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Cura della persona

Disabilità e Coronavirus, la fondazione Riconoscersi: "Non lasciamo sole le famiglie"

L'emergenza ha di fatto interrotto il servizio dei centri diurni e delle associazioni di volontariato, delle cooperative che svolgevano i servizi di assistenza domiciliare, le uscite per la ginnastica o la fisioterapia o la piscina

I disabili e le loro famiglie come stanno vivendo l'emergenza? La risposta a questa domanda arriva dalla fondazione onlus Riconoscersi. Da due mesi la fondazione, attraverso suoi operatori e soci, è rimasta in contatto con molte famiglie per capire come vivevano questo momento di difficoltà  e fa il punto sulla situazione che stanno vivendo. L'emergenza ha di fatto interrotto il servizio dei centri diurni e delle associazioni di volontariato, delle cooperative che svolgevano i servizi di assistenza domiciliare, le uscite per la ginnastica o la fisioterapia o la piscina.

"Oggi, dopo due mesi, possiamo dire che è sparito l’ordine delle giornate che era generatore di senso, e a volte di equilibrio ritrovato - scrive la fondazione - Forse,all’inizio, c’è stato quasi il sapore della novità e per qualche famiglia la sensazione del rifugio, della difesa  da un esterno pauroso e difficilmente comprensibile. Poi i giorni hanno iniziato a passare, sono diventati settimane e l’emergenza è diventata quasi un modo di vivere, con una separazione crescente da qualsiasi occasione con gli altri, col mondo di fuori. Una disabilità dentro la disabilità".

E’ così subentrata la stranezza di una ripetizione sempre più stanca, il peso di un isolamento inspiegabile, quasi  impossibile da spiegare ad un figlio disabile che magari negli anni era stato stimolato ad uscire, a sorridere al mondo di fuori.

"Poi arriva il momento dell’irrequietezza, spesso l’irritazione, e appare sempre più evidente il rischio della regressione:cioè di perdere via via  quello che era stato conquistato, quell’insieme di crescita,autostima e autonomia generato dai percorsi inclusivi e formativi di anni. In altri termini, comincia a prefigurarsi una criticità, di difficile gestione,provocata in parte dall’isolamento sociale (come per tutti) e in parte dalla cesura col mondo di prima, della sempre più prolungata mancanza di attività, stimoli, esperienze e relazioni. Certamente tutti abbiamo sofferto questa emergenza, ma i disabili l’hanno sofferta doppiamente".

Le famiglie sono consapevoli di presentare problematiche che potranno essere giudicate irrisolvibili in questo momento,o destinate a finire in coda a tante priorità, perché ora c’è da gestire l’emergenza, il contagio, l’economia. La Fondazione Riconoscersi ritiene però utile rivendicare il loro diritto a non essere considerati sempre gli ultimi,nella didattica a distanza, nell’assistenza domiciliare e magari nella lista delle priorità per le terapie intensive e che si possa e si debba iniziare a “metterci le mani”, per diritto e per giustizia.

"Siamo consapevoli che qualcosa si può iniziare a fare, a pensare,a tentare; siamo inoltre consapevoli che non possiamo permetterci di indebolire percorsi e patrimoni di crescita che sono pur sempre patrimoni collettivi; e che bisogna vigilare perché sui cittadini con disabilità non cada quel tristissimo velo di pietismo e fatalismo che abbiamo visto per le RSA, per gli anziani, per tante persone con fragilità. Dobbiamo iniziare presto,prestissimo ad affrontare la questione della disabilità, e non solo  “dopo” ma anche  “durante” l’emergenza".


C’è tanto da fare: capire chi e come farà la “conta dei danni”; confrontarsi su come sia possibile fronteggiare il pericolo della regressione; provare ad immaginare interventi “nuovi”, magari individualizzati e non necessariamente di gruppo. Capire se siano possibili brevi uscite per interrompere la prolungata chiusura domestica; verificare la riapertura dei centri, anche con intensità e presenze ridotte, scaglionate; affrontare le problematiche della sicurezza (test,mascherine etc.) per la persona disabile, per gli operatori ma anche per le badanti e le assistenti familiari  figure importanti in questo periodo (alle quali dovrebbe essere riconosciuta  una funzione non diversa dal personale impegnato in altri contesti di fragilità). La Fondazione Riconoscersi  ritiene che occuparsi fin da ora -  da subito- di questi argomenti , offrirebbe a questi cittadini la percezione della volontà di presa in carico da parte della comunità e potrebbe interrompere la faticosa sensazione di un doppio isolamento per le famiglie con persone disabili.

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