rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Attualità

"Evitiamo una catastrofe ad Arezzo". Dighe e invasi, la mappa dei lavori da fare

Appuntamento ieri in Confindustria Toscana Sud dopo il disastro in Emilia Romagna. Il presidente Bernini: "Siccità e alluvioni facce della medesima medaglia". Le opere necessarie: sopralzo di Levane, scarico del fondo della Penna, nuova diga sull'Ambra

"Siccità e alluvioni sono sempre state, fin dall’antichità, due facce della medesima medaglia. La contrapposizione si sta facendo più evidente con il cambiamento climatico che interessa l’intero pianeta. In molti paesi, compreso il nostro, abbiamo troppa acqua quando non serve e poca quando serve". Lo ha detto ieri il presidente di Confindustria Toscana Sud Fabrizio Bernini lanciando l'allarme sulle infrastrutture delle province di Arezzo, ma anche di Siena e Grosseto. Un incontro lungo, approfondito e partecipato per mettere sotto la lente d'ingrandimento la fragilità idraulica del territorio aretino, quello che si è tenuto nella sede aretina dell'Associazione Industriali: un appuntamento promosso a pochi giorni dal disastro avvenuto in Romagna. Il tema "Acqua nuova ricchezza" ha posto l'accento su una serie di lavori inderogabili su dighe e invasi per mantenere la salute del territorio.

fabrizio-bernini-6

Parola agli ingegneri

Presenti gli ingegneri Giovanni Cardinali, consulente di riferimento di Confindustria Toscana Sud sul tema infrastrutture, Remo Chiarini, esperto di dighe e coordinatore generale di Chiarini Associati, e Simone Viti (Presidente Ente Acque Umbro Toscane, che gestisce Montedoglio.

"Le dighe della Penna e di Levane - ha spiegato Cardinali nel suo excursus storico - erano state progettate solo per la produzione di energia elettrica, poi si pensò di usarle per la laminazione delle piene. Occorrono però nuovi interventi per renderle efficienti: come lo svuotamento dei sedimenti e il rialzo della diga di Levane e lo scarico di fondo della diga della Penna, che non sono stati fatti. Montedoglio è stata progettata per l'irrigazione dei campi di Valtiberina e Valdichiana e per la produzione di energia elettrica, ma anch'essa è un'infrastruttura ad usi plurimi, idropotabile, per la laminazione delle piene e per il sostegno delle magre, per conservare la portata minima vitale".

E su Montedoglio Viti ha aggiunto: "Lo stato di salute di Montedoglio è oggi ottimale. Sono stati completati i lavori di ripristino, il prossimo anno arriveremo al possibile riempimento, se la stagione delle piogge lo consentirà. Oltre a ciò sono stati fatti dei lavori accessori, sono in fase di realizzazione o appalto. Queste opere completano le infrastrutture della parte occidentale e orientale dell'invaso. In questi giorni è partito ad esempio il cantiere che porterà l'acqua a Chiusi, risolvendo un problema storico di siccità".

La mappa dei lavori da fare  

L’ingegner Chiarini, dopo aver fatto il punto sulla gestione dei serbatoi aretini attuali, ovvero Penna, Levane, San Cipriano, Montedoglio, Sovara, Calcione, Cerventosa, ha analizzato le ipotesi d’intervento per la riduzione del rischio idraulico sul territorio, come l'adeguamento dello scarico della Penna, il progetto del sopralzo di Levane, lo sfangamento degli invasi Enel e la possibile diga sull’Ambra a Castello di Montalto. Infine ha fatto il punto sui progetti in corso o pregressi per altre dighe a usi plurimi del territorio della Toscana Sud. 

Si è parlato del progetto definitivo di adeguamento sismico sull'invaso di Cerventosa (Cortona) per uso idropotabile; del progetto esecutivo per uso irriguo e idropotabile della diga sul torrente Chiassaccia (Arezzo) da 6 milioni di metri cubi già concessionata; dello studio di fattibilità riguardo la diga sul Corsalone (Casentino) da 6 milioni di mc, già presente nel piano stralcio Autorità di Bacino del fiume Arno del 1999 per la riduzione del rischio idraulico; del nuovo finanziamento per la progettazione di fattibilità del completamento delle opere della diga di San Piero in Campo in Val d’Orcia da 15 milioni di mc; della diga sul Merse in Maremma (un progetto addirittura risalente agli anni '70 dell'Ente toscano di sviluppo agricolo forestale) da 75 milioni di mc; del progetto di fattibilità della diga sul torrente Gretano nel Grossetano da 3,5 milioni di mc (già consegnato e in fase di istruttoria al Ministero delle Insfrastrutture) e del progetto di fattibilità sull'infrastruttura sul torrente Lanzo, sempre in provincia di Grosseto, da 7,5 milioni di mc, anch'esso in fase d’istruttoria presso il Mit.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Evitiamo una catastrofe ad Arezzo". Dighe e invasi, la mappa dei lavori da fare

ArezzoNotizie è in caricamento