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Giovedì, 23 Marzo 2023
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Dieci richieste di sfratto alla settimana: le cifre dell'emergenza abitativa ad Arezzo

A questi dati attuali, che descrivono l’incipit del 2022, si devono sommare tutte le esecuzioni bloccate durante il periodo pandemico: ulteriori 5.500 sfratti da eseguire in tutta la Toscana

Dieci convalide di sfratto alla settimana soltanto nella provincia di Arezzo. La cifra è quella che hanno censito i sindacati inquilini che tornano ancora una volta a porre l’accento sulle politiche abitative per le quali, come rendono noto, “non sono state adottate misure sufficienti a scongiurare insormontabili criticità” per le fasce più deboli della popolazione. Le preoccupazioni portate alla luce da Cgil, Cisl, Uil insieme a Sunia, Sicet, Unione Inquilini e Uniat, abbracciano sia la ripresa delle esecuzioni di sfratti per morosità incolpevole che le esecuzioni immobiliari sulla prima casa e la forte incidenza sui costi dell’abitazione con particolare attenzione ai rincari delle utenze domestiche.

Per queste motivazioni i sindacati domani, 22 marzo, saranno in mobilitazione e in presidio a Roma, davanti al ministero delle Infrastrutture, per sostenere le proposte unitarie contro sfratti, caro affitti e bollette e a sostegno dell’edilizia pubblica.

“È giunto il momento - scrivono i sindacati in una nota congiunta - di affrontare il disagio abitativo. È indispensabile individuare una sede istituzionale dove governare il fenomeno degli sfratti e graduare le esecuzioni con il concorso di tutte le parti in causa. Doveroso avviare la ristrutturazione degli alloggi di edilizia pubblica sfitti, ad oggi oltre 3500, e riassegnarli in breve tempo a chi si trova da anni in graduatoria. Servo poi un piano pluriennale di risorse per l’aumento dell’offerta di alloggi sociali in affitto a canoni sostenibili puntando sul recupero delle tante aree ed edifici pubblici dismessi senza ulteriore consumo di suolo e senza fini speculativi; una revisione della legge nazionale sulle locazioni che punti, attraverso la contrattazione collettiva e la leva fiscale, ad abbassare il livello degli affitti privati e ad aumentare l’offerta ad uso di abitazione principale; una dotazione finanziaria certa e continuativa per permettere una programmazione degli interventi e sostegno diretto agli inquilini in difficoltà, anche nel pagamento delle utenze e del condominio”.

Oltre 5.000 sfratti: i numeri della Toscana

Il dato che emerge dall’analisi dei dati dei primi mesi del 2022 in Toscana conferma che l’alto numero di richieste di sfratto non si localizza solo nei comuni capoluogo, ma si estende praticamente a tutti i comuni della regione, in particolare nelle aree dove la crisi economica.

Firenze ha il primato toscano per numero di richieste di sfratti in rapporto al numero di abitanti, con ben 50 convalide di sfratto a settimana (200 al mese), con una previsione di 130 sfratti mensili effettivi con forza pubblica. Pisa che si attesta al secondo posto, con 23 nuove convalide di sfratto settimanali, con una previsione di 30 sfratti mensili con forza pubblica. Al terzo posto Livorno con 22 convalide di sfratto, e una previsione di 28 sfratti mensili con forza pubblica. Seguono Lucca con ben 20 convalide di sfratto a settimana, con una previsione di 25 sfratti mensili con forza pubblica. Prato con 15 nuove convalide settimanali, e una previsione di 20 sfratti con forza pubblica. Grosseto, con 14 nuove convalide di sfratto settimanali, con una previsione di 20 sfratti mensili con forza pubblica Siena con 12 nuove convalide di sfratto settimanali, con una previsione di 18 sfratti mensili con forza pubblica. Arezzo, con 10 nuove convalide di sfratto settimanali, con una previsione di 10 sfratti mensili con forza pubblica. Infine Massa Carrara con 5 nuove convalide, con 3 sfratti mensili con forza pubblica.

A questi dati attuali, che descrivono l’incipit del 2022, si devono sommare tutte le esecuzioni bloccate durante il periodo pandemico: ulteriori 5.500 sfratti da eseguire in tutta la Toscana. La fine del periodo emergenziale legato al covid non ha portato una risoluzione delle situazioni pregresse: anzi ne ha accentuato le criticità, moltiplicate dall’effetto del caro bollette domestiche e condominiali. Ad oggi, l’emergenza abitativa in Toscana è diffusa su tutto il territorio: e lo stato di precarietà lavorativa ed economica delle famiglie toscane in affitto, unito alla difficoltà di canoni sempre troppo alti rispetto alla minore capacità di reddito ha portato a ben 175 mila le famiglie in crisi abitativa. Un dato nuovo e allarmante riguarda anche gli inquilini delle case popolari dove i canoni di affitto sono sensibilmente più bassi rispetto al mercato. Nel corso del 2021 e nei primi 2 mesi del 2022 la morosità per affitti e soprattutto per le spese condominiali sta crescendo oltre i limiti fisiologici attestandosi in media oltre il 12% contro il 4% degli anni precedenti.

Le famiglie toscane in difficoltà: le cifre

I sindacati degli inquilini e i patronati hanno registrato un alto numero di contatti con persone che hanno inoltrato richiesta di assistenza per far fronte ai costi dell’abitare: dal 1° settembre 2021 al 28 febbraio 2022 sono stati 3.471 cittadini si sono rivolti agli sportelli territoriali. Il 47% sono stranieri (1631); il 53% italiani (1839). Di questi il 29% usufruisce della cassa integrazione. Il 16% è titolare di partita iva, il 22% ha uno o più componenti del nucleo familiare che hanno perso il lavoro o chiuso l’attività e il 15% lavora irregolarmente (in tutto o in parte a nero). Il restante 18% è costituito da lavoratori dipendenti a basso reddito. Del campione, il 71% dei richiedenti abita nei comuni capoluogo, il 16% nelle aree periferiche. I restanti, sparsi tra le aree interne della regione. Riguardo la composizione familiare, il 12% sono monoparentali e il 9% sono donne sole con figli. Quanto ai canoni d’affitto: l’11% paga tra i 500/600 euro mensili; il 28% paga tra i 600/700 euro mensili; il 42% paga tra i 700/800 mensili; il 19% paga più di 800 mensili; per l’89% di questi il solo affitto, escluso utenze e condominio, incide oltre il 45% dei propri redditi. Il 18 % del campione versa anche una somma a nero oltre l’affitto dichiarato. Il 90 % delle persone auspicano l’assegnazione di una casa popolare e di un contributo affitto utile a mitigare anche i costi delle utenze domestiche. La lettura di questi dati non lascia margini di interpretazione: il perdurare di queste condizioni si tradurrà in ulteriori sfratti per morosità.

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