rotate-mobile
Arezzo da amare

Arezzo da amare

A cura di Marco Botti

I tre crocifissi policromi medievali del Pionta

I tre crocifissi del MuDAS sono opere di straordinario valore. Essi dimostrerebbero anche l’esistenza ad Arezzo di un’importante scuola di intaglio del legno nei secoli XII e XIII

Andare per musei ad Arezzo vuol dire entrare in alcuni scrigni preziosi dove le sorprese sono all’ordine del giorno. Uno di questi, ad esempio, si trova in cima alla collina di San Pietro, proprio di fronte alla facciata della Cattedrale dei SS. Pietro e Donato. Al piano terra del Palazzo Vescovile, infatti, ha sede il MuDAS, acronimo di Museo Diocesano di Arte Sacra.

L’imponente edificio che vediamo oggi, frutto di continui rimaneggiamenti nei secoli, fu voluto dal vescovo Guglielmino degli Ubertini, che qui si trasferì nel 1256 dalla sede di via Seteria.

Dal 2011 una parte degli ambienti è appannaggio del MuDAS, nato ufficialmente nel 1963 sfruttando alcune stanze limitrofe alla sagrestia della cattedrale. Dopo la chiusura degli anni Settanta per attuare una sistemazione più organica e un ampliamento, la collezione fu riaperta al pubblico nel 1985 con l’allestimento curato da Anna Maria Maetzke.

Il museo accolse le opere raccolte per l’esposizione che si tenne ad Arezzo nel 1950 dal titolo “Mostra d’arte sacra della Diocesi e della Provincia dal sec. XI al XVIII”, a cui si aggiunsero altre testimonianze provenienti da chiese scomparse o vendute a privati, da sedi di compagnie e istituzioni religiose soppresse e in generale da tutti quei luoghi della diocesi aretina dove non era più garantita la sicurezza, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio di arte sacra.

Con il trasferimento del 2011 nel Vescovado il museo venne strutturato in cinque sale sotto la direzione della storica dell’arte e restauratrice Daniela Galoppi, il cui allestimento fu curato dall’architetto Gianclaudio Papasogli Tacca, coadiuvato dall’interior design Luisa Danesi Gori, con il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

La prima sala del MuDAS, quella che interessa a noi questa volta, accoglie tre capolavori di scultura medievale, gli stupendi crocifissi lignei policromi che vanno dagli anni Settanta del XII secolo ai primi due decenni di quello seguente, provenienti dalla scomparsa cittadella vescovile del colle del Pionta. Nella stessa sala si può ammirare la tela di un artista attivo nella parte finale del Cinquecento, con una rara immagine degli edifici di culto più importanti della collina, forse proprio quelli che ospitavano in origine le tre opere intagliate. L’area del cosiddetto Duomo Vecchio fu rasa al suolo per volere del granduca Cosimo I dei Medici tra il 1561 e il 1563 ma già da tempo le sculture erano state spostate nel nuovo duomo, iniziato nella seconda metà del XIII secolo sul colle di San Pietro.

I tre crocifissi del MuDAS sono opere di straordinario valore. Essi dimostrerebbero anche l’esistenza ad Arezzo di un’importante scuola di intaglio del legno nei secoli XII e XIII. Furono realizzati a distanza di circa vent’anni l’uno dall’altro da artisti diversi ma che si guardavano, facevano parte della stessa temperie culturale, subivano le influenze stilistiche del nord Italia e forse anche d’oltralpe. Siamo in una fase importante per la storia dell’arte, quella di trapasso tra la figura del “Christus triumphans” con gli occhi spalancati che non soffre e rappresenta il trionfo sulla morte, e il “Christus patiens”, cioè sofferente e con la testa flessa verso la spalla destra, iconografia che nel periodo di realizzazione delle sculture stava soppiantando gradualmente la prima.

I crocifissi del Pionta: la gallery

Quando si iniziò a parlare dei crocifissi da un punto di vista critico, nella seconda metà dell’Ottocento, essi erano quasi illeggibili a causa delle varie ridipinture e aggiunte di stucchi ed elementi posticci che li avevano alterati. Grazie ai restauri finanziati dalla Soprintendenza di Arezzo e condotti tra i primi anni Settanta e i primi anni Ottanta dei secolo scorso dalla restauratrice Barbara Schleicher, fu possibile studiarli al meglio, anche perché, cosa rara, si era salvata buona parte della policromia originale negli ampi perizomi a pieghe dritte, trattenuti in vita da raffinati cordoni annodati.

Il crocifisso più antico e prezioso misura 195x147 cm. Venne realizzato tra il 1170 e il 1180 da un notevole artista, secondo la Maetzke di area settentrionale. I piccoli chiodi ancora presenti sulla superficie, con tracce di metallo, dimostrano che in origine l’opera era rivestita con una lamina di rame dorato. Il restauro dei primi anni Settanta permise di ritrovare anche la policromia nelle pieghe del perizoma e la data 1263 sotto il suppedaneo per i piedi, che rimanda alla fase in cui la lamina fu tolta e il legno venne dipinto da Margarito d’Arezzo, il principale artista aretino del periodo.

Il secondo crocifisso, il più piccolo dei tre, misura 147x130 cm ed è stato collocato a livello temporale tra la fine del XII secolo e i primissimi anni del secolo successivo. Durante il suo restauro si comprese che sotto ai pesanti stucchi posticci si era salvata quasi completamente la bellissima policromia del perizoma, con vari cerchi collegati e occupati da una ampia varietà di animali. Nell’indumento è presente anche la scritta tratta dall’Apocalisse “Rex regum et Dominus dominantium”, ovvero “Re dei re e Signore dei signori”.

La stessa dicitura si trova pure nel terzo crocifisso, che misura 180x154 cm e risale a un periodo compreso tra il 1210 e il 1220. Anche in questo caso, sotto i rimaneggiamenti, la restauratrice trovò la policromia originale del perizoma in uno stato conservativo stupefacente, che mostrava la vivacità dei colori utilizzati per le opere d’arte nella prima metà del Duecento. In questo caso il motivo contraddistinto da cuori sovrapposti che si chiudono con una fascia di rosette sul bordo inferiore.

Dal 2021 il MuDAS e il Palazzo Vescovile sono diventati parte di un progetto unico assieme al duomo aretino denominato “Arca di Luce”, gestito da Opera Laboratori, che dà la possibilità di seguire un sorprendente itinerario storico-artistico e religioso, del quale i tre crocifissi lignei medievali del Pionta sono uno dei punti più alti. Che cosa aspettate a scoprirli?

Si parla di

I tre crocifissi policromi medievali del Pionta

ArezzoNotizie è in caricamento