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Arezzo da amare

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A cura di Marco Botti

La chiesa di Santa Cristina a Chiani e quel piccolo tesoro rinascimentale che conserva

Nella parte più alta del paese spicca il delizioso campanile a vela della chiesa di Santa Cristina, dedicata alla martire di Bolsena del IV secolo, che è citata per la prima volta agli inizi dell’XI secolo, quando era una piccolo luogo di culto che il grande vescovo di Arezzo Elemperto concesse ai monaci benedettini dell’influente Badia di Agnano

Alla fine della periferia ovest di Arezzo e a breve distanza dalla Chiusa dei Monaci sul Canale Maestro, la frazione incollinata di Chiani si erge come uno degli ultimi baluardi della Val di Chiana nella parte nord occidentale della vallata. 
Il suo nome deriva dall’antico fiume Clanis e nella cultura popolare rimanda subito al detto “Santa Firmina, Le Poggiola e Chiani non possono star fermi con le mani”, in riferimento al carattere rissoso di chi abitava nella località in passato.

Nella parte più alta del paese spicca il delizioso campanile a vela della chiesa di Santa Cristina, dedicata alla martire di Bolsena del IV secolo, che è citata per la prima volta agli inizi dell’XI secolo, quando era una piccolo luogo di culto che il grande vescovo di Arezzo Elemperto concesse ai monaci benedettini dell’influente Badia di Agnano, che proprio in quella fase stavano abbracciando la regola camaldolese. Nel 1187 la cessione fu confermata dal vescovo Eliotto
In seguito finì sotto il patronato di Santa Maria in Gradi, il luogo camaldolese per eccellenza della città.
Agli inizi del Trecento la chiesa figurava ancora nel piviere di San Martino a Galognano, ma l’antica pieve nella zona di Ortali, dove il torrente Castro entra nel Canale Maestro della Chiana, aveva i giorni contati e agli inizi del secolo successivo risultava già abbandonata. Di lei oggi è rimasto solo il nome citato nei documenti.  

Dalla visita pastorale del 1535 del vescovo Francesco Minerbetti sappiamo che la chiesa di “Sancte Cristine de Clanibus” era stata inserita nel piviere di Santa Maria al Toppo. Nella visita apostolica del 1583 del vescovo di Sarsina Angelo Peruzzi, su direttive di papa Gregorio XIII, Chiani aveva come rettore Vincenzo Marinelli, primicerio della cattedrale, ovvero colui che vigilava sul corretto svolgimento delle mansioni di suddiaconi e chierici. L’edificio era in buone condizioni, con un unico altare e un nuovo pavimento. Vent’anni dopo, nella visita del 1603 del vescovo Pietro Usimbardi, si invitava però a dipingere sopra la porta un’immagine della santa titolare e a intonacare la facciata, evidentemente malridotta.
Per tutto il Seicento e gran parte del Settecento proseguì il patronato di Santa Maria in Gradi, finché con le soppressioni leopoldine degli enti monastici negli anni Ottanta del XVIII secolo iniziò per Chiani un periodo di crisi, dato che vennero a mancare le risorse garantite dai camaldolesi, che fino ad allora era intervenuti anche per le spese di ordinaria amministrazione. 

La chiesa di Santa Cristina a Chiani

Nel 1830 il parroco Giuseppe Maria Goti annotò la situazione ormai fatiscente dell’edificio e degli arredi sacri, senza dimenticare che la mancanza della canonica, venduta a privati per fare cassa dopo le soppressioni, non permetteva nemmeno la presenza in loco del prete.
Negli anni a seguire la chiesa viene messa sotto il patronato granducale e ci fu un lento miglioramento della situazione, grazie anche all’attività fervente della Compagnia del Sacro Cuore di Gesù, sorta a Chiani nel 1818, che fece stringere gli abitanti di tutto il territorio parrocchiale intorno a Santa Cristina. Non ci dimentichiamo, infatti, che la parrocchia comprendeva anche le località di Ponte a Chiani, Carbonaia, Maestà di Giannino e il futuro quartiere cittadino di Pescaiola, che fino alla prima metà del Novecento era aperta campagna solcata dalla strada che dal medioevo usciva da Porta Buja e metteva in collegamento Arezzo con Chiani. Proprio al XIX secolo risalgono i lavori che dettero alla chiesa l’aspetto attuale.

Nei primi mesi del 1944 la chiesa di Santa Cristina venne danneggiata dagli ordigni bellici ma fu prontamente restaurata dopo il 1946. Nel frattempo ci si mosse per riacquisire gli edifici limitrofi svenduti in precedenza.   
Nel 1981 fu rifatto il pavimento e nel 1991 il tetto. Durante quei lavori venne ritrovato un antico arco in mattoni nell’abside e fu riaperto l’occhio. Nella parete destra della chiesa, nel 2019, venne collocata una targa per ricordare l’impegno di don Romano Bertocci nel recuperare e valorizzare l’edificio sacro durante la sua quarantennale presenza. 

Oggi la chiesa di Chiani si presenta completamente intonacata, a eccezione della fascia inferiore della facciata che è in pietra. All’interno sono da segnalare i grandi dipinti realizzati da Silvano Lazzeri negli anni Novanta. A destra dell’altare maggiore si osserva “Madre Teresa di Calcutta” del 1995 realizzata in ricordo di Elisabetta Sacchetti, a sinistra la “Parabola del figliol prodigo” del 1998 in ricordo di Giovan Battista e Marisa Frangipani. 
Altri dipinti recenti si ammirano nelle parti superiori delle pareti laterali e raffigurano “San Giovanni Bosco” e “San Giovanni XXIII” a destra e “San Francesco d’Assisi” e “San Donato” a sinistra. 
La vetrata della facciata, che rappresenta “Santa Cristina e il suo angelo custode”, fu eseguita dal grande maestro vetraio del secolo scorso Ascanio Pasquini, quella della “Madonna con il Bambino” nell’abside venne realizzata dalla vetreria Bini Arte di Scandicci.

Una statua della patrona è collocata anche a sinistra prima del presbiterio e fa pendant con la scultura a destra, il capolavoro artistico custodito nella chiesa. Siamo di fronte alla “Madonna con il Bambino” quattrocentesca in terracotta, proveniente da una maestà che si trovava lungo la strada tra Chiani e Le Poggiola. Venne notata nella prima metà del Novecento dal grande storico dell’arte Mario Salmi che la attribuì a Bernardo Rossellino o a un suo stretto seguace. Bernardo di Matteo Gamberelli (1409-1464), detto Rossellino, fu uno dei protagonisti del primo Rinascimento fiorentino, autore ad Arezzo della meravigliosa “Madonna della Misericordia” nella facciata del Palazzo della Fraternita dei Laici di Piazza Grande.

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