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Scuole chiuse, genitori al lavoro e figli in Dad. Lettera di dissenso al sindaco: "Quanti contagi nelle classi?"

Le difficoltà di chi ha figli alle elementari e deve andare al lavoro, le scuole chiuse per 15 giorni e la didattica a distanza. "Nessun sostegno alle famiglie" dichiara il Pd"

Bambini a casa per la didattica a distanza, genitori al lavoro, richiesta di maggiori informazioni sui dati del contagio che tocca la scuola. La chiusura di tutti i plessi del Comune di Arezzo fa discutere, nonostante le motivazioni portate dal sindaco nella sua diretta del venerdì quando ha fatto l'annuncio:

"È cresciuto in maniera esponenziale in questi ultimi giorni il numero dei nuovi positivi al covid 19, complice l’alto tasso di trasmissibilità delle varianti inglese e brasiliana che purtroppo sta avendo effetti significativi in particolare sulla popolazione scolastica della città e che in pochi giorni ha generato oltre 1.200 isolamenti domiciliari. Per questo, e per prevenire un ulteriore peggioramento della diffusione del contagio che potrebbe portare ad ulteriori restrizioni e alla classificazione in zona rossa della nostra provincia (così come nella nostra regione per quelle di Siena e Pistoia) è stata decisa la chiusura delle scuole elementari, medie e superiori a partire da lunedì 1 marzo fino a sabato 13 marzo. Rimangono aperti i nidi e le scuole dell’infanzia, dove l’incidenza del contagio è ad oggi decisamente meno impattante. La situazione sarà costantemente monitorata e se a fine della prossima settimana i numeri rientreranno sarà possibile la riapertura anticipata delle scuole."

Così il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli nel tardo pomeriggio di venerdì ha annunciato e giustificato la chiusura delle scuole, tranne che i servizi per l'infanzia. Le reazioni dei genitori sono state di vario tipo, in base alle condizioni di ogni famiglia, all'esperienza di questo periodo, al fatto di avere contagi vicini oppure no.

Genitori al lavoro e figli in Dad

Di certo c'è il disagio dei genitori che devono andare a lavorare (non sono previsti permessi speciali) e hanno a casa figli che frequentano le elementari che si devono collegare per la didattica a distanza. Il tema è stato rilanciato dai genitori che compongono il Comitato Giù le mani dalle mense:

"Come genitori siamo i primi ad essere preoccupati per la salute dei nostri figli e per la sicurezza delle nostre famiglie. Allo stesso tempo però chiediamo serietà e competenza. Dal sito Inps apprendiamo che i congedi per Sars-CoV-2 sono concessi solo per gli abitanti delle regioni che si trovano in zona rossa. Possiamo pensare che il sindaco e la vicesindaca abbiano stanziato le risorse necessarie per erogare bonus a sostegno dei nuclei familiari coinvolti?"

In effetti in questo momento, da questo punto di vista, pare esserci un vuoto normativo. "Potrebbe essere chiarito e risolto a breve con il Decreto Ristori 5 - spiega il presiente dell'Ordine dei commercialisti di Arezzo Giovanni Grazzini - in questo momento sarebbe riconosciuto per le scuole medie e solo per le zone rosse a meno che il figlio non sia disabile." Già perché la zona rossa non prevede la chiusura delle classi della scuola primaria e delle prime delle secondarie di primo grado. "A gennaio - spiega ancora Grazzini - è scattata la possibilità di chiedere il congedo straordinario in caso di sospensione dell’attività didattica in presenza delle scuole secondarie di primo grado nelle zone rosse del territorio nazionale e – anche al di fuori dalle zone rosse – per i genitori di figli in situazione di disabilità grave in caso di sospensione della didattica in presenza di scuole di ogni ordine e grado o di chiusura dei centri assistenziali."

La lettera di alcuni genitori: "Dissento da questa scelta, quali dati sulla scuola?"

Nella giornata di ieri sono cominciate a circolare nelle chat dei genitori lettere di dissenso e richieste di spiegazioni all'amministrazione, rivolte nello specifico al sidnaco Ghinelli e alla vicesindaca Lucia Tanti che ha la delega al sociale e alla scuola.

