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Redazione

Amatrice oggi

Ci sono arrivato da un ponte nuovo chiamato della Rinascita e ho costeggiato quello vecchio in buona parte diroccato. Per primo ho incontrato un bar con lo stesso nome del ponte, poi un posto di blocco che non ho potuto oltrepassare perché al di...

Ci sono arrivato da un ponte nuovo chiamato della Rinascita e ho costeggiato quello vecchio in buona parte diroccato. Per primo ho incontrato un bar con lo stesso nome del ponte, poi un posto di blocco che non ho potuto oltrepassare perché al di la è già zona rossa. L'abside della chiesa a inizio centro storico è ridotta a una parete circondata da impalcature ed è l'unica cosa dell'intero borgo a essere in piedi. Da fuori si vede una paratia alta poco meno di due metri oltre la quale non sbuca niente. Non una casa, un palazzo o soltanto un muro.

La vecchia Amatrice, quella a pianta rettangolare, non esiste più. Dopo che hanno demolito gli edifici pericolanti (tutti) e raccolto le macerie, non ne rimane niente.

E allora sono tornato indietro, verso il piccolo bar isolato che fa da luogo di ritrovo per molti, dove si può pranzare anche con pizze (schiacciate, dalle nostre parti) ripiene. Me ne sono fatta imbottire una con la mortadella, così da spendere qualcosa lì. Volevo farmi un'amatriciana come si deve ma, almeno a prima vista, non c'è dove mangiarla.

Dopo pranzo ho lasciato Amatrice verso sud ed ho attraversato la parte nuova del paese in quella direzione. È una zona fatta di villette il cinquanta per cento delle quali è letteralmente raso al suolo. Ci sono un paio di centri commerciali costruiti in legno e qualche villaggio di casette post terremoto.

A sinistra fanno bella mostra di sé i Monti della Laga innevati. Almeno a loro il sisma non ha fatto danni.

Nonostante io sia anche un fotografo non ho scattato immagini di quel luogo desolato e desolante, non mi è venuto dal cuore.

Tristezza.

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