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Lorenzo, sfibrato dal Covid: "Ero uno sportivo, oggi respiro con fatica". E c'è chi lo insulta su Facebook: "Hai inventato tutto"

L'incubo di Lorenzo Stocchi, 35 anni, è iniziato a ottobre e non è ancora finito. In attesa del tampone negativo, può vedere familiari e fidanzata dalla finestra. Il racconto della sua Odissea, dalla Rianimazione al ritorno a casa, passando per i negazionisti che lo hanno preso di mira

"Ho perso quasi dieci chili, non ho dormito per giorni, ho avuto crisi emotive. Non ho avuto paura di morire, ma il terrore di essere solo. Completamente. Senza possibilità di comunicare con l'esterno". Lorenzo Stocchi è in attesa del risultato dell'ultimo tampone che possa liberarlo. Ha trascorso interminanibili giornate nel reparto Covid dell'ospedale San Donato di Arezzo, tra cui una settimana, terribile, in Rianimazione. Ha visto morire il suo compagno di stanza. Da 35 giorni è isolato. Ora che è tornato a casa e sta meglio, si può affacciare alla finestra e salutare la fidanzata e i genitori che lo passano a trovare.

Del suo viaggio infernale ha già raccontato molto, con un lungo e dettagliato post. Lo ha fatto per sensibilizzare e mettere in guardia i coetanei sulla pericolosità del coronavirus. Lui ha 35 anni, abita a Montevarchi; sportivo e aitante: un ragazzone forgiato da rugby, immersioni subacquaee e trekking, con una capacità polmonare sopra la media e 95 chili di muscoli. Che però sono stati fiaccati dalla malattia. "Quando sono tornato a casa, non sono riuscito a fare la doccia. Non avevo le forze: sono caduto", racconta oggi, ancora con l'affanno.

L'Odissea Covid di Lorenzo, sportivo finito in Rianimazione

Non riesce a respirare come un tempo. Una volta negativizzato, dovrà sottoporsi a sedute di riabilitazione. In questo contesto, c'è anche chi ha trovato il tempo, su Facebook, per offenderlo. Per negare che quanto patito fosse vero. Decine e decine di commenti, forse centinaia. "Non li ho contati tutti - quel post che ho fatto per raccontare la mia esperienza ha avuto molto successo. Dei 5mila commenti ricevuti, 150 circa sono negativi. Persone che sostengono come mi sia inventato tutto. Ho cercato di rispondere ai più, prendendoli in giro. Con uno di loro non è stato possibile (vedi post sottostante). Non so chi sia, è un uomo del Veneto. L'ho segnalato alla Polizia Postale, appena potrò, lo denuncerò".

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Cosa hai provato nei momenti peggiori?

"Sono entrato in ospedale il 29 ottobre scorso, non ha fatto in tempo a fare il tampone da casa, tanto stavo male. Nel reparto di Malattie infettive mi hanno messo il casco con l'ossigeno, ma lì ci sono appena transitato. Non rispondevo alle cure e mi hanno mandato subito in Terapia Intensiva. In realtà, in una sala operatoria attrezzata, perché Rianimazione era piena. Mi hanno messo un altro casco, più rumoroso. Dormirci? Impossibile. Del mio calvario ho già raccontato parecchio: avevo quattro buchi alle braccia e altrettantii tubicini collegati. Alimentazione tramite flebo. Niente bagno. Sono rimasto a letto per una settimana. Le braccia, con catetere venoso e arterioso attaccati, mi facevano male. Potevo usare il cellulare, ma ci riuscivo a malapena. Così partiva una telefonata dal reparto ai miei familiari una volta al giorno. Un'angoscia all'inizio: loro sapevano che non rispondevo bene alle prime cure e così mi dovevano portare in Rianimazione. Sapevo che avevo un compagno o compagna di stanza. Vedevo i suoi piedi aldilà di una tendina che ci separava. Un giorno ho visto concitazione attorno al suo letto. Poi più nulla. Ho visto che lo coprivano con un lenzuolo e ho capito. Non so chi fosse. La sua morte mi ha gettato nello sconforto più totale. Non ho avuto paura di morire ma senza poter comunicare, col rumore del casco in testa, ho provato un senso di abbandono indicibile, una solitudine assoluta. Mi sono scoperto non in grado di gestire le mie emozioni, cosa che per lavoro - ho fatto per anni il controller per multinazionali, dovendo rimanere 'oggettivo' per giudicare il lavoro altrui - riuscivo a fare. Non potevo trattenere le lacrime. Le crisi di pianto mi sorprendevano di continuo".

Ad esempio, quando?

"Una delle poche cose che potevo fare, con fatica, era guardare film attraverso il cellulare. Ho consumato decine e decine di Giga. Ecco, in quei giorni ho visto quattro stagioni della serie Netflix The Office e probabilmente tutti i film Marvel, a partire da Ironman. Mi sono ritrovato a piangere per I guardiani della Galassia, per dire".

Come è stato il ritorno a casa?

"Difficile. Me lo avevano detto, non ci volevo credere. Appena tornato volevo fare la doccia, non ci sono riuscito. Sono caduto per terra. Ho fatto un bagno tre giorni dopo, quando avevo recuperato un po' di forze. Prima del ricovero pesavo 95 chili. Ne ho persi 9,7. Il metabolismo, andando avanti con le flebo, mi ha attaccato la muscolatura. Per il cibo, ho la fortuna di avere i miei genitori che me lo consegnano a casa, ogni giorno. Ma qualcosa devo fare: il letto, lavare i piatti, pulire, fare la doccia. I primi giorni è stata durissima".

E il lavoro?

"Il lavoro di controller lo avevo abbandonato da tempo, fino allo scorso marzo ho fatto l'event manager per Galateo Ricevimenti. Con il Covid, però, il settore si è bloccato e siamo stati tutti messi in cassa integrazione. In estate, dopo un colloquio, ho trovato impiego come collaboratore del sindaco di Terranuova Bracciolini, Sergio Chienni. Ma adesso il rientro non sarà facile. Dovrò sottopormi alla riabilitazione. Intanto però incrocio le dita per il tampone negativo". Così da poter riabbracciare la famiglia, che da più di un mese Lorenzo vede al massimo dal vetro di una finestra. 

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