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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Attualità San Giovanni Valdarno

Polemica sul "questionario choc", risponde caregiver: "Vergognarsi di un familiare disabile? Capita"

Lungo post facebook di Tessa Mugnai, valdarnese e portavoce dei Cittadini attivi di San Giovanni, che accudisce la figlia con disabilità: "Non c'è nulla di male ad ammettere la fatica e le difficoltà qutodiane. Quanta ipocrisia"

Un post a cuore aperto, per raccontare la realtà di una famiglia con un membro con disabilità. E per approfondire, con cognizione di causa, il tema dei caregiver, delle difficoltà quotidiane nell'accudire una persona disabile e dell'ipocrisia generatasi con le polemiche sul caso dei questionari di Roma: perplessità erano sorte, inizialmente, sul tema della privacy, poi la questione è diventata nazionale focalizzandosi su alcune domande ritenute indelicate, come ad esempio "quanto ti vergogni del tuo familiare disabile?", tese a misurare il livello di stress dei caregiver. Il Comune di Nettuno, dopo un iniziale soministrazione del test, lo ha sospeso. Era stato sottoposto ai cittadini che avevano fatto richiesta dei sussidi pubblici.

Il post di Tessa Mugnai

Ed ecco alcuni passaggi del post della valdarnese Tessa Mugnai, portavoce dei Cittadini attivi di San Giovanni, e caregiver assieme al marito Roberto della figlia 15enne. "In tutta onestà, non c’è nessun dono e nessuna meraviglia ad essere un caregiver. Assistere un disabile grave, sia esso un bambino, un ragazzo o un adulto è sfiancante. Togliamo tutte le sovrastrutture ipocrite che vorrebbero fare passare l’assistenza come una missione stoica, un dono di cui ringraziare non si sa chi e perché. Si è caregiver per necessità, per dare assistenza ad un proprio caro o a un familiare".

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Tessa Mugnai

E ancora: "Io rivendico il mio diritto di dire che a volte sono esausta, che mia figlia è fisicamente pesante da gestire, che la sua malattia ci ha messo in una condizione difficile e spesso svantaggiata. Sarei falsa e ipocrita io stessa se negassi le nostre difficoltà pratiche ed emotive, la fatica, il nervosismo e i sacrifici che tutti noi facciamo, minorenni compresi. Abbozziamola di vedere la disabilità come un dono, perché non lo è. Non c’è nulla di romantico nella sofferenza! E sì: può capitare di vergognarsi, di sentirsi esausti o di desiderare una pausa o una tregua da una vita oggettivamente complessa. Io invito chi sta cavalcando l’onda emotiva del test somministrato agli utenti del Comune di Nettuno ad abbozzarla all’istante di fare sciacallaggio sulla sofferenza. Non è una fiera per raccattare qualche voto".

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