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Arezzo da amare

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A cura di Marco Botti

Olmo-San Zeno

I segreti e i tesori della chiesa di Sant’Andrea a Pigli

La chiesa neogotica si raggiunge salendo per mezzo chilometro dalla Sr71. La sua fiera facciata in pietra è scandita in alto da un rosone e in basso da tre portali con lunette affrescate

Il tratto della Sr71 o via Umbro Casentinese, compreso nel territorio comunale a sud di Arezzo, è costellato di frazioni che senza soluzione di continuità ne segnano il percorso. Una di queste è Sant’Andrea a Pigli e come quasi tutte le altre ha il nucleo storico a monte, magnificamente affacciato sulla Val di Chiana, figlio del fenomeno dell’incastellamento che fra X e XII secolo portò alla fortificazione dei centri abitati per proteggerli da invasioni e scorrerie o solo per rafforzare la posizione dei nobili locali e di certi enti ecclesiastici.

Nella zona gli interessi dell’influente badia benedettina delle SS. Flora e Lucilla sono attestati fin dal 927, ma un castello venne costruito solo nella seconda metà dell’XI secolo, quando Pigli era sotto il controllo dei Marchiones, potenti aristocratici che avevano il controllo su ampie aree della Toscana meridionale e dell’Umbria. Come ricorda Santino Gallorini, autore del volume “Santa Maria a Pigli e il suo territorio” del 2010, il fortilizio si trovava poco sotto la cima del monte Lignano e comprendeva anche la chiesa di Santa Maria, documentata in una donazione del 1182 e conosciuta dal Quattrocento anche come Santa Maria di Castel Vecchio.

Del maniero non rimane nulla, mentre il suo edificio di culto divenne parrocchia e fu ricostruito tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo. Dopo una lunga fase di abbandono venne recuperato nel 2010 grazie alla famiglia Parati, attuale proprietaria.

Tra la fine del Duecento e i primi anni del secolo successivo il castello fu riedificato più a valle, grazie all’intervento dei Burali, dove oggi è l’agglomerato di case che circonda l’oratorio di San Clemente. La chiesina forse apparteneva a un ordine religioso cavalleresco, come indicano le tre croci nella facciata, ma divenne anche quella di riferimento degli abitanti di Pigli, perché più comoda da raggiungere rispetto alla chiesa di Santa Maria. Anche di questo secondo castello non rimane quasi traccia, nonostante il restauro delle mura promosso da Iacopo di Tommaso Burali nel 1436.

Scendendo ancora verso la pianura cominciava il territorio parrocchiale di Sant’Andrea a Pigli, con la chiesa anch’essa documentata nel 1182 come destinataria di una donazione.

Grazie alle visite pastorali sappiamo che in quella del vescovo Bernardino Minerbetti del 1550 l’edificio era in buone condizioni, ma in quella del 1575 del vescovo Stefano Bonucci le cose erano peggiorate e si dette ordine di restaurare gli affreschi. La visita apostolica del 1583 del vescovo di Sarsina Angelo Peruzzi, su incarico di papa Gregorio XIII, confermava che la chiesa era di patronato della famiglia Brandaglia.

Nella visita del 1656 del vescovo Tommaso Salviati era presente un altare maggiore intitolato a Sant’Andrea apostolo e un secondo altare a sinistra consacrato al Rosario. Nel 1708 la Compagnia laicale di San Giovanni Decollato fece realizzare a sue spese una cappella dedicata a San Giovanni Battista. Nella visita del 1739 del vescovo Carlo Filippo Incontri c’era anche un altare a destra offerto al Suffragio, che nella visita del vescovo Niccolò Marcacci del 1792 era intitolato al Crocifisso.

Tra il 1836 e il 1872 fu realizzato un robusto campanile a torre. Pochi anni dopo si decise di demolire la chiesa medievale, ormai angusta, per far posto a un edificio più grande che doveva servire le due parrocchie in odor di accorpamento.  L’unione tuttavia si concretizzò solo nei primi decenni del Novecento.

Ormai il baricentro della frazione era decisamente spostato a valle. La progressiva bonifica delle aree impaludate della Val di Chiana, che tra Cinquecento e Ottocento restituì ampie distese di terre coltivabili, ebbe di sicuro un ruolo determinante per lo spostamento della popolazione al piano.

Il 3 settembre 1899 ci fu la consacrazione della chiesa neogotica di Sant’Andrea a Pigli progettata da Pilade Ghiandai, ricordato come autore nello stesso stile anche della vicina chiesa dei SS. Quirico e Giulitta di Rigutino e protagonista pure delle ricostruzioni neomedievali della chiesa di Santa Maria Assunta a Giovi e del santuario di Santa Maria a Petriolo nei pressi di Fighille, nel comune di Citerna, al confine tra Umbria e Toscana.

L’edificio a tre navate è ispirato al duomo di Arezzo ed è dedicato a Sant’Andrea e Santa Maria, riunendo così i due antichi territori parrocchiali di Pigli. Nella visita pastorale del vescovo Giovanni Volpi del 1910 la parrocchia più a monte era tuttavia ancora in piedi ma ormai in pessime condizioni. Negli anni Venti fu definitivamente soppressa, ma già da tempo era amministrata dal parroco di Sant’Andrea.

La chiesa neogotica si raggiunge salendo per mezzo chilometro dalla Sr71. La sua fiera facciata in pietra è scandita in alto da un rosone e in basso da tre portali con lunette affrescate: al centro “San Giuseppe con il Bambino”, a sinistra “Sant’Andrea apostolo” e a destra “San Clemente papa”.

Il campanile fu preservato dagli abbattimenti del secondo Ottocento e divenne parte integrante del nuovo luogo di culto, ma nel 1925 fu modificato nella parte apicale, con la creazione della caratteristica merlatura alla guelfa.

Nel 1946, tra il sagrato e la scenografica scalinata, venne collocata una croce metallica su un basamento in travertino.

All’interno si apprezzano gli altari in pietra, sempre in stile neogotico. Nelle cappelle laterali sono collocati a sinistra un “Crocifisso” e a destra la “Madonna con il Bambino”. Da ammirare infine il fonte battesimale del 1938 accanto all’altare maggiore, scolpito con il contributo finanziario di don Giuseppe Sassoli e Azione Cattolica.

La chiesa di Sant’Andrea a Pigli: le foto

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