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Arezzo da amare

Arezzo da amare

A cura di Marco Botti

La chiesa di San Marco alla Sella

Nuova puntata e nuovo monumento aretino della rubrica Arezzo da Amare di Marco Botti: questa volta la protagonista è una chiesa contemporanea

Il tratto di via Romana che dal ponte lungo il torrente Vingone, all’altezza dell’incrocio con via Vittorio Veneto, via Fratelli Rosselli e via Don Minzoni, arriva fino alla zona di Pontalto dove scorre il rio Sellina, prende il nome di San Marco alla Sella. Il toponimo è di origine recente e unisce la denominazione della parrocchia di San Marco, sorta negli anni Sessanta del secolo scorso, con quella più antica della Sella, area attraversata dall’omonima strada che proviene dalla valle del Bagnoro e nel tratto cittadino oggi diventa via Salvadori.

A partire dal secondo Dopoguerra la zona, fino ad allora aperta campagna, venne totalmente urbanizzata con nuovi quartieri popolari. A quel punto serviva anche una chiesa, che fu consacrata il 29 ottobre 1966 dal vescovo di Arezzo Giovanni Telesforo Cioli.

Per creare il nuovo territorio parrocchiale vennero staccate porzioni dalle comunità di Saione e di San Marco Villalba, località alle pendici settentrionali del Monte Lignano. Dalla seconda, ormai soppressa, la parrocchia ereditò anche il titolo.

L’edificio sacro, progettato da Dante Ceccatelli, rappresenta uno degli esempi meglio riusciti di architettura religiosa contemporanea nel territorio aretino. La costruzione, essenzialmente in cemento armato, è connotata da parti sottili e sinuose che si ripetono anche nel campanile e donano a tutta la struttura leggerezza e armonia.

I dettagli della Chiesa di San Marco La Sella

Ancor più interessante è l’interno a navata unica, che nella prima parte si trova in penombra per suggerire il silenzio e la preghiera. Man mano che si va verso l’altare maggiore, la volta e lo spazio intorno aumentano e invitano verso l’imponente parte absidale, illuminata dalla luce naturale. Siamo di fronte a una suggestiva allegoria del passaggio dal buio alla luce e quindi di avvicinamento a Dio.

Nel percorso di elevazione ci accompagnano le splendide vetrate che raffigurano anche le quattordici stazioni della Via Crucis. Sono opere del 1966 di Ascanio Pasquini, l’ultima grande impresa del maestro aretino del vetro, con i personaggi che si sviluppano in senso ascensionale e si sovrappongono, accentuando la drammaticità delle scene.

Il contrasto dei colori caldi di Pasquini con il freddo cemento armato che connota tutto l’edificio religioso crea un effetto quasi spiazzante. Maria Grazia Fabbroni Redi, autrice della monografia del 2002 su Pasquini intitolata “L’arte nella trasparenza”, notava nella Via Crucis il dramma personale dell’artista, che mentre la realizzava aveva iniziato a soffrire della lunga malattia che nel 1970 lo condurrà alla morte.

Un’altra vetrata è nella cappella laterale esterna, eseguita dal Centro d’Arte Musiva di Scandicci nel 1993.

Nella chiesa sono presenti altre opere che meritano di essere conosciute. La controfacciata, ad esempio, custodisce due grandi tele realizzate nel 1986 da artisti aretini. La prima è di Franco Rossi e rappresenta “San Marco Evangelista” accompagnato da uno dei suoi classici attributi, il leone. Il secondo dipinto venne invece ultimato a quattro mani da Marcello Livi e Marga Romani e raffigura il “Cristo Risorto”.

Nelle pareti laterali si ammirano altre due tele di Franco Rossi, uno dei pittori di riferimento della parrocchia. Per quella di destra egli eseguì nel 1987 “Sant’Antonio Abate”, mentre a sinistra venne collocata nel 1988 “Santa Lucia”. Da notare, ancora nella parete destra, la maiolica con la “Madonna del Conforto” sistemata nel dicembre 1995, in vista del secondo centenario dell’evento miracoloso del 15 febbraio 1796.  

Tra il 1997 e il 2000 furono compiuti nuovi interventi per arricchire artisticamente l’edificio sacro. Vari mosaici impreziosirono infatti il fonte battesimale, la sede, l’ambone, il tabernacolo e l’altare maggiore. Quest’ultimo è sormontato da un “Crocifisso” bronzeo contemporaneo, replica di un’opera del carrarese Pietro Tacca, il principale scultore barocco toscano. A sinistra dell’altare è infine presente la statua lignea di “San Marco”, scolpita nel 2001 dal bibbienese Ruggero Biggeri e donata dalla famiglia Giusti.

Gli ultimi interventi importanti di San Marco alla Sella risalgono al biennio 2008/2009, quando venne riqualificato il sagrato della chiesa, poi arricchito con tre mosaici circolari incastonati nella pavimentazione. I lavori furono il frutto della collaborazione tra l’Istituto d’Arte “Piero della Francesca” di Arezzo, che affidò a tre studentesse le parti musive, e il maestro aretino Alessandro Marrone che invece si occupò di quelle bronzee. Il primo mosaico fu donato dall’associazione “Amici di Marcello” ed eseguito da Flavia Pieri. Il secondo venne offerto dai genitori di Diana Macchitella e realizzato da Monica Petruccioli. Il terzo tondo fu finanziato dalla Diocesi di Arezzo e dal parroco di allora don Amilcare Cipriani e firmato da Elisa Fabbri.

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