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Un Primo Maggio diverso: la Cisl aretina premia la militanza sindacale

“Lavoro: le nostre radici, il nostro futuro”. Questo lo slogan che quest’anno ha scelto la CISL. Il significato che racchiude questa piccola, ma significati frase la CISL aretina da alcuni anni la onora non con discorsi e neppure con...

“Lavoro: le nostre radici, il nostro futuro”. Questo lo slogan che quest’anno ha scelto la CISL.

Il significato che racchiude questa piccola, ma significati frase la CISL aretina da alcuni anni la onora non con discorsi e neppure con manifestazioni, ma con un momento di riflessione sulla situazione lavorativa in provincia di Arezzo, che condivide con la grande famiglia del sindacato.

In questa occasione, così come già dallo scorso anno, conferisce un riconoscimento ad alcuni iscritti che hanno speso la propria vita lavorativa nella militanza sindacale in provincia di Arezzo.

Il Premio alla Militanza Sindacale, vuol essere un piccolo gesto di ringraziamento verso coloro che, anche in situazioni difficile e a volte di estrema incertezza lavorativa, hanno contribuito a scrivere pagine importanti della storia del sindacato in questa provincia.

Questa seconda edizione, il Premio rende omaggio a Giuseppina Tinti, una vita dentro la Familiare di Montevarchi. Noto cappellificio sorto agli inizi del ‘900 e che, per molti decenni ha rappresentato uno dei più importanti fattori economici del Valdarno aretino; a Bruno Menci impiegato postale quando ancora era possibile effettuare sostituzioni perché di fiducia del postino e poi a Luciano Falchi, appena 15enne varcò le porte della UnoAErre e dove fu uno dei protagonisti delle delle grandi conquiste sindacali in fabbrica.

Entrando più propriamente nell’argomento sindacale facendo ricorso ai numeri al momento la situazione che abbiamo di fronte è la seguente: uno sguardo agli ultimi dati Istat sull’occupazione (a livello nazionale) ci fanno calare in modo realista sulla nostra situazione senza esagerare nel pessimismo od in un ottimismo teso ad esaltare gli 0 virgola dell’ultima ora.

Nonostante l’incremento dell’1% del PIL, nel 2016, siamo ancora 7 punti sotto il 2008.

Gli ultimi dati ISTAT del gennaio 2017 sembrano affermare una certa stabilità.

Disoccupazione stabile all’11,9% su dicembre 2016.

Le persone in cerca di lavoro erano 3.097.000; -2.000 unità su base mensile e + 126.000 su gennaio 2016 quando la disoccupazione era all’11,6%.

Gli occupati crescono di 30.000 unità rispetto a dicembre (+0,1%) e di 236.000 su gennaio 2016 (+1%).

L’aumento di disoccupati ed occupati si spiega con il calo degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (- 461.000).

La disoccupazione giovanile è passata dal 39,2% di dicembre al 37,9% quindi -1,3%. Tasso di occupazione stabile tra i 15/24 anni.

La situazione della provincia è leggermente migliore in termini di disoccupati: siamo sul 10,9% e sensibilmente migliore sul tasso di occupazione intorno al 64% ovvero circa 7 pt. sopra la media nazionale. Ma c’è un dato, però, che deve preoccupare, sia in questa provincia sia in Regione: la percentuale di laureati occupati; qui è al 10% rispetto ad una media nazionale del 14%.

E’ il segno di un manifatturiero leggero legato a moda e design, lontano da produzioni strutturate, che hanno nella qualità e sicurezza dei materiali, nei processi di costruzione e complessità la loro forza e che necessitano proprio per la loro fattibilità di competenze adeguate.

Abbiamo sempre sostenuto e, continuiamo a sostenerlo, che il lavoro non si crea per legge e rendere più rigide o flessibili le normative dell’art. 18 salvaguardando il licenziamento discriminatorio.

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