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"Io sto con Walter". Pioggia di adesioni, dopo Sofri arriva la solidarietà di Scanzi: "Tieni duro"

La storia clinica di Walter De Benedetto, come riporta il blog di Fabrizio Dentini canapamedica.it, è costellata di tentativi e terapie contro i forti dolori con cui deve lottare

Walter ha 48 anni e da quando ne aveva 16 combatte contro l'artrite reumatoide, malattia fortemente e tremendamente invalidante.
Trentadue anni di interventi, terapie, visite e dolori lancinanti.

Una storia durissima che è saltata agli onori della cronaca locale dopo l'operazione siglata dai carabinieri di Arezzo e che ha portato all'arresto di Marco, amico del 48enne, reo di avere annaffiato le piante di marijuana coltivate nell'abitazione di Walter.

Blitz nella serra: "Innaffiavo le piante per un amico, è malato e usa la marijuana come terapia"

La storia di Walter

La storia clinica di Walter De Benedetto, come riporta il blog di Fabrizio Dentini canapamedica.it, è costellata di tentativi e terapie contro i forti dolori con cui deve lottare. 

Ho provato diverse cure tra cui la chemio e gli immunosoppressori come il Metotrexade e l’Endoxen. Gli effetti collaterali erano tremendi: malessere generale, niente energia, vomito, la cura la facevo il sabato e non mi riprendevo per 3 giorni. Fino alla prima prescrizione di cannabis, praticamente per tutta la vita dai 15 anni e mezzo sino al 2011-2012, ne ho preso 6 mg al giorno più un paio di Voltaren a colazione. Stavo morendo di “cure” prima che della malattia. Dopo 7 viaggi in America importavo legalmente la prima cura “seria” di base per l’artrite reumatoide chiamata Enbrel, una fiala costava 400.000 lire, ne facevo una a settimana. Quando i soldi finirono, decisero di passarmi questa nuova cura. Venni a conoscenza delle capacità della canapa di lenire alcuni dolori e dopo averla provata clandestinamente, mi accorsi di come i dolori diminuissero notevolmente e di quanto mi facilitasse nell’addormentarmi in difficilissime posizioni carpiate antalgiche. Quando mi sdraio infatti, certe articolazioni continuano a farmi molto male, il dolore di cui parlo e un tipo di dolore che mi ha portato ad assumere morfina, il Durogesic , tramite il centro antalgico.

La scelta di curarsi con la cannabis è stata accordata dai medici ma la dose di cui può disporre Walter attraverso l'assistenza sanitaria, non sarebbe sufficiente per attenuare i dolori. Ed è stato dall'impossibilità di accedere ad un quantitativo maggiore di marijuana che Walter ha deciso di coltivarne in casa propria. 

Pochi giorni fa il blitz dei carabinieri di Arezzo che hanno sequestrato le piante e provveduto ad arrestare l'amico del 48enne che si trovava lì per annaffiare le piante di Walter.

Una vicenda che ha fatto scalpore e che ha suscitato non poche prese di posizione da parte di numerosi esponenti del panorama politico e giornalistico nazionale.

"Aiutatelo", l'appello di Adriano Sofri. E gli amici aprono i gruppo "Io sto con Walter"

Andrea Scanzi: "Vergognoso chi ha fatto la spia"

Stiamo scherzando? Siamo alla follia? Questa storia è sconcertante. Fa male e fa rabbia - scrive Andrea Scanzi sui social - Walter ha 48 anni e una malattia neurodegenerativa da 30. Vive a Ripa di Olmo (Arezzo), è in una sedia a rotelle, assistito da una badante 24 ore su 24. Per alleviare il dolore fa uso di un miorilassante che contiene cannabis, ma la prescrizione che gli concede lo stato è di un grammo. E non basta più, perché la malattia progredisce. Così Walter si fa fare una piccola serra personale da un amico. Undici vasetti. Walter non rompe a nessuno, lo fa solo per avere il diritto di dormire un po’ meglio, ma un delatore (la/e persona/e più riprovevole della vicenda, ovviamente anonima/e) fa la spia ai carabinieri. Che arrivano, perché non possono fare altro e non hanno colpe poiché meri esecutori di leggi, sequestrano tutto, colgono in flagrante un ignaro amico di Walter (a cui lui stesso aveva chiesto poco prima di controllare le piante) e lo arrestano.
Ci rendiamo conto del livello a cui siamo arrivati?
Per quel che vale, cioè niente, mi unisco agli appelli per la scarcerazione dell’amico di Walter e la possibilità di dare a persone come lui il diritto sacrosanto di curarsi in ogni modo, senza che politici miopi e oscurantisti usino queste vicende strazianti per far vile e bassa propaganda, a uso e consumo di elettori sempre più cattivi e rincoglioniti (come chi ha fatto la spia, che spero un giorno abbia un nome. Così, anche solo per sapere che faccia ha una persona così).
Tieni duro, Walter.

Serena Spinelli: “Anch’io sto con Walter De Benedetto

Mi unisco alla campagna a favore di Walter De Benedetto: occorre che questo paziente possa avere pieno accesso da subito alla quantità di cannabis terapeutica necessaria ad alleviare gli effetti della sua malattia e il suo dolore fisico, che aumenta di giorno in giorno - dichiara la consigliera regionale Spinelli. –Mi sono per questo subito adoperata per sensibilizzare sul caso il Ministro della Salute Roberto Speranza e rivolgo lo stesso appello all'assessore regionale Saccardi. Si trova adesso quindi non solo nella condizione di non avere pieno accesso alle cure di cui necessita, che rappresenta un diritto inviolabile di tutti, ma anche a dover affrontare un ulteriore situazione di sofferenza, con una denuncia e tutto quello che ne consegue. Questo non deve accadere, men che meno in Toscana, prima regione in Italia a disciplinare con una legge regionale l'accesso alla cannabis terapeutica nel Servizio sanitario regionale, proprio allo scopo di eliminare le farraginosità burocratiche, di facilitarne l’accesso e di garantire la continuità terapeutica. Occorre quindi dare una risposta immediata al caso specifico, ogni giorno che passa è per lui un calvario, e più in generale potenziare la produzione dello Stabilimento Chimico farmaceutico militare di Firenze, unica struttura autorizzata in Italia, purtroppo ancora largamente inferiore a coprire le richieste, per poter essere in grado di offrire a tutti i pazienti le cure necessarie in misura efficace, senza attese e senza dover ricorrere massicciamente all’importazione dall’estero, che peraltro comporta costi molto più alti per sistema sanitario.

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