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Arezzo da amare

Arezzo da amare

A cura di Marco Botti

Rigutino

La chiesa di Rigutino, gioiello neogotico alle pendici del monte Lignano

Dopo anni di lavori, il 26 settembre 1936 il vescovo Emanuele Mignone consacrò finalmente la nuova chiesa intitolata ai santi Quirico e Giulitta, elevandola ad arcipretura

Chi oggi sale verso il parco comunale naturalistico di Lignano, non può rimanere indifferente alla monumentale facciata della chiesa dei santi Quirico e Giulitta di Rigutino, che riporta subito alla mente le grandi chiese gotiche del medioevo. Soprattutto nelle giornate terse, quando la luce del sole colpisce la facciata, l’edificio si illumina e crea un contrasto con il cielo blu e il verde dei monti indimenticabile.

In realtà il luogo di culto non ha nemmeno un secolo di vita, ma venne realizzato in un periodo in cui il neomedievalismo influenzava le architetture sacre, i palazzi pubblici e le dimore private anche nel territorio aretino. Siamo nel 1908 e parroco di Rigutino era un personaggio singolare, Ferruccio Bigi, ricordato anche per l’intuito incredibile nel ritrovare tanti affreschi rimasti per secoli sotto l’intonaco delle chiese di Arezzo e del suo circondario.

Il “rabdomante” dell’arte aretina rimase parroco di Rigutino fino 1925, quindi passò alla parrocchia cittadina di Sant’Agnese e dal 1928 divenne canonico della pieve di Santa Maria Assunta, ruolo che ricoprì fino al 1951, anno della morte.

Fu lui che nel 1908, rendendosi conto che la vecchia pieve di San Quirico della Sassaia era ormai troppo piccola e scomoda per la popolazione rigutinese cresciuta e scesa quasi completamente a valle, suggerì la realizzazione di una nuova chiesa. Si costituì un comitato, partì la raccolta dei fondi tra gli abitanti e come zona per accogliere il nuovo edificio fu scelta la cosiddetta Vigna della Lastra, a monte della strada Umbro Casentinese o SR71, come ricorda anche Santino Gallorini nel volume “Rigutino. L’antica Bricianum” del 1996.

Il progetto scelto fu quello di Pilade Ghiandai, ispirato al duomo di Arezzo, che consisteva in un ambizioso edificio in stile neogotico a tre navate, con abside poligonale provvista di volte a crociera. Un campanile a torre con cuspide finale doveva invece svettare sulla frazione e la campagna circostante.

Il 15 giugno 1911 fu posata la prima pietra dal vescovo Giovanni Volpi e due anni dopo la facciata e le mura perimetrali erano già a buono punto. Con la morte di Ghiandai, nel 1914 i lavori passarono sotto la direzione di Umberto Tavanti, che apportò alcune modifiche al progetto ma proseguì sul solco del revival stilistico. Il 27 agosto 1915 ci fu l’imprevisto crollo di una delle navate e a causa dell’entrata in guerra dell’Italia i lavori si fermarono. Una scossa di terremoto del 29 giugno 1919 fece ulteriori danni, in particolar modo alla facciata, ma i rigutinesi non si dettero per vinti. Nonostante la crisi economica del primo dopoguerra e le mille difficoltà, i lavori ripartirono.

Nei primi anni Venti la costruzione della chiesa passò sotto l’egida di Giuseppe Castellucci e così la triade degli architetti che segnarono l’urbanistica e l’architettura di Arezzo nei primi decenni del Novecento poté considerarsi al gran completo.

Dal 1924 al 1932 l’edificio fu aperto al culto sfruttando la sola navata destra, a cui erano state provvisoriamente tamponate le arcate, isolandola così dal resto del cantiere.

Nel frattempo, dal 1925, era arrivato il nuovo parroco Alfredo Barbagli, che alla pari del precedente sacerdote si impegnò con passione per portare a conclusione i lavori, i cui costi erano lievitati in maniera spropositata rispetto al progetto iniziale.

Il 26 settembre 1936 il vescovo Emanuele Mignone consacrò finalmente la nuova chiesa intitolata ai santi Quirico e Giulitta, elevandola ad arcipretura.

Esternamente il luogo di culto si presenta con tre portali sormontati da lunette. In quella centrale è presente il “Martirio dei santi Quirico e Giulitta”. Pregevole la sottostante porta bronzea del 2014 realizzata da Lucio Minigrilli, sempre ispirata ai due santi titolari, commissionata dal parroco Virgilio Annetti per i suoi 50 anni di sacerdozio.

Don Annetti, subentrato a don Barbagli nel 1972, nel corso del suo lungo mandato promosse importanti lavori di restauro e ammodernamento, come la nuova illuminazione del 2018 e il nuovo sagrato del 2019. Dopo di lui ci fu la breve parentesi di due anni di don Luigi Buracchi e dal 2022 parroco di Rigutino è don Felicien Ilonga.

L’interno della chiesa è solenne e presenta gli interventi di Sigismondo Burroni, il principale maestro della pietra aretino degli anni Trenta, le cui qualità furono sfruttate dagli architetti operanti nel territorio in quel periodo. A lui si devono gli altari, le acquasantiere e il fonte battesimale. Di Giovanni Bassan è invece il “San Giovanni Battista” dipinto sopra il catino del battesimo. Da ammirare anche le varie vetrate, che lasciano filtrare in maniera soffusa la luce e aumentano le suggestioni per chi visita il luogo.

Tornando all’esterno, sono da asservare a sinistra della facciata la croce collocata nel 1935 a ricordo delle missioni predicate dai Padri Passionisti e più avanti il Monumento ai Caduti a forma di tempietto circolare, uno dei più belli del territorio comunale di Arezzo. Fu inaugurato il 28 giugno 1959 su progetto da Vittorio Bigi, che si era lasciato ispirare da quelli visti ad Ancona e Poppi.

Al suo interno sono elencati i nomi dei caduti rigutinesi nelle due guerre mondiali. Un doveroso omaggio a chi sacrificò la propria vita per dare un futuro migliore alle future generazioni.

La chiesa di Rigutino, storia e origini

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