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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Dalla Nigeria al lavoro nel roseto Fineschi: la storia di Joseph e di quell'amicizia che gli ha salvato la vita

Un gesto semplice come un passaggio in auto durante una nevicata, è diventato pietra miliare di un'amicizia tra il giovane nigeriano e un ragazzo toscano. Per il migrante è stato il primo passo di un un lungo cammino, che lo ha portato fino a Cavriglia dove lavora come giardiniere al roseto Fineschi

Il freddo dell'inverno e il calore della solidarietà. Così la vita di Joseph, originario di un paesino nigeriano di pescatori, è cambiata: grazie ad un gesto semplice, un passaggio in auto, che è diventato pietra miliare di un'amicizia. Perché oggi Joseph grazie a quello "strappo" - che doveva portarlo dalla chiesa al centro di accoglienza migranti - ha percorso un lungo cammino, che lo ha portato fino a Cavriglia dove lavora come giardiniere al roseto Fineschi. 

La nascita dell'amicizia

"Era inverno, faceva freddo e c'era la neve - ha raccontato Joseph alla testata Redattore Sociale -. Stavo tornando a casa dalla chiesa: vivevo in un centro di accoglienza per migranti a Saltino, sulle montagne del Chianti, ma non avevo il biglietto dell'autobus, così ho chiesto un passaggio. A quel punto è arrivato Sascha. Non lo sapevo, ma quell'incontro mi ha cambiato la vita".

Era il dicembre del 2016 e Joseph aveva 23 anni. Quel giorno con Sascha, 30enne toscano, nacque un'amicizia. Di quelle con la A maioscola. Dopo il viaggio in auto i due ragazzi si scambiarono i numeri di telefono e rimasero in contatto. Sascha fa arrivare al centro di accoglienza coperte, giacche, vestiti e anche una stufa. Poi una brutta notizia: la sorella di Joseph, che vive in Nigeria sta male: deve essere operata di appendicite. Il costo per la famiglia è proibitivo: 300 euro. Joseph non sa come fare, poi però a Sascha. Il 30enne non ci pensa due volte, ne parla con i genitori e inviano i soldi in Nigeria.

"La sorella si e' è salvata - dice Sasca al Redattore sociale -, e questo ci ha uniti ancora di più". Fin quando una sera ha invitato Joseph a cena a casa sua, a Montegonzi, per conoscere la sua famiglia. Durante quell'incontro è nata l'idea di portare il 23enne fuori dal centro di accoglienza. La famiglia toscana ha contattato un avvocato e in seguito ha fatto un accordo in il sindaco.

"A novembre 2017 - racconta Sascha - si è trasferito a casa nostra: io intanto stavo andando a vivere a Firenze, così Joseph si è sistemato in camera mia".

Montegonzi, paesino di 150 anime, ha accolto subito a braccia aperte il giovane migrante, che oggi lì si sente a casa.

Nel frattempo le pratiche per la regolarizzazione di Joseph sono andate avanti: il ragazzo ha sostenuto l'audizione con la Commissione per l'asilo politico e a giugno 2018 l'ha ottenuto. Pochi mesi dopo un'altra buona notizia: è stato assunto nel roseto Fineschi.

"Lavoro in mezzo alle rose tutto il giorno: le poto, le annaffio, le pulisco - ha spiegato Joseph -. Abbiamo molti visitatori. Mi piace molto il mio lavoro: mi permette di mantenere in Nigeria mia madre e mia sorella, che va all'università, e anche la nostra vicina con i suoi tre figli. Lei ha provato come me a venire in Europa, ma non ce l'ha fatta: mi fa piacere darle una mano.

Quando sono partito dalla Nigeria, non immaginavo che il viaggio fosse così duro - ha raccontato all'agenzia Dire -. Ho attraversato il Niger, il deserto, sono stato rinchiuso in un centro di detenzione in Libia. E poi sono partito su una barca nel Mediterraneo: non avevo mai visto il mare. Ci ho messo otto mesi per arrivare in Italia. Conoscere Sascha e la sua famiglia è stato un cambiamento gigante nella mia vita".
 

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