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"Incidenti e codice della strada. I vigili urbani hanno già il loro bel da fare". La risposta della Fp Cgil al Prefetto Palombi

I lavoratori della Polizia Municipale hanno già il loro da fare. Per il decoro il Comune può intervenire con interventi strutturali nelle aree degradate, ma per la pubblica sicurezza e la lotta allo spaccio di stupefacenti la Prefetto Palombi deve rivolgersi a Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza

La Funzione Pubblica CGIL, sindacato rappresentante dei lavoratori e delle lavoratrici del Pubblico Impiego, quindi anche di quelli impiegati nella Polizia locale, apprende con preoccupazione quanto dichiarato dalla Prefetto Palombi nel corso della riunione del Comitato per l’ordine pubblico del 12 giugno.

La Prefetto Palombi invita la Polizia, che si chiama in realtà Municipale, anche se le hanno cambiato nome, ad intensificare i controlli nelle aree cittadine considerate più degradate, come per esempio l’area del Parco del Pionta. La rappresentante del Governo per Arezzo forse dimentica che il Corpo della Polizia Locale ha già il suo bel da fare per fare rispettare il Codice della Strada e garantire la sicurezza stradale in uno dei territori comunali più estesi della Regione, il rilevamento degli incidenti stradali, con tutto quello che segue nei rapporti con le famiglie delle vittime e con le assicurazioni, il rispetto dei Regolamenti Comunali in materia ambientale, edilizia, commerciale, in una città dove l’impennata delle attività turistiche richiede un supplemento di impegno nei confronti della ricettività e della ristorazione, l’accertamento delle residenze, e tante altre piccole incombenze che giustamente non riguardano la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza.

L’invito ad un maggiore impegno nelle aree degradate o a rischio è giustamente rivolto al Sindaco quale responsabile della programmazione delle politiche comunali, che potrebbe propriamente svolgere il suo ruolo per coordinare le altre amministrazioni, prima fra tutte la proprietà di molti degli immobili abbandonati che gravitano nel Parco del Pionta. Un’area così bella nel cuore della città, abbandonata a sé stessa ormai da anni, dovrebbe essere ricca di attività, con gli spazi riqualificati ed “abitati” da cittadini e cittadine giorno e notte. Il degrado e gli spacciatori non avrebbero più cittadinanza in un luogo presidiato dalla società. Basta ricordare come Piazza Sant’Agostino, luogo pericoloso e di spaccio fino a dieci anni fa, sia diventato uno dei salotti della città.

Ma i rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici FP-CGIL respingono ogni proposta di coinvolgere ulteriormente la Polizia Municipale nel campo della repressione, dell’ordine pubblico, del contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti. Siamo già ben oltre il limite di guardia. Dai tabulati dei servizi effettivi svolti dal personale del Corpo di Polizia Municipale nel 2018 risulta drammaticamente che in media ogni agente ha lavorato il 129% delle ore previste dai contratti di lavoro. A ciò si aggiunga che l’età media dei dipendenti pubblici, compresi quelli della Polizia Municipale, è nettamente superiore ai 50 anni. Con questi dati si capisce bene come qualsiasi richiesta di supplementi di impegno, per di più in attività di ordine pubblico, sia da respingere al mittente. L’impiego di lavoro straordinario deve essere limitato ad eventi eccezionali ed imprevedibili, qua si tratta invece di programmare, quindi prima si assumano giovani leve, le si formino adeguatamente, e poi possiamo sederci ad un tavolo per contrattare.

La FP CGIL conosce ormai l’esigenza di spingere a fondo nell’acceleratore della sicurezza come modalità di governo, purtroppo limitata alla comunicazione, tristemente introdotta con i primi “Pacchetti sicurezza” del non compianto ex Ministro Minniti, è adesso portata all’iperbole dal Ministro della Paura Salvini. Ma i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego preferirebbero tornare ad interpretare il ruolo amichevole di rappresentante del Municipio, garante della convivenza civile e del rispetto delle regole. La repressione non è mai stata risolutiva e deve rimanere come ultima opzione, da impiegare solamente quando siano state espletate tutte le possibilità di azione proprie di una sana Amministrazione comunale.

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