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Terzo settore, Cesvot: "In Toscana 1 ente su 2 non ha risorse". Ad Arezzo il 10 per cento ha chiuso

Il 18,4 per cento degli enti che sono in "fortissima difficoltà" e che "hanno perso gran parte delle risorse"

L'impatto del Coronavirus è stato devastante anche per il terzo settore. La conferma arriva da Cesvot che ha condotto, affidandosi a Sociometrica, un'accurata ricerca in Toscana. Dallo studio emrege che oltre il 70% degli enti ha dovuto ridurre le proprie attività, e il 14,2% addirittura ha chiuso o sospeso qualunque tipo di operazione.

L’impatto territoriale è molto differenziato: la situazione più critica è quella di Siena, dove a chiudere è stato oltre un quarto degli enti (27,8%); situazione difficile anche a Pistoia e Grosseto. L’impatto è stato irrilevante solo nella provincia di Prato. Arezzo non si trova tra le situazioni più critiche, ma oltre il 10 per cento degli enti ha chiuso la sua attività. 

Non solo. Sempre ad Arezzo, ben il 18,4 per cento degli ets (enti terzo settore) che sono in "fortissima difficoltà" e che "hanno perso gran parte delle risorse". 

L’aspetto che ha messo in maggiore difficoltà gli enti del terzo settore è quello economico: molte associazioni non hanno modo di finanziare neppure le spese ordinarie. Un colpo particolarmente negativo è stata la cancellazione degli eventi che funzionano sia per la promozione del volontariato sia per finanziare le singole attività.
L’indagine, accanto alle forti difficoltà economiche, ha messo in evidenza anche la grande capacità di resilienza delle associazioni, che sono totalmente determinate a continuare le attività, nonostante la crisi di oggi.
Per altro, siamo in questo momento davanti a una riconsiderazione di tutto il welfare, dovuto all’emergenza post-Covid. Le associazioni, secondo gli esiti della ricerca, sono pronte a integrare i loro servizi a quelli pubblici per dare ai cittadini toscani servizi sanitari e di assistenza sempre migliori.
 
Quale futuro vedono di fronte a loro gli ets toscani? Federico Gelli, presidente di Cesvot, resta ottimista: "Sono convinto, come il 37% dei responsabili degli ets, che ci sia spazio per riconsiderare molti aspetti della vita collettiva, dalla riorganizzazione dei servizi socio sanitari e di assistenza, all’utilizzo delle nuove tecnologie. L’esperienza della pandemia reclama più sanità, più servizi, più assistenza, più sociale e non possiamo farlo senza il contributo del terzo settore. La politica non potrà rispondere a questa esigenza senza un’alleanza con gli enti del terzo settore. Consegniamo alla nuova classe dirigente di questa Regione tutti gli strumenti necessari perché ciò avvenga: in ultima la neonata legge regionale sul terzo settore che sancisce e legittima il ruolo  degli ets nei percorsi di co-programmazione e co-progettazione con le amministrazioni pubbliche. Da qui dobbiamo ripartire".
 

Anche Antonio Preiti, direttore di Sociometrica, sottolinea la forza dell’associazionismo toscano: “Con questa indagine abbiamo scoperto che il terzo settore è stato colpito al cuore, perché la sua filosofia è la vicinanza sociale, non la distanza. La resilienza dei volontari è però più forte delle conseguenze dell’epidemia. Questo è l’asset fondamentale per un futuro da protagonista della società civile”.
 

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