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Poste, allarme dei sindacati: "30 lettere su 100 ammassate negli uffici". Sciopero degli straordinari

Trenta lettere su cento arrivano in ritardo. Restano accatastate negli uffici dell'Aretino, aspettando il loro turno. Perché non vengono consegnate ogni giorno, ma a singhiozzo. Un giorno sì e un giorno no. Così da questo aprile. "Una mole di...

Trenta lettere su cento arrivano in ritardo. Restano accatastate negli uffici dell'Aretino, aspettando il loro turno. Perché non vengono consegnate ogni giorno, ma a singhiozzo. Un giorno sì e un giorno no. Così da questo aprile. "Una mole di lavoro difficile da smaltire, raccontano i sindacati, che sta iniziando a creare disservizi". Sono queste le premesse - tutte aretine - che portano allo sciopero regionale indetto da Slc-Cgil, Cisl-Slp, Uilposte, Failp-Cisal, Confsal e Ugl della Toscana. Una protesta che andrà avanti un mese e che consisterà nel non effettuare straordinari.

"Ad Arezzo - spiega Salvatore D'Amico della Slc Cgil-, che insieme a Prato ha visto un grande camabiamento, la posta da consegnare si sta accumulando negli uffici. La consegna a giorni alterni ha avuto conseguenze decisamente negative". I postini non riescono a smaltire l'intero carico di missive che arriva agli uffici, sostengono i sindacati. Il dato parlerebbe chiaro: "Circa il 30 per cento della posta resta negli uffici. Se un postino ha due zone assegnate ne può coprire una al giorno, ma la posta non si ferma, continua ad arrivare in entrambe le zone ogni giorno". Un tunnel insomma, dal quale non si vede la via d'uscita. "Le zone che stanno soffrendo di più sono soprattutto la città di Arezzo e le sue frazioni e parte del Valdarno", le aree ad alta densità di popolazione ne risentono molto, perché è maggiore il numero di missive da consegnare.

Una situazione del genere la sta vivendo anche Prato, accomunata ad Arezzo dal triste destino della consegna a giorni alterni. E così Arezzo aderisce allo sciopero degli straordinari che ha già preso il via oggi, mentre dopo domani i sindacati invitano i dipendenti delle Poste a partecipare alla manifestazione che si svolgerà a Firenze. A livello regionale le motivazioni vanno al di là della consegna a giorni alterni (che come detto interessa Arezzo e Prato per ora), e vertono sulla cessione del "35% di Poste Italiane a Cassa Depositi e Prestiti, al cui interno sono presenti le fondazioni bancarie, competitor di Poste. Mentre per il restante 29,7% ha deciso un’ulteriore vendita in borsa, come avvenuto per il 35,3% già venduto lo scorso ottobre. Scelte che, dicono i sindacati Slc-Cgil, Cisl-Slp, Uilposte, Failp-Cisal, Confsal e Ugl della Toscana, lascia molti dubbi sul futuro dell'azienda". "Il Governo così non solo si priverà di un’entrata sicura dovuta ai dividendi che Poste distribuisce agli azionisti - attaccano i sindacati - ma smantellerà di fatto un servizio pubblico che interessa milioni di cittadini, visto che Poste Italiane effettua ancora un servizio sociale e universale, con una presenza capillare in tutto il Paese".
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