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Arezzo da amare

Arezzo da amare

A cura di Marco Botti

Il castello del borgo medievale di Rondine

Osservando oggi le rovine del castello, completamente avvolte dalla vegetazione, si intuisce l’impianto rettangolare con il poderoso torrione, in origine alto circa venti metri

Oggi il borgo medievale di Rondine, ai margini nord occidentali del territorio comunale di Arezzo, immerso nella Riserva Naturale di Ponte a Buriano e Penna, è conosciuto in tutto il mondo per la sua Cittadella della Pace, un’organizzazione che opera per la riduzione dei conflitti armati nel mondo attraverso progetti educativi e formativi.

Il suo Studentato Internazionale accoglie, in un contesto unico, i giovani provenienti da Paesi in guerra tra loro e li aiuta a conoscere i presunti nemici attraverso la convivenza quotidiana e il dialogo. Valori che in seguito i ragazzi porteranno nelle terre d’origine come ambasciatori di pace.

Il castello di Rondine in immagini (di Marco Botti)

Accanto al villaggio gradualmente recuperato a partire dal 1976, si ammirano i resti del Castello di Rondine, una delle più potenti roccaforti del medioevo aretino, posta su un enorme scoglio nella riva destra dell’Arno. Il luogo si raggiunge percorrendo la via Setteponti. A metà strada tra Ponte a Buriano e Castiglion Fibocchi, una deviazione conduce dopo circa un chilometro e mezzo ai resti del maniero, la cui costruzione risale probabilmente agli inizi del XII secolo. La sua posizione era strategica, perché controllava sia un tratto del fiume, sia l’importante strada che fin dall’antichità metteva in collegamento Arezzo con Fiesole e dal I secolo a.C. anche con la nuova colonia romana di Firenze.

Della presenza di un fortilizio si apprende già da un rogito del 1136 secondo il quale alcuni beni, posti nel castello appartenente alla consorteria Carpineto - Sassello, vennero ceduti alla Badia di Santa Trinita in Alpe.

Come scrive Simone De Fraja, che alle fortificazioni rondinensi ha dedicato fondamentali contributi, nel 1215 Rondine passò al Comune di Arezzo ma i Bostoli, potente famiglia guelfa, ne prese possesso con la forza, per restituirlo l’anno dopo assieme al borgo in cambio del perdono per l’azione militare.

Nel 1251 gli stessi Bostoli occuparono di nuovo la rocca, dopo essere stati esiliati assieme al resto della fazione guelfa dalla città. Nel 1287 fu ancora invasa dai guelfi fuoriusciti da Arezzo, che fecero del luogo un loro caposaldo.

Nel 1289, dopo la vittoriosa Battaglia di Campaldino, i fiorentini avanzarono in territorio aretino e conquistarono il Castello di Rondine, che rimase sotto la loro egida fino al 1323. Nel luglio di quell’anno il vescovo e signore di Arezzo Guido Tarlati riuscì a espugnarlo dopo mesi di assedio, in cui gli accerchiati sperarono invano in un intervento di Firenze. Gli aretini si avvalsero di quattro macchine da guerra per attaccare il maniero. Tre forse erano torri lignee, una quarta, sulla sponda opposta del fiume, poteva essere anche una catapulta o un’altra macchina da lancio.

Dopo la presa i Tarlati non distrussero il fortilizio ma lo fecero rinforzare e a quel periodo risale la possente torre del cassero parzialmente diruta. Del lungo assedio parlarono le cronache dell’epoca, come ad esempio la “Nuova Cronica” di Giovanni Villani e gli “Annales Arretinorum Maiores”. La conquista di Rondine è rappresentata anche in una formella del “Cenotafio di Guido Tarlati” nel duomo di Arezzo, realizzato intorno al 1330 dai senesi Agostino di Giovanni e Agnolo di Ventura, che mostra la cerchia muraria e la cima della torre merlate.

Il 3 novembre 1335 Guido di Biordo Ubertini, con un blitz notturno, occupò il castello, ma il giorno dopo Pier Saccone Tarlati lo riprese spostando da Foiano una guarnigione di trecento soldati e utilizzando macchine militari come le baliste, che scagliavano dardi da lunga distanza con precisione. Con la provvisoria cessione di Arezzo a Firenze del 1337 i Tarlati si garantirono la sovranità su alcuni manieri, compreso quello di Rondine, ma nel 1340 dovettero rinunciarvi. La roccaforte tornò aretina nel 1343 e ci rimase fino al 1385, quando passò definitivamente sotto Firenze.

Nel 1502 il condottiero Vitellozzo Vitelli fece del castello un punto di appoggio per le sue incursioni a sostegno della ribellione di Arezzo alla Repubblica Fiorentina. Nello stesso periodo Rondine venne documentato nella “Mappa della Valdichiana” di Leonardo da Vinci, realizzata intorno al 1503 nelle vesti di cartografo al soldo di Cesare Borgia.

Dal XVII secolo il sito perse a poco a poco di importanza. Le possenti mura divennero una cava di materiali per costruire nuove abitazioni del borgo, abitate fino agli anni Sessanta del secolo scorso da generazioni di contadini.

Sopravvisse agli eventi la chiesa dei santi Pietro e Paolo, documentata dagli anni Novanta del XII secolo sotto il patronato dei monaci benedettini di Santa Trinita in Alpe. Nella visita pastorale del 1424 di Francesco da Montepulciano la “ecclesia sanctorum Petri et Pauli de castro Rondinis” è ben tenuta. In quella del 1516 di Girolamo Sansoni si dice che le pareti e il tetto sono in buono stato, ma il pavimento è in cattive condizioni. La chiesa attuale è figlia di un rifacimento settecentesco ma fu restaurata dopo una scossa di terremoto del 29 giugno 1919. Il campanile risale agli anni Venti e fu realizzato dopo l’abbattimento di quello precario precedente, come ricorda Angelo Tafi.

Osservando oggi le rovine del castello, completamente avvolte dalla vegetazione, si intuisce l’impianto rettangolare con il poderoso torrione, in origine alto circa venti metri. All’esterno del cassero, a cui si accedeva da due porte, una robusta cortina quasi del tutto scomparsa cingeva il colle e gran parte del borgo. L’entrata principale era a nord-est, mentre una postierla, quindi una uscita secondaria, era volta in direzione dell’Arno.

Nelle parti rimaste del cassero si notano ancora finestre e feritoie che lasciano solo intuire il glorioso passato.

Dopo un parziale crollo del 2005 e la relativa messa in sicurezza da parte della famiglia De Bacci, proprietaria dal XVIII secolo, il Castello di Rondine continua a essere una presenza affascinante per tutte le persone che frequentano la Cittadella della Pace. La speranza è che un giorno non troppo lontano si trovino le risorse per valorizzare i suoi resti e renderli fruibili, prima che il tempo e le stagioni si portino via quello che è rimasto.     

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