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Arezzo da amare

Arezzo da amare

A cura di Marco Botti

La magia del borgo di Meliciano

Per la maggior parte dell’anno Meliciano è un piccolo paradiso silenzioso, dove il tempo scorre lento e dove i suoni più “assordanti” sono quelli delle rondini e dell’acqua del vecchio fontanello in pietra con lo stemma del Comune di Arezzo

Situato a breve distanza dalle rive dell’Arno, al confine del territorio comunale di Arezzo con quelli di Capolona e Castiglion Fibocchi, Meliciano è un minuscolo borgo che spunta all’improvviso in mezzo a dolci collinette e campi coltivati. Una dimensione agreste e bucolica di grande suggestione per tutti coloro che visitano il luogo.

Per raggiungere la località, subito dopo aver passato l’abitato di Ponte Buriano in direzione del Valdarno aretino, si deve svoltare e destra e salire per due chilometri. L’ultimo tratto è un rettilineo in piano che permette di godere a destra e sinistra di terreni per la produzione di cereali e vigneti dove si coltiva l’uva da Chianti.

Il borgo di Meliciano: il foto racconto

Dopo aver attraversato il paese, la via prosegue. Percorso un altro chilometro si incontra la storica Fattoria La Vialla e dopo due l’abitato di Castiglion Fibocchi, da dove la strada si inserisce nella via Setteponti.

Secondo Silvano Pieri Meliciano potrebbe venire dal prediale romano Milesius. In epoca medievale, tra l’XI e il XIII secolo, nella zona è documentato un castello completamente scomparso. Il piccolo borgo ha oggi in Villa Cassi il suo edificio più importante e notevole, un insieme composto della dimora padronale e da altre strutture annesse in gran parte recuperate, che ne fanno un imponente complesso visibile a distanza.

Villa Cassi è provvista di un oratorio esterno dedicato a Santo Stefano, risalente alla metà dell’Ottocento. Ai Cassi di Meliciano appartiene anche il baritono di fama mondiale Mario Cassi, uno dei cantanti lirici italiani più apprezzati del panorama contemporaneo.

La chiesa parrocchiale è invece dedicata a San Michele Arcangelo e in epoca medievale era sotto la giurisdizione di Pieve San Giovanni, nel territorio di Capolona.

Nella visita pastorale del 1424 effettuata da Francesco da Montepulciano la chiesa di “Moliscano” ha come commendatario proprio il pievano Angelo Nanni originario di Castiglion Fibocchi, che si lamenta della scarsa resa delle terre definite sterili. La “commenda” consisteva in un beneficio ecclesiastico temporaneamente affidato in custodia a un religioso o laico, che quindi godeva delle sue rendite.

È grazie alle visite pastorali dei vescovi aretini nei vari secoli che possiamo osservare come periodicamente il nome del paese si evolva. Limitandoci a quelle del Cinquecento, lo troviamo citato in almeno cinque modi diversi.

Nella visita del 1516 del vescovo Girolamo Sansoni la località è detta “Migliesciano”. Nel 1567 il vescovo Bernardetto Minerbetti conta a “Milisciano” 200 anime e la chiesa è sotto il patronato della famiglia Landini. Nella visita apostolica del 1583 di papa Gregorio XIII, che invia nel territorio diocesano aretino il vescovo di Sarsina Angelo Peruzzi, il luogo viene documentato come “Millisciano”. In quell’occasione si dice che a “cornu evangelii”, ovvero sul lato sinistro della chiesa dove si fa la lettura del Vangelo, si trovava un altare dedicato a San Lorenzo voluto dagli stessi Landini. Nelle visite di Pietro Usimbardi del 1592 e del 1596 il paese è prima annotato come “Miliciano” e poi come “Miglisciano”.

La chiesa attuale di San Michele Arcangelo non è però quella citata in queste visite, ma è un edificio costruito al posto del precedente, con diverso orientamento, tra il 1879 e il 1880. La sua elegante torre campanaria connota lo skyline di tutta la zona. All’interno sono da segnalare gli interventi pittorici della prima metà del Novecento del pittore aretino Aldo Dragoni, molto attivo nel periodo sia in città, sia nelle frazioni del territorio comunale.

A Meliciano si segnala anche una forte devozione per la “Madonna addolorata”, come si può vedere in un altare della chiesa e come si può notare nella bellissima maestà sul rettilineo che porta al paese, dove è presente l’immagine di Maria trafitta da sette spade che rappresentano “La profezia dell'anziano Simeone sul Bambino, “La fuga in Egitto della Sacra famiglia”, “La perdita del Bambino nel tempio”, “L'incontro di Maria e Gesù lungo la Via Crucis”, “Maria ai piedi di Gesù crocifisso”, “Maria che accoglie nelle sue braccia Gesù dopo la deposizione” e “Maria che vede seppellire Gesù”.

Il culto per la “Madonna addolorata” o “Madonna dei sette dolori” o “Madonna desolata” si sviluppò tra XI e XII secolo. Nel 1233 la devozione per questa rappresentazione di Maria portò alla nascita a Firenze dell’ordine mendicante dei Serviti o Servi di Maria e nella seconda metà dei Seicento, grazie proprio ai frati, ci fu un nuovo impulso della devozione, con la nascita di tante compagnie. A Meliciano le attività della Congregazione della Madonna Addolorata scandivano la vita della piccola comunità e racconta Angelo Tafi che dopo la prima comunione ogni bambino ne entrava a far parte.

Se per la maggior parte dell’anno Meliciano è un piccolo paradiso silenzioso, dove il tempo scorre lento e dove i suoni più “assordanti” sono quelli delle rondini e dell’acqua del vecchio fontanello in pietra con lo stemma del Comune di Arezzo, da alcuni anni il luogo si anima grazie a eventi musicali come il “Meliciano Sound Party” e teatrali come “Promenade”, che lo trasformano in un posto magico che fa scoprire alle nuove generazioni una località dalla storia antica ma aperta alle nuove generazioni.

La prima è una manifestazione nata nel 2012, promossa dal locale Circolo Acli “Sauro Sestini”, che porta ogni estate tanti giovani nel borgo per ballare e fare festa sulle note delle migliori band emergenti italiane.

Il secondo è un progetto nato nel 2018 dall’incontro della compagnia Broken Jump e gli abitanti del paese, con l’intento di inserire il teatro in spazi non convenzionali. L’originalità di “Promenade” sta infatti nell’interazione tra gli attori e la comunità melicianese che ospita l’evento.

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