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Sanità, il "distrettone" Arezzo-Casentino-Valtiberina nel mirino dei sindacati: "No alla Società della Salute"

Il dibattito sulla sanità provinciale resta vivo, oggi si registra un intervento congiunto da parte delle sigle Cgil Cisl e Uil, insieme alle rispettive federazioni dei pensionati, alla luce degli ultimi incontri con gli enti locali. Impossibile...

Il dibattito sulla sanità provinciale resta vivo, oggi si registra un intervento congiunto da parte delle sigle Cgil Cisl e Uil, insieme alle rispettive federazioni dei pensionati, alla luce degli ultimi incontri con gli enti locali.

Impossibile - spiegano i sindacati - non sottolineare come la crisi in atto e i tagli effettuati nei bilanci delle amministrazioni pubbliche ricadano sulle famiglie costrette sempre più spesso a supplire, quando possibile con risorse proprie, alle carenze delle istituzioni di ogni ordine e grado. E’ quindi necessario porre grande attenzione affinché certe modifiche normative non siano solo tagli lineari. Ci riferiamo, in particolare, alla costituzione della nuova zona distretto che unisce gli ambiti di Arezzo, Casentino e Valtiberina in un "distrettone” composto da circa 196.000 persone superando ampiamente i limiti definiti dalle stesse disposizioni regionali.

Ed è proprio il nuovo "distrettone" a creare le maggiori perplessità per via delle "peculiarità e le oggettive notevoli differenze che caratterizzano gli ambiti di provenienza". Cgil, Cisl e Uil chiedono inoltre che l'integrazione socio-sanitaria nella zona non passi dall'esperienza della Società della Salute.

Non abbiamo convinto la Regione Toscana a desistere dall’iniziativa e oggi diventa quindi fondamentale dire la nostra circa il nuovo assetto. Lo abbiamo fatto nelle iniziative di confronto con alcuni enti locali e che auspichiamo accada con la dirigente della zona distretto aretina e con il direttore generale della Usl Toscana sud est, oltre che con altri comuni interessati. Per Cgil Cisl e Uil la forma migliore per l’integrazione socio sanitaria nell’ambito della nuova zona distretto è quella della convenzione e non della costituzione di una Società della Salute, esperienza mai decollata nel nostro territorio e, a nostro parere, lontana dallo spirito di vicinanza delle istituzioni con i cittadini. La creazione di un ulteriore livello di gestione appare inutile e dispendiosa, soprattutto perché l’auspicata omogeneizzazione dei servizi nell’ambito della gestione associata deve avvenire con gradualità lasciando agli enti locali la necessaria autonomia. Per questo auspichiamo che nella nuova conferenza zonale dei sindaci si trovi un accordo al di là delle rispettive provenienze politiche, tenendo conto delle esigenze dei cittadini che hanno bisogno dove abitano, anche fuori dall’emergenza clinica acuta, di una rete integrata di servizi sociali e sanitari efficace, con minori esigenze burocratiche, in cui ogni professionista sia in grado di fornire risposte immediate senza i viaggi della speranza da un ente all’altro alla ricerca dell’ufficio in grado di rilasciare il documento necessario.

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