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A cura di Matteo Marzotti

Il 2020 dell’Arezzo, un annus horribilis in cerca della svolta anche sul campo

La vera sfida oltre alla salvezza sarà quella di ricompattare un ambiente ancora diviso, cancellando uno dei peggiori anni nella storia sportiva e non solo. Buon 2021 Arezzo, ne abbiamo davvero bisogno tutti

Quello che va in archivio è un anno a dir poco nero e non solo per il Coronavirus. Restando in ambito sportivo la fotografia dei risultati basta e avanza per far capire quanto sia stato orribile il 2020. Dal 1° gennaio al 31 dicembre sono arrivate in totale quattro vittorie, di cui una in Coppa, e di queste una sola in casa risalente al 26 gennaio con la Pergolettese. Ecco poi 11 pareggi e altrettante sconfitte.

Certo, il Coronavirus ci ha messo lo zampino interrompendo la stagione, ma anche l’Arezzo ci ha messo del suo alzando la mano per non giocare i playoff a causa di costi troppo elevati che fecero drizzare le antenne. Se rinunciare ai playoff era una questione economica come si poteva prendere parte al campionato successivo? Qualche scricchiolio si era avvertito ben prima che il virus dirompesse come non mai. L’ex patron La Cava da tempo stava cercando aiuti, dopo l’uscita del socio aretino, non a caso doveva essere varata una campagna di crowdfunding con il 2020, poi rimasta in cantiere.

Due anni tra 'tormento ed estasi'

Che La Cava, come tanti altri imprenditori, possa aver accusato la ripercussione del Covid è quanto mai lecito, così come non si può mettere in discussione il fatto che di soldi ne abbia messi e anche tanti, forse però vagliando con poca solerzia altri aspetti della vita del club. Ad ogni modo oltre ai risultati sul campo, alla pandemia, il 2020 verrà ricordato per l’ennesima estate di passione questa volta però segnata anche da una divisione in fazioni e partiti di cui si poteva fare a meno. La questione contratti, con i giocatori che come nel 2018 hanno rinunciato all’ormai famosa mensilità, trattative vere e fantomatiche, la raccolta fondi con la mobilitazione di tifosi e comitato, il timore dei libri in tribunale, quello della mancata iscrizione a poche ore dal termine ultimo. La foto di copertina forse racchiude e racconta meglio di tante frasi cosa sono stati quei giorni, tra distanzimento fisico, rabbia e timori.

Arezzo, tra cessione e futuro. Tappe, smentite e protagonisti di tre mesi lunghi un'intera stagione

Sembra passato più di qualche settimana e invece si sta parlando di nemmeno quattro mesi fa. Poi l’arrivo di una nuova proprietà che dal 13 agosto al primo settembre (apertura del mercato) ha provato a riorganizzarsi. Il tempo così breve a disposizione non era di aiuto per nessuno, figurarsi per chi (tolto Muzzi) non ha avuto esperienze dirette nel calcio.

Una campagna acquisti in ritardo causa fideiussioni e closing a metà agosto, scommesse che potevano essere intriganti ma in un anno così era meglio andare subito sul sicuro. Insomma alla Mag per adesso si possono imputare certi errori di gestione iniziale e comunicazione. I soldi spesi sono tanti e tanti saranno da qui a giugno come è stato detto poche ore fa.

L’ultima conferenza stampa è servita per ammettere gli errori commessi, senza piangersi troppo addosso, e senza puntare il dito verso le precedenti gestioni (manageriali e tecniche) come accaduto fino al marzo 2018. Gli unici riferimenti sono stati il termine ‘pesante’ riferito al recente passato, complice una trattativa chiusa forse in fretta, e il legame con il territorio da ricostruire in termini di sponsor e non solo, cercando da un lato di capire gli aretini e dall'altro di rassicurare sui propri intenti.

Già perché una delle sfide del 2021, oltre alla salvezza, sarà quella di ricompattare una piazza che sembra essere rimasta divisa ai tempi dei guelfi e ghibellini, di chi è contro tutto e tutti e chi invece spera nella svolta. Tornare ad un’unica visione d’intenti, ognuno con il suo spirito critico, sarà un’altra sfida da vincere, forse anche più dura della salvezza.

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