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A cura di Matteo Marzotti

Due anni tra 'tormento ed estasi'

La 'battaglia totale', la B sfiorata e i bilanci, aspettative e realtà, ma anche soci e trattative. I due anni della presidenza di Giorgio La Cava

'Tormento ed estasi' recitava un vecchio striscione. Ma questo sono le parole che forse meglio descrivono la presidenza di Giorgio La Cava, anche se magari l’ordine andrebbe invertito. 'Estasi e tormento' racchiudono due anni vissuti sulle montagne russe, dove La Cava non ha lesinato l'impegno sul piano economico e non solo. Per chi avesse dei dubbi può scaricarsi i vari bilanci e toccare con mano. Ma andare a tirare le somme di un biennio comporta un'analisi di più ampio respiro.

A La Cava va detto grazie. In primis per aver risposto a quella chiamata di un dirigente che gli chiedeva di accettare quella che sembrava una sfida impossibile. Affrontare un debito di quasi due milioni di euro insieme ad un socio di minoranza, contando sulla raccolta fondi di tifosi, amministrazione comunale e imprenditoria aretina, era un po’ come scalare con una 'Graziellail Mortirolo.

Anche perché c'era solo da mettere, si fa per dire, tanti soldi freschi (e veri) nel conto dedicato per ottenere l’esercizio provvisorio senza avere alcuna certezza, nel marzo del 2018, che poi quella squadra avrebbe salvato la categoria. Un po' come comprare un 'gratta e vinci' da qualche centinaia di migliaia di euro. Come andò lo sanno tutti. Fu un trionfo generale, che in termini di pubblico fu un crescendo. Dalla festa in Piazza Grande al derby con il Pisa, passando per quello maledetto con il Siena. E che dire della cavalcata playoff con il tutto esaurito fino alla semifinale per B. L'estasi, legata al tormento che quegli spettatori - tolto lo zoccolo duro - sono poi spariti.

L'aver pescato diversi jolly come un allenatore emergente, ma con il carattere del sergente di ferro, giocatori di belle speranze come Buglio e Brunori grazie all’intuizione del direttore sportivo, facevano sognare e ambire a qualcosa di più di una salvezza. La sensazione era quella di un club in grado di trasformare in oro tutto ciò che toccava. L'estasi e il tormento perchè inseguire un sogno costa, e alla fine se il jolly tarda ad uscire il conto da pagare può essere impegnativo. Lo aveva capito un socio di minoranza aretino che si è poi tirato indietro vedendo inattesi certi punti che dovevano essere fermi legati al budget per fare dell'Arezzo una società normale. La Cava ad ogni modo, come dimostra il bilancio al 30 giugno 2019, ha fatto la sua parte staccando l’assegno che ha ripianato il tutto.

Una prassi anche nell’ultima stagione, dove i costi sono saliti, le entrate (e non solo per colpa del Covid-19) sono calate come gli abbonati, con il tormento che ha prevalso sull'estasi. Ecco, a La Cava forse si può rimproverare il fatto di aver ragionato più con la passione e i sogni che non con la mente per vagliare e vigilare più attentamente su certe spese, su una rosa che era diventata fin troppo numerosa come le operazioni di mercato (52 in due sessioni di mercato).

Ad ogni modo oggi, dopo la cessione del club e l'iscrizione, va detto e ribadito che il patron della 'battaglia totale' ha sempre fatto la sua parte. Anche quando ha manifestato l’intenzione di vendere, anche quando certi dialoghi sembravano ben avviati e poi sono comparsi al momento opportuno strani 'bastoni tra le ruote'.

"Ma io l’Arezzo non lo farò mai fallire" ha sempre detto La Cava. Certo, le trattative da gennaio in poi sono state tutt’altro che in discesa. Stanzione, Gaucci, Ciuffarella, quindi di nuovo Stanzione, la cordata marchigiana, poi il gruppo milanese, le smentite di Mariani e Tognozzi, e infine l’arrivo della Mag Servizi Energia con la fumata bianca. Oggi l’Arezzo volta pagina, e lo fa restando in C, mantenendo una categoria costosa, ma che ha pur sempre un valore. La Cava, arrivato al capezzale di una società sull'orlo del baratro, è stato di parola.

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