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Martedì, 16 Aprile 2024
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Tragedie sul lavoro, la rsu del Comune dà il via a verifiche sulle strutture: "Politici e dirigenti collaborino"

L'ondata di commozione sembra inesauribile. Dopo l'addio nei giorni scorsi a Filippo Bagni e Piero Bruni, l'attenzione verso le problematiche della sicurezza nei luoghi di lavoro resta alta, altissima. Tanto che la rsu del Comune di Arezzo, con un...

L'ondata di commozione sembra inesauribile. Dopo l'addio nei giorni scorsi a Filippo Bagni e Piero Bruni, l'attenzione verso le problematiche della sicurezza nei luoghi di lavoro resta alta, altissima. Tanto che la rsu del Comune di Arezzo, con un documento approvato all’unanimità dall’assemblea generale dei lavoratori e delle lavoratrici che si è svolta ieri, ha deciso di promuovere una serie di controlli e chiede la collaborazione di politici e dirigenti:

Per quanto riguarda il Comune di Arezzo- si legge in una nota -, indipendentemente dagli organismi e dalle figure preposte dalla normativa, la RSU e i Sindacati si faranno promotori di una verifica delle strutture e delle attività svolte dai lavoratori, partendo da quelle potenzialmente più a rischio, individuando canali di comunicazione, modalità di mappatura e successiva denuncia, allo scopo di perseguire un reale innalzamento dei livelli di sicurezza. L’Amministrazione Comunale è invitata a collaborare: politici e dirigenti. I lavoratori e le lavoratrici in ogni caso andranno avanti.

Nei prossimi giorni sarà redatto e consegnato all’Amministrazione Comunale un primo elenco delle criticità già evidenti e di quelle da verificare, predisposto dai dipendenti.

La tragedia dell'Archivio di Stato ha riportato alla memoria il doloroso ricordo di un collega dei dipendenti comunali, Luigi Coppola, addetto alla manutenzione che morì pochi a ridosso del Natale 2012 investito da un’auto mentre stava lavorando alla messa in sicurezza di un tratto di strada nei pressi di Ruscello.

Noi lavoratori e lavoratrici del Comune di Arezzo da oggi pretendiamo che la parola sicurezza sia associata anche al lavoro che quotidianamente svolgiamo per garantire a tutta la cittadinanza servizi, democrazia e anche sicurezza.

Sei anni fa, con il sacrificio del collega Luigi Coppola, il Comune di Arezzo ha già pagato il suo tributo di sangue sull’altare del contenimento della spesa e della presunta efficienza. Oggi è stato il turno dei colleghi dell’Archivio di Stato: Piero Bruni e Filippo Bagni.

A caldo, per rispetto, nessuno ha avuto il coraggio di affermarlo; ma inevitabilmente nei prossimi giorni si comincerà a sentir dire che la tragedia è stata causata da errore umano, che le carte e le procedure erano a posto; gli avvocati inizieranno a fare il loro lavoro per evitare che ad una tragedia seguano carriere o imprese compromesse.

Ai lavoratori ed alle lavoratrici del Comune di Arezzo interessa che non succeda più. E per questo è necessario inviare un forte segnale ai datori di lavoro, ai dirigenti, a coloro che hanno il ruolo di sovrintendere allo stato delle strutture e delle attrezzature, a coloro che hanno il compito di coordinare il lavoro nei luoghi frequentati da lavoratori, cittadini, adulti, bambini. E la risposta dovrà essere immediata e tangibile.

E sarà nostro preciso dovere pretendere il rispetto di questo semplice ma fondamentale diritto: il diritto alla salute e al benessere nei luoghi di lavoro e negli spazi pubblici. Costi quel che costi, perché la vita e la salute non hanno prezzo.

La tragedia che ha sorpreso la nostra città il 20 settembre, secondo la rsu, è solo" l’ultimo anello di una triste e lunga catena di eventi nefasti. A fronte di una crescente crisi occupazionale, si assiste ad una durevole e macabra contabilità degli infortuni, con l’aggravante dell’aumento percentuale di quelli gravi, a dimostrazione che a nulla sono servite le normative sempre più stringenti". Ed è la stessa rsu ha proporre una riflessione su normativa e applicazione da parte delle aziende.

La normativa in materia di sicurezza sul lavoro, che in Italia ha raggiunto dimensioni smisurate, finisce per accrescere i mille adempimenti e balzelli a carico dei datori di lavoro, limitando il proprio effetto ad un aumento delle spese per adeguamenti strutturali, strumentali, per la formazione e per gli avvocati.

Se la contabilità degli infortuni rimane tristemente costante è segno che siamo davanti al fallimento delle politiche per la sicurezza fin qui adottate.

In questo scenario è evidente che il cambiamento deve essere di tipo culturale.

La quantità e la velocità non garantiscono la qualità della prestazione lavorativa; così come i risparmi non garantiscono una migliore qualità della vita, dei lavoratori e delle lavoratrici e più in generale di tutta la cittadinanza. E questo vale anche per il lavoro pubblico.

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