rotate-mobile
Attualità

Sanità e migranti, Stefania Magi: "La tutela della salute pubblica passa dall'integrazione"

Molti vivono in Italia da decenni. Hanno figli nati negli ospedali della provincia, lavorano in aziende del territorio e sono perfettamente inseriti nel tessuto sociale. Per lo più vengono dall’Albania e dalla Romania e hanno un’età media di 33,6...

Molti vivono in Italia da decenni. Hanno figli nati negli ospedali della provincia, lavorano in aziende del territorio e sono perfettamente inseriti nel tessuto sociale. Per lo più vengono dall’Albania e dalla Romania e hanno un’età media di 33,6 anni. Soltanto il quattro per cento di loro ha superato i 65 anni di età.

Questi sono i cittadini stranieri residenti nel territorio aretino e che da tempo hanno trovato nella realtà locale la propria dimensione.

Ad oggi rappresentano il 10,6% della popolazione totale e per loro sono stati studiati dei servizi di mediazione culturale e di comunicazione che hanno permesso facile accesso alle strutture.

E’ la referente per la salute dei migranti della Asl Toscana Sud Est, Stefania Magi, a fare il punto circa numeri e riscontri riguardanti la provincia di Arezzo.

“Nel 2016 - spiega la referente della Asl - 2035 stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana. Ad oggi sono 36.559 i residenti nella provincia di Arezzo. E rappresentano una fascia molto giovane della popolazione poiché, come spesso si evince da studi recenti, chi intraprende un viaggio verso un Paese che non è quello dove è nato ha iniezione di migliorare la propria vita e di mettere radici. Ad Arezzo, come in altre località italiane, arrivano per creare un futuro per loro stessi e per i propri figli. In letteratura medica questo aspetto viene identificato con l’appellativo di migrante sano”.

Chi parte verso altre nazioni infatti è sano, giovane, forte e pronto a creare una famiglia. Non è un caso che gli stranieri residenti ad Arezzo hanno un’età media nettamente più bassa di quella degli italiani che invece hanno 47,2 anni di età. Ma non solo. Il 29 per cento delle nascite negli ospedali aretini sono figli di madri non italiane.

“Questi - spiega Stefania Magi - sono aspetti che rendono i migranti una risorsa dal punto di vista demografico e medico. Basta pensare la possibilità di ampliamento della platea dei contributori e il minor bisogno di servizi sanitari e sociosanitari. Una popolazione giovane, sana e attiva nella procreazione non può che essere identificata in questo modo: una risorsa”.

Ma oltre ai punti di forza ci sono anche gli aspetti riguardanti le fragilità.

“In questo senso, sempre prendendo come riferimento la letteratura medica - spiega ancora la referente della Asl Sud Est - c’è da tenere presente l’effetto denominato migrante esausto. Coesistono infatti vulnerabilità sul piano sociale, culturale che non posso non avere ricadute sulla salute. La maggiore disoccupazione, così come i redditi più bassi e le difficoltà linguistiche creano delle problematiche per quanto riguarda l’accesso ai servizi sanitari. E’ per questo che ci siamo chiesti: “cosa possiamo fare per non disperdere questo capitale di salute?”.

La risposta è arrivata con la creazione di percorsi materno infantili, sull’infanzia e sulla prevenzione.

“Abbiamo visto - continua a spiegare la dottoressa Magi - un’incremento da parte delle donne del consultorio e di servizi per bimbi con problemi psichici e cognitivi che, tendenzialmente, sono in numero maggiore rispetto agli italiani. Per altro, queste offerte sanitarie non sono state create ex nove. Abbiamo semplicemente rafforzato i canali di comunicazione ed integrazione e spinto anche gli stranieri ad utilizzarli avvalendosi di figure come i traduttori e mediatori culturali”.

Capitolo a parte quello riguardante i richiedenti asilo.

Ad Arezzo, secondo i censimenti più recenti, sono circa 1.300 e rappresentano lo 0,35% della popolazione totale.

“I controlli medici - prosegue Stefania Magi - in queste persone vengono effettuati da subito mentre si trovano a bordo delle barche che vengono intercettate lungo le nostre coste. Un secondo screening avviene mentre sono nei centri di prima accoglienza e poi, quando arrivano ad Arezzo vengono nuovamente visitati negli ambulatori che sono stati allestiti proprio per questo. Ovviamente ricevono cure e trattamenti medici qualora se ne ravvisi la necessità anche durante i mesi di permanenza nei vari Cas. Nel 2016 sono state 843 le visite effettuate dal personale Asl sui richiedenti asilo”.

Ma rispetto agli stranieri residenti, i richiedenti asilo, rappresentano una fascia di popolazione estremamente più fragile.

“Il fenomeno di migrante esausto è molto più presente - continua la dottoressa - Sono persone che, come riscontrato nel 25/30% dei casi hanno vissuto violenze, torture, hanno visto morire brutalmente i propri compagni di viaggio ed hanno raggiunto l’Italia in condizioni davvero disarmanti. Elementi sufficienti a creare in loro un forte stress post traumatico patologia che si palesa fin da subito in varie modalità e che rende molto difficile l’integrazione nel tessuto sociale in curi vengono accolti. E’ solo creando un serio e costruito sistema di collaborazione tra istituzioni che è possibile trattare al meglio le difficoltà dei richiedenti asilo e permettere loro di essere accolti al meglio. Un soggetto psicologicamente fragile è più propenso a non integrarsi, a non trovare un’occupazione e a delinquere. Questo è un aspetto di cui non viene tenuto troppo spesso conto ma è di cruciale significato per il benessere di tutta la nostra comunità. Dal punto di vista invece sanitario, non vi sono timori riguardanti malattie infettive. Chi riesce ad arrivare in Italia è in buona salute”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sanità e migranti, Stefania Magi: "La tutela della salute pubblica passa dall'integrazione"

ArezzoNotizie è in caricamento