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Arezzo in dad. Il vicesindaco: "In 14 giorni quarantenati 1.300 cittadini, il rischio è di tornare in zona rossa"

"Con l'84% di casi in più in una settimana - ha fatto sapere il vicesindaco Tanti - Arezzo è la terza realtà in Italia per recrudescenza del virus"

"Arezzo in questo momento sta su un delicato crinale". A dirlo è il vicesindaco, nonché assessore alla scuola, Lucia Tanti. È lei stessa, all'indomani delle polemiche sorte in seguito all'ordinanza con cui da domani le scuole comunali - elementari, medie e superiori - torneranno in totalmente in dad. Tra queste ci sono anche le dichiarazioni del provveditore provinciale Roberto Curtolo che, sulle colonne de La Nazione, ha sottolineato come la scelta non sia stata condivisa tempestivamente e di aver appreso della chiusura soltanto dagli organi di stampa. 

Pronta la replica da parte dell'amministratrice che sottolinea come "sabato mattina scorso (27 febbraio ndr) l'ordinanza è stata inviata prima al provveditorato per un confronto che c'è stato e solo dopo i contatti con il provveditorato l'ordinanza è stata inviata alle scuole. A me spiace tuttavia che non si colga la sostanza della questione, cioè che Arezzo in questo momento sta su un delicato crinale: o blocchiamo la galoppata del virus adesso o rischiamo di precipitare in zona rossa velocemente".

A preoccupare il Comune di Arezzo, come ricordato anche dal sindaco durante l'ultimo intervento sui social, è la crescita dei contagi che potrebbe trascinare la provincia aretina in zona rossa. "Con l'84% di casi in più in una settimana - ha fatto sapere il vicesindaco Tanti - Arezzo è la terza realtà in Italia per recrudescenza del virus. Da noi sono state riscontrate in ambito scolastico entrambe le varianti e oltre l'1% degli aretini - quasi 1.300 - sono stati quarantenati negli ultimi 14 giorni a causa dei soli positivi generati dal mondo della scuola. Il tema della chiusura delle scuole nelle zone critiche è ormai già un fatto. Non è che ci siano molte cose da dirsi. Ad Arezzo negli ultimi giorni registriamo dai 40 ai 50 casi in più; o ci si affida al fato o si tenta adesso e con forza di evitare di diventare zona rossa come Siena. Resta il dispiacere per i ragazzi, sempre più disorientati, e questo è il solo vero rammarico che ci fa male, ma non è mettendo la testa sotto la sabbia o aspettando che qualcuno prenda decisioni per noi così da poter giocare allo scaricabarile, che fermeremo un contagio che si sta riacutizzando e che si è concentrato nella fascia di età sei-diciotto. Tutte le opinioni sono legittime e hanno molte ragioni, ma la linea di questa amministrazione è sempre stata quella di prevenire e agire rapidamente prima che le situazioni possano degenerare. Ci sono momenti in cui servono decisioni drastiche per fermare un trend: i numeri ci dicono che Arezzo è in un momento in cui l’attenzione deve essere massima. La responsabilità della salute degli aretini è in capo alla amministrazione comunale, e così come molti altri sindaci alla luce di una tendenza oggettivamente critica abbiamo ritenuto che fosse il tempo di prendere decisioni utili ad evitare la zona rossa. Del resto fummo i primi in Italia a chiedere la chiusura delle scuole un anno fa mentre altri prendevano gli aperitivi dimostrativi. Passammo, il sindaco ed io, per esagerati poi però si è visto un anno fa come è andata a finire”.

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