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"Rientro in Qatar per lavoro". Marco Serafini, l'aretino che insegnerà all'università del Massachusetts

Marco Serafini ha 38 anni è aretino doc, ma la sua professione di ingegnere informatico e la sua voglia di estero l'ha portato in giro per il mondo. E' quasi per caso che lo incontriamo ad Arezzo con la famiglia. Sta per ripartire alla volta del...

Marco Serafini ha 38 anni è aretino doc, ma la sua professione di ingegnere informatico e la sua voglia di estero l'ha portato in giro per il mondo. E' quasi per caso che lo incontriamo ad Arezzo con la famiglia. Sta per ripartire alla volta del paese dove lavora, il Qatar. Sì proprio quel paese che è al centro della crisi del Golfo di queste ore. Sta per scadere l'ultimatum da parte di altri paesi della zona e potrebbe subire un embargo se non accetterà le condizione poste. "Ho lì il mio lavoro tra poche ore riparto" Marco serenamente racconta che sta per tornare nel paese dove sta lavorando, ma la sua famiglia, la moglie e il figlio resteranno ad Arezzo.

Poi a gennaio una nuova avventura perché inizierà ad insegnare informatica negli Stati Uniti.

Quando sei partito da Arezzo?

"Nel 2004 quando ho preso la laurea in informatica a Firenze, si stava già parlando della fuga di cervelli, mi sono chiesto cosa ci facevo qua, ho cominciato a guardarmi intorno, ho trovato un dottorato in Germania e ci sono stato 6 anni, poi a Barcellona, poi nel Qatar e da gennaio starò negli Stati Uniti."

Che esperienza è stata quella del Qatar?

"Molto bella, in realtà non mi sarei mai immaginato di finire lì, è stato un caso perché alcuni colleghi sono partiti, ci sono stato 5 anni, un'esperienza professionalmente e culturalmente fantastica, ci è cresciuto anche mio figlio. Adesso è un paese con difficoltà internazionali, ma per me l'esperienza di vivere in un paese islamico mi ha dato una prospettiva sulle cose che succedono nel mondo diversa rispetto a chi vive in Italia. Sono contento di aver potuto conciliare l'aspetto culturale con quello professionale."

E adesso l'informatica ti muove verso una nuova avventura:

"Il Qatar è stato il mio trampolino di lancio, il 1 gennaio diventerò professore di informatica nell'università del Massachusetts . Una grande sfida."

L'Italia non ti ha mai offerto qualcosa di importante?

"Si sentono spesso storie di persone che recriminano, ma io in Italia non ho mai cercato. All'estero ho trovato tante opportunità. Dal punto di vista universitario e professionale l'Italia non offre molto, i miei colleghi informatici qui hanno condizioni salariali molto basse, vivere nel paese più bello del mondo come l'Italia ha dei costi, quindi il compromesso ci sta. Capisco chi rimane."

Qui hai dei ricordi legati al tuo impegno in politica, hai guidato la Sinistra Giovanile infatti:

"Sono stato nella Sinistra Giovanile dal 1997, poi sono rimasto iscritto anche nel 2004, molti dei miei amici hanno continuato, da Stefano Gasperini, a Enrico Casini, dal mio predecessore Massimiliano Dindalini, all'amico Paolo Fulini. Ero arrivato ad un punto in cui dovevo decidere se la politica fosse il mio mestiere, ho deciso di prendere in mano il mio destino e sono andato all'estero."

Come lo ricordi quel periodo?

"Bello, pazzo ma bello. Ho dedicato tantissimo tempo ad una cosa che alla fine non ha portato frutti concreti, ma per la mia formazione è stato importante. Lo rifarei, nel 2001 la campagna elettorale per Fanfani è stata molto divertente."

Tra poche ore ripartirai:

"Sì torno al mio lavoro, ma la mia famiglia resta qui, in Qatar c'è l'ultimatum imposto dagli altri paesi, per ora la vita in Qatar prosegue come sempre, speriamo bene."
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