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Arezzo costume e società

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A cura di Gianni Brunacci

Quando il prelievo di sangue diventa un vero percorso a ostacoli

"Un chilometro di strada sbarrata ai mezzi a motore: ho perso un bel po’ di tempo, ma sono stato fortunato perché sono in buone condizioni fisiche. Si pensi a quel signore con la stampella che ho trovato per strada…"

Devo effettuare un prelievo per l’analisi del sangue e lo prenoto presso il Cup, in via Guadagnoli. Il giorno più vicino per effettuare il prelievo è dopo una settimana presso l’ospedale San Donato. Accetto e mi presento al San Donato nel giorno e nell’ora stabiliti. Mi dicono che il punto prelievi si trova presso la scala numero 5, ma che questa è chiusa, quindi bisogna scendere ed entrare da sotto, dietro. “Non si preoccupi, è segnalato”, mi dice l’operatore del centralino all’ingresso dell’ospedale.
Vado alla scala 5 e considerando che parto dalla 1 mi faccio circa 500 metri a piedi. Poi scendo una scala in ferro perché, come previsto, la 5 è chiusa. Incontro una signora agitata che sale in cerca del punto prelievi e le dico che se ho capito bene bisogna scendere e girare dietro.
Scendiamo insieme e dopo qualche ricerca troviamo un cartello provvisorio che indica “punto prelievi” con una freccia generica. La seguiamo e con altri cartelli indicatori scopriamo che girare dietro vuol dire proprio girare intorno all’ospedale. Sono altri 400 metri a piedi e arriviamo al punto prelievi. C’è gente fuori dalla sala d’aspetto. Entriamo e scopriamo che c’è una sola stanza, grande più o meno come il mio soggiorno, dove attendono il proprio turno 22 persone (più quelle fuori). Naturalmente le sedie sono sette o otto. 
Il corridoio dei box per i prelievi si trova al di là di una porta che ogni tanto si apre e dalla quale sbuca un’infermiera che chiama il numero del box riportato nelle prenotazioni. Si va a box, perché per l’orario ormai siamo in ritardo di una mezzoretta. 
Trascurando che nessuno chiama per il box numero 4, per il quale ci sono almeno due utenti in coda da 35 minuti, riesco a entrare al 3 con pochi minuti di ritardo sull’appuntamento fissato.
Entrando reclamo per il numero di utenti stipati nella sala d’attesa come se fosse un punto contagio (meriterebbe un cartello accanto a quello del punto prelievi…), ma l’infermiere che effettua il prelievo dice che lui per primo ha fatto notare la cosa e che nessuno ascolta o muove un dito.
Tra l’altro la sala d’attesa è la stessa nella quale si ritirano i referti, il che rende ancora più affollato l’ambiente.
Espletato il servizio torno verso l’auto al parcheggio dell’Ospedale San Donato e mi sorbisco un altro chilometro di strada sbarrata ai mezzi a motore.
In tutto questo ho perso un bel po’ di tempo, ma sono stato fortunato perché sono in buone condizioni fisiche. Si pensi a quel signore con la stampella che ho trovato per strada…

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