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Saione, i migranti e la città. Brogi: "Né buonisti né razzisti: soltanto giusti"

Viviamo in un tempo di incertezze e sofferenze causate da tanti fattori: crisi economica, grandi disuguaglianze sociali, speculazioni finanziarie, cambiamenti climatici, fondamentalismi, spaesamento nel flusso globale dell’informazione. Tutto ciò...

Viviamo in un tempo di incertezze e sofferenze causate da tanti fattori: crisi economica, grandi disuguaglianze sociali, speculazioni finanziarie, cambiamenti climatici, fondamentalismi, spaesamento nel flusso globale dell’informazione. Tutto ciò ingenera in tante persone un senso di impotenza nel padroneggiare gli eventi e paura del futuro, cosicché l’unico corpo materiale e ravvicinato su cui si addensano le nostre ansie e tensioni è quello degli immigrati. Servirebbero risposte alte della politica in termini di visione del futuro, con progetti lungimiranti che vadano oltre il proprio naso e le scadenze elettorali, per il governo dei grandi fenomeni e la loro indispensabile regolazione. Invece, si cavalcano i turbamenti e si stimolano ostilità, rancore e guerra tra poveri oppure si tace, quasi annichiliti o indifferenti. Vale in grande e vale in piccolo, anche da noi.

Su un fenomeno certo difficile e controverso, epocale ed ineluttabile come quello delle migrazioni e dell'integrazione, da settimane ad Arezzo si stanno compiendo operazioni dannose ed irresponsabili. Forze politiche di destra puntano ad acquisire consensi a breve, speculando sulla paura e additando i migranti, considerati un tutt'uno negativo, quale capro espiatorio di ogni male; Sindaco e amministratori giocano allo scaricabarile, ad esempio con l’assurda proposta dell'esercito a Saione, per sgravarsi dalle proprie responsabilità; improvvisati opinionisti e taluni giornalisti superficiali sono alla ricerca di notorietà e lettori. Domandiamoci: stanno facendo un buon servizio ad Arezzo oppure, goccia dopo goccia, stanno non solo inselvatichendo il dibattito pubblico, ma minando le basilari relazioni tra individui e la coesione sociale della città?

E, di conseguenza, chiediamoci: è mai possibile che ad Arezzo le forze politiche democratiche e di sinistra, le organizzazioni sindacali, le associazioni culturali e del volontariato, laiche e religiose, le cooperative sociali, ecc. se ne stiano pressoché zitte? Che le categorie economiche, le quali hanno immigrati come soci o lavoratori dipendenti che mandano avanti le imprese, non abbiano nulla da dire? Che gli ordini professionali non forniscano un contributo ad un dibattito sulla qualità della vita dal punto di vista urbanistico e sociale volto ad assicurare sicurezza e coesione sociale? Che chi fa informazione, oltre a rilevare criticamente i problemi, non faccia conoscere la faccia nascosta - la grande maggioranza - di tante vite ed esperienze positive, evitando di ampliare percezioni distorte? Credo che un’intera classe dirigente, che non è solo quella politica, debba destarsi e complessivamente cimentarsi nel compito di evitare una pericolosa china alla nostra città.

Sono tante le cose da fare e da dire, ogni giorno. Ristabilire il senso delle cose (nessuna invasione, nessun furto di lavoro o di risorse) e smascheramento di fake news; operazione verità sulla distorta percezione della realtà in tema di sicurezza, facendosi carico dei problemi veri e smontando quelli creati ad arte; superamento degli stereotipi attraverso la conoscenza e dei pregiudizi attraverso i giudizi. Un programma strategico con adeguate risorse per l’inclusione sociale e l’integrazione, con al centro il Comune, su scuola, a partire dall'infanzia, riqualificazione di aree urbane o periferiche, contrasto del degrado e nessun quartiere ghetto. Azioni permanenti per l’interazione tra diverse culture, per il reciproco riconoscimento di diritti e doveri, rispetto della legge e superamento di ogni integralismo. Paziente tessitura di relazioni e legami sociali, individuali e di gruppo; dialogo interreligioso. Ed anche le dovute azioni di prevenzione e repressione di ogni reato, compiti che Prefettura e Questura stanno svolgendo con senso dello Stato e capacità di individuare sia i nessi che le differenze tra complesse problematiche, qualità fondamentali purtroppo assenti o scarse in troppi attori politici o istituzionali locali.

Quindi, né buonismo né razzismo: soltanto azioni giuste e utili. Perché Arezzo, come tante altre città, avrà un futuro se sarà, insieme, cosmopolita, cooperativa e giusta.

Giuseppe Brogi

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