"Sono qui a manifestare il mio dissenso relativamente a questa scelta, in quanto ritengo ingiusto ed ingiustificabile che la scuola sia considerata attività meno essenziale rispetto ad altre che rimarranno aperte. Ritengo doveroso che l’amministrazione renda pubbliche le informazioni sui numeri di contagi individuati nei singoli plessi e che avvii una seria e rigorosa azione per circoscrivere gli assembramenti di persone in tutte le strade del centro. Gli studenti, soprattutto quelli delle scuole elementari e del primo anno delle scuole medie, non possono scontare le conseguenze derivanti dall’ incapacità di gestire l’emergenza e non possono subire limitazioni più severe di quelle attuate nelle zone rosse, per di più senza comprovate motivazioni. Non si tratta di una gara, ma di dare il giusto peso alla cultura ed al futuro dei nostri bambini. I danni derivanti dalla chiusura non sono monetizzabili, ma ingenti ed evidenti sotto gli occhi dei genitori. Questo, inoltre, complica ulteriormente la vita alle famiglie aretine sia per i genitori che lavorano autonomamente sia per i lavoratori dipendenti in quanto non vi è possibilità di prendere congedi parentali. Chiedo a questa Amministrazione di rivedere la scelta effettuata evitando la strada più facile."

Il Pd: "Scuole chiuse per 15 giorni. Nessun sostegno alle famiglie"

Politicamente ha preso posizione il gruppo Pd di Arezzo in consiglio comunale che pone tutta una serie di interrogativi al sindaco:

"15 giorni di chiusura delle scuole. Tutte con l'eccezione dei servizi per l'infanzia. Il sindaco Ghinelli conferma la sua lontananza dai problemi delle famiglie. Non spetta ad un gruppo consiliare stabilire  la gravità della situazione sanitaria di un Comune: è compito del sindaco. Ci auguriamo che la scelta sia stata presa sulla base  delle valutazioni dell'andamento del contagio da parte della Asl ma indipendentemente da queste rimangono alcune domande. La prima: siamo certo che l'aumento dei contagio tra i giovani si determini a scuola? La seconda: quale utilità può avere l'allontanamento dalle aule nelle ore della mattina quando, da lunedì, i ragazzi e i giovani potranno vedersi ad ogni ora del giorno in ogni altro luogo purché non sia la scuola? La terza: perché il Comune di Arezzo non esercita il suo ruolo nel controllare il centro della città dove il distanziamento sociale è pratica inusitata?

Da domande alle quale il Sindaco probabilmente non risponderà, ad alcune certezze. Nulla è stato pensato per aiutare le famiglie. Dal venerdì al lunedì è difficile che una famiglia possa improvvisare una soluzione. Dando per scontato che gli studenti delle superiori possano stare da soli, non altrettanto si può dire per tutti gli alunni delle primarie, soprattutto i più piccoli. Come faranno le famiglie nelle quali i genitori lavorano e che non possono contare sui nonni? O su un reddito sufficiente a pagare una baby sitter?

Qualcuno dirà: la salute ha la meglio su tutto. Vero. Ma anche la programmazione potrebbe avere la meglio sull'improvvisazione. Sono settimane che la situazione dei contagi sta peggiorando. Alcuni studi di ricerca indicano Arezzo come la terza città italiana. Perché l'Amministrazione comunale non ha predisposto in tempo misure di sostegno alle famiglie che da lunedì e per 15 giorni non saranno in grado di affrontare  i problemi derivanti dalla chiusura delle scuole?

E' ormai chiaro che dovremo convivere a lungo con la pandemia. Ed è prevedibile che la chiusura delle scuole potrebbe diventare  un evento ripetibile. Perché allora non  studiare misure stabili e immediatamente attivabili? Se il tempo utilizzare per progettare le Fondazioni fosse stato utilizzato dal Comune per dare sostegno alle famiglie, lunedì non avremmo una situazione di emergenza per molte famiglie aretine."

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