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Scuola, anche ad Arezzo sciopero l'8 giugno. Sindacati: "Servono investimenti in personale e strutture"

Secondo i rappresentanti dei lavoratori della scuola a settembre si rischia di avere ancora più docenti precari e strutture non adatte al mantenimento delle distanze fisiche

"Si rischia di arrivare a settembre con migliaia di precari in più tra il personale che lavora nella scuola e con aule non all'altezza della sfida che ci pone la riapertura dopo la serrata per il coronavirus". L'allarme dei sindacati della scuola è chiaro e viene condiviso dai rappresentati di categoria di Arezzo, così come dagli stessi insegnanti e dal resto della comunità educante. Per questo hanno indetto lo sciopero nazionale del comparto scuola per l'8 giugno, data che in molte regioni d'Italia corrisponde all'ultimo giorno di scuola (ma non in Toscana che è mercoledì 10 giugno). Hanno aderito le sigle sindacali di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda che hanno confermato l'impianto dell'agitazione sindacale nonostante il richiamo del Garante. Uno sciopero al quale sono invitati a partecipare studenti e famiglie. Perché le problematiche sono comuni e identici i bisogni di garanzie per le riaperture del prossimo anno scolastico.

"In provincia di Arezzo operano in tutto fra organico di diritto e di fatto 7200 persone che mandano avanti la scuola i precari rischiano  di arrivare a 1200, ne rappresentano quindi un sesto" spiega Maurizio Tacconi della Flc Cgil. La logica alla base del discorso parte dal fatto che a settembre, la scuola, non può ripartire con la didattica a distanza, nemmeno in parte.

"La didattica a distanza, non può essere che considerata una modalità d'emergenza, ma abbiamo visto tutti i suoi limiti, non copre tutte le famiglie. Quindi dobbiamo agire fin da subito perché si possa interrompere e a settembre si possa ripartire con la didattica in presenza che è l'unico strumento per fare istruzione. Per fare ciò si deve lavorare subito sugli spazi e sul personale, noi tra i docenti perdiamo a settembre 49 precari, alcuni dei quali lavorano in aula da 13 anni."

Insomma c'è bisogno di più personale e di stabilizzazione dei precari.

"Certo perché basta guardare la prova che hanno fatto nella scuola della figlia della mia compagna dove hanno provato a disporre banchi come dice la normativa. Nell'aula, in una classe da 23 alunni possono starcene 10, tempo ne abbiamo ma c'è attivarsi subito con le istituzioni locali che finora non ci risulta abbiano fatto nulla, se non valutare l'istallazione delle telecamere per permettere di seguire le lezionia nche a distanza, una cosa che considero illegale."

"Noi sigle sindacali unite abbiamo offerto soluzioni per ripartire - ha spiegato Brunella Agostini di Cisl Scuola - ma queste, ovviamente, prevedono personale aggiuntivo, se è vero che si devono mantenere le distanze e gli ambienti devono essere adeguati, per poter suddividere gli alunni in gruppi più piccoli, servono più addetti. Non è pensabile riproporre sezioni con 28 o 30 alunni."

"Sul tema dei concorsi noi avevamo aspramente contestato la prova scritta a crocette visto che si parla di docenti che sono precari storici, che insegnano da più di 10 anni, che hanno alle spalle esperienza che non si acquisisce sui libri e che non può essere valorizzata con un concorso a crocette. Secondo noi serviva un concorso per titoli e servizi che avrebbe permesso a settembre di avere già in cattedra il personale necessario per l'avvio dell'anno scolastico."

Solidarietà e adesione allo sciopero è arrivata dal gruppo dei cittadini dimenticati che sta portando avanti proposte e proteste per la ripresa della scuola. "#cittadinidimenticati l’8 giugno sta con i sindacati. Per far sentire la nostra voce forte e chiara sulla scuola che vorremmo a settembre. Una scuola certamente sicura per tutti, ma non una scuola a metà. La nostra scuola, è un po’ il simbolo dello stato che vorremmo. Uno stato che investe sulla cultura, sull’istruzione, sul lavoro, insomma uno stato che pensa al futuro e investe in esso."

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