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Mercoledì, 4 Ottobre 2023
La presa di posizione

Seppia e Agnolucci: "La direzione sanitaria non ha vigilato sui flussi d'investimento penalizzando Arezzo"

Lettera dei due esponenti della Fabbrica delle Idee di Arezzo che chiedono un diverso modello di governance più vicini ai territori e non un vertice monocratico

Mauro Seppia e Angiolo Agnolucci, esponenti della Fabbrica delle Idee di Arezzo scrivono una lettera per dire a loro sulla sanità aretina e sulla governance che reputano necessaria, mettendo in luce quanti finanziamenti siano arrivati e quanti ne siano mancati.

"L'assessore Bezzini, durante un incontro sulla sanità organizzato del Pd locale, ci ha ricordato come la nostra sanità regionale sia stata tra le migliori negli ultimi anni. Ma allora, perché ad Arezzo sono nate associazioni come la Fabbrica delle Idee, per discutere delle problematiche della nostra città, inclusa la sua dimensione sanitaria, in modo scevro dalle logiche dei partiti? Inoltre, perché si sono mobilitati i sindacati e molte delle associazioni di volontariato che ruotano intorno al mondo della sanità e gran parte del mondo civile, per riscattare la sanità del nostro territorio? Perché è difficile trovare un operatore sanitario che non si lamenti del suo lavoro e della condizione in cui si trova la sanità aretina?

Come più volte ribadito, la provincia di Arezzo, con i suoi 360.000 abitanti, avrebbe dovuto avere circa il 45% degli investimenti destinati dalla Regione alla macro Asl. Tuttavia, negli ultimi sei anni non è mai stato superato il 25%. E’ bene ribadire che questo dato non è imputabile alla Regione, ma alla sciatta politica aziendale e alla direzione sanitaria di estrazione senese che non ha vigilato sui flussi di investimento, sulle nomine dei direttori di dipartimento e sull’ innovazione tecnologica. Tutto questo ha determinato un grave depauperamento delle risorse tecnologiche e professionali della rete ospedaliera, con particolare criticità del presidio aretino ed effetti di regressione qualitativa e quantitativa dei servizi erogati. L’ allontanamento comunicativo ed organizzativo tra i vertici aziendali e gli operatori sanitari con accentuate disuguaglianze tra aree vicine hanno creato la carenza di un governo locale in grado di coordinare le priorità e le difficoltà del territorio. Purtroppo, non esiste alcun operatore sanitario che non si lamenti e che non viva questo senso di abbandono e allontanamento dalla dirigenza. Si avverte con preoccupazione l’assenza di una figura preposta ai problemi locali, che consentirebbe di essere meglio rappresentati a livello centrale nelle fasi di riordino e di riorganizzazione. Fino ad ora le scelte calate dall’alto e la delocalizzazione di quasi tutte le funzioni dirigenziali hanno contribuito ad un clima di scarsa condivisione che ha creato disagio nel mondo della sanità aretina con conseguente malcontento e disincentivazione del personale sanitario. Il risultato è che abbiamo l’ospedale più vecchio della Toscana e che abbiamo perso importanti servizi di cui Arezzo era stata modello.

Durante la stessa riunione, il consigliere Ceccarelli è intervenuto con una lista di propositi importanti che verrà valutata dal consiglio regionale per rilanciare la sanità toscana sia ospedaliera che territoriale. Inoltre, la consigliera De Robertis ha esposto le proposte di ristrutturazione del San Donato e dei servizi del nostro territorio con una bella lista di investimenti a breve termine che dovrebbero restituire ad Arezzo i servizi sanitari essenziali. Questi propositi più che valevoli necessitano però di un’attenta programmazione, di un controllo preciso e di competenza, affinché possano essere realizzati al più presto ed eseguiti al meglio. Dunque, la Regione Toscana deve sviluppare un’idea di governance dell’area vasta forte e decisa.

Non abbiamo bisogno di un direttore generale monocratico. Non abbiamo bisogno di chi governa le persone, ma abbiamo bisogno di chi sa governare con le persone. Per questo, è necessario ridefinire il ruolo e la missione dei direttori generali e instituire una figura di riferimento per ogni provincia dell’area vasta, che sia dotata di un budget e quindi di autonomia per controllare ed indirizzare le risorse, colmando la distanza tra direzione ed operatori sanitari. Anche a livello di Asl, una nuova governance dovrà coinvolgere gli operatori sanitari nella programmazione aziendale, conferendogli un ruolo attivo nelle scelte finali e nelle verifiche di esito. Solo con una governance forte potremmo riprendere il controllo e la gestione dell’azienda, ritrovando la soddisfazione degli operatori, una migliore gestione di tutta la sanità sia ospedaliera che territoriale, per ritrovare la resilienza tipica del nostro servizio sanitario nell’interesse degli utenti e mantenendo fede sempre ai principi che informano la sanità pubblica, quelli di universalità ed equità."

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