per questa ragione, lunedì sera, inviterò un sacco di miei amici contadini".

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