Respirazione assistita: San Donato eccellenza europea. Le storie di Francesco e Milena: "Mai trattati come numeri"
Una task force europea sulla respirazione assistita dai professionisti della pneumologia di Arezzo. La ricerca applicata ai pazienti da grandi risultati sia in ospedale che a casa
I professionisti di Arezzo, sotto la guida del primario Raffaelle Scala, hanno coordinato la stesura delle linee guida della European Respiratory Society riguardanti due importanti trattamenti per la cura delle malattie respiratorie acute e croniche. Un riconoscimento importante al lavoro di una equipe che da tempo è impegnata non solo nella cura dei pazienti ma anche nell'innovazione e nella ricerca che viene applicata per la cura dei pazienti Covid e non.
Le testimonianze
Francesco Bologna viene da Chiusi ed è stato uno dei pazienti assistiti presso il nosocomio cittadino durante la prima ondata Covid. “Quando ho incontrato il virus - racconta - ho avuto febbre alta e tosse che non lasciava respiro, mi sono affidato al medico di famiglia ma purtroppo dopo una settimana sono stato ricoverato all'ospedale di Arezzo con polmonite bilaterale interstiziale dovutoa dal Sars-cov2. Mi sono ritrovato così a soffrire la fame d'aria. In ospedale mi hanno subito messo il "casco Elmet" con ossigenazione forzata. Per due settimane ho avuto la maschera. Non potevo né mangiare autonomamente né alzarmi da letto. Nella mia memoria sono rimaste immagini e voci che continuavano a dirmi "Dai Francesco, forza che guarirai ed andrai a casa presto, non mollare'. Ma il Covid è subdolo e non mi ha mollato neppure dopo le dimissioni dall’ospedale. Fortunatamente sono stato seguito con grande costanza dai sanitari, mi è stato dato un numero di telefono che potevo chiamare ogni volta che avevo bisogno, e questo avviene anche oggi anche se i miei parametri sono buoni".
Milena ha 87 anni e soffre da tempo di difficoltà respiratorie ed è dovuta ricorrere all’ossigenoterapia convenzionale (con il supporto dello stroller, macchinetta che eroga ossigeno attraverso il tubicino che arriva al naso). “Durante il mio ultimo ricovero - racconta - mi è stata diagnosticata una broncopneumopatia cronica ostruttiva, una patologia che mi costringe a restare sempre attaccata all'ossigeno. Ho avuto subito il timore di dover restare ricoverata in ospedale per lungo tempo. Ma l’equipe medica di pneumologia mi ha supportata e grazie a loro ho iniziato una nuova terapia domiciliare. Ho avuto l’opportunità di essere assistita dall’infermiera case manager via telefono e attraverso messaggi sul cellulare e sempre seguita da un coordinamento che comprende il medico di base e l’equipe di pneumologia territoriale. Ho riconquistato le mie piccole autonomie in sicurezza, poiché so che gli specialisti che si occupano del mio caso sono facilmente raggiungibili, conoscono bene le mie condizioni”.
Al San Donato sono circa 300 i pazienti seguiti dalla pneumologia. Fanno parte di questa cifra sia cittadini con broncopneumopatia cronica ostruttiva in ventilazione meccanica domiciliare, sia quelli assistiti all'interno dell'unità di terapia intensiva pnenumologica. Il reparto aretino in questi settori è in prima linea nella ricerca a livello europeo. Due nello specifico i contributi di Arezzo. Il primo riguarda l'impiego della ventilazione non invasiva in maschera per la terapia notturna domiciliare dei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva, la principale malattia correlata al danno da fumo (che include bronchite cronica e enfisema polmonare). Il secondo è inerente l'impiego del sistema di “alti flussi” nasali per il trattamento dell'insufficienza respiratoria acuta da differenti cause. Questo sistema, non invasivo, ha la capacità di migliorare la funzione del polmone, prevenire il peggioramento e riduce il ricorso all'intubazione e ricovero in rianimazione, ed è altresì evidenziata la sua efficacia nelle polmoniti gravi inclusa quella da Covid 19.