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Giovedì, 25 Aprile 2024
Arezzo da amare

Arezzo da amare

A cura di Marco Botti

Il monumento all’eccidio di Badicroce: un luogo della memoria dal grande significato

Il monumento è completato dalla targa con i nomi e i cognomi delle vittime e dalla targa con gli autori della scultura e la loro dedica ai caduti

La Valcerfone è un territorio ricco di bellezze artistiche e ambientali sempre più riscoperte da aretini e turisti amanti della natura e della tranquillità. Accanto a questi tesori, però, esistono anche luoghi di riflessione che rimandano alla tragedia delle guerre e al dolore che esse causano ai civili inermi.

Tra il mese di giugno e i primi giorni di luglio 1944, con Arezzo ormai vicina alla liberazione dal giogo nazifascista e le truppe tedesche in ritirata, che risalivano lentamente lo stivale incalzate dagli Alleati e dalle bande partigiane, anche la stretta valle a est di Arezzo fu teatro di rappresaglie ed efferate stragi. Uno degli eccidi è commemorato da un’opera scultorea nel cosiddetto Pian d’Usciano, a metà strada tra le località di Palazzo del Pero e Badicroce.

Per raggiungere il sito bisogna svoltare al bivio nel centro di Palazzo del Pero e percorrere la via che mette in collegamento la frazione con Castiglion Fiorentino attraverso il valico della Foce, affiancata nel suo percorso dal torrente Chimento. Dopo circa un chilometro e mezzo, noteremo sulla destra l’area verde ai margini della strada che ospita il Monumento ai Caduti di Badicroce, a ricordo delle 17 vittime trucidate all’interno di una grande tenuta agricola a cui si accede proseguendo per un altro chilometro e mezzo oltre la zona monumentale.

I soldati del Grenadier Regiment-274, dipendenti dalla 94° Divisione di fanteria tedesca, arrivarono a Badicroce a metà giugno del 1944. Alcuni spari nelle vicine colline convinsero i nazisti che la zona era un ricettacolo di partigiani protetti dalla popolazione civile e la morte di un soldato fece scattare la rappresaglia. Il 30 giugno il piccolo abitato e le case sparse abitate da contadini e boscaioli vennero messe a ferro e fuoco con l’ausilio di carri armati.

Il 1 luglio la Fattoria di Badicroce fu occupata da circa 150 militari che ne fecero la base operativa per i crimini dei giorni a seguire. La colonica detta “Aia vecchia” all’interno della tenuta e le sue stalle divennero un centro di raccolta e detenzione per abitanti e sfollati, presi in ostaggio durante le azioni che portarono a rastrellamenti di civili, stupri, razzie di animali da allevamento, incendi e distruzioni di casolari.  

Il 3 luglio 1944 è ricordato come l’inizio del massacro. Le prime vittime furono tre uomini arrestati a Palazzo del Pero e condotti a Badicroce per essere trucidati. Fino al 9 luglio caddero sotto i colpi nazisti 17 persone, un elenco straziante che comprendeva quindici uomini – sei anziani, sette adulti e due bambini – e due donne adulte.

L’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia allunga i tempi delle uccisioni al 10 luglio.

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale calò un inaccettabile sipario sulla tragedia. Il fascicolo sui crimini tedeschi a Badicroce fu uno dei tanti rimasti celati per decenni nel famigerato “Armadio della Vergogna” custodito all’interno della Consiglio della Magistratura Militare presso la Corte Suprema di Cassazione di Roma, rinvenuto nel 1994. Con la sua riapertura si tornò anche a ricostruire questa vicenda e a sensibilizzare i cittadini su un momento drammatico colpevolmente occultato.

Nell’anno scolastico 2009/10 la Circoscrizione 6 del Comune di Arezzo invitò il Polo Artistico “Piero della Francesca” di Arezzo a progettare un monumento a ricordo delle vittime. Fu così che sotto l’egida del professor Carlo De Matteis vennero coinvolte dodici studentesse della classe 3B indirizzo Moda e Costume teatrale, che plasmarono a scuola la scultura in creta. La fusione in bronzo avvenne invece nel laboratorio artistico Acquaviola del noto scultore anghiarese Gianfranco Giorni. Nel frattempo la classe 5D indirizzo Liceo biologico, guidata dalla professoressa Sonia Cicchitelli, si occupò della ricerca e della ricostruzione dei fatti del 1944, attingendo alle fonti documentarie e alle memorie di alcuni testimoni di quei tragici fatti ancora in vita, da cui nacque una piccola pubblicazione inserita nella collana De Artibus dell’istituto scolastico aretino.

La bella e drammatica opera fu inaugurata il 26 marzo 2011. Il monumento è formato da una base in pietra su due livelli, dove poggia il gruppo scultoreo formato da tre persone: un uomo e una donna a terra, con una adolescente in piedi che cerca di rialzare uno dei due corpi. Una rappresentazione della tragedia in corso ma anche della forza di ripartire. Sotto la scultura una lastra bronzea riporta la frase “Ricordarli è tenerli in vita per sempre”.

Come sottolinea la professoressa Maria Laura Ghinassi nell’analisi del lavoro, “il basamento è un triangolo, tre sono le figure rappresentate in un perfetto equilibrio formale. Ciò dà sacralità all’opera, rendendo eterno l’umano”.

Il monumento è completato dalla targa con i nomi e i cognomi delle vittime e dalla targa con gli autori della scultura e la loro dedica ai caduti. Per la collocazione, considerato che i luoghi delle uccisioni sommarie avvennero in alcuni punti all’interno della tenuta agricola, ancora oggi proprietà privata recintata, fu individuata l’area pubblica ai piedi della cappella di servizio al nucleo abitativo di Pian d’Usciano, intitolata a Sant’Egidio, realizzata nel 1972 su progetto di Amodeo Barbarito Gaudenzio. Un luogo della memoria dal grande significato, che vale la pena di visitare durante le passeggiate in Valcerfone.

Il monumento all’eccidio di Badicroce

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Il monumento all’eccidio di Badicroce: un luogo della memoria dal grande significato

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