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Mala movida alla Badia. Ghinelli: "Risolveremo la situazione, pugno duro sul rispetto delle regole"

Il sindaco di Arezzo: "Il problema di piazza della Badia esiste e intendiamo risolverlo. Non c'è dubbio su questo punto. Rassicuro i cittadini: troveremo una situazione"

"La mala movida è la declinazione negativa di un diritto sano che è quello al divertimento. Combatterla è affare di non poco conto per il quale serve il supporto di più attori". Il sindaco Alessandro Ghinelli, ai microfoni di RadioFly, torna nuovamente a commentare la situazione relativa alle zone più calde della città. Sul tavolo, neanche a dirlo, è tornata anche la questione di piazza della Badia e aree limitrofe dove, da mesi, i residenti lamentano un susseguirsi di atti vandalici, episodi di ordinaria inciviltà e schiamazzi. 

"Non possiamo mettere un agente fisso in questa zona perché toglieremo energie ad altre attività - spiega Ghinelli - Il problema di piazza della Badia esiste e intendiamo risolverlo. Non c'è dubbio su questo punto. Rassicuro i cittadini: troveremo una situazione. Detto ciò servono energie differenti da mettere in campo. Presto faremo una riunione operativa con il comandante della polizia municipale che ha le idee molto chiare su questa zona della città e sulle possibili iniziative da realizzare. Al momento occorre riflettere come muoversi. Vedete, se noi scegliessimo di chiudere i locali alle 23 molto probabilmente la situazione si tranquillizzerebbe in piazza della Badia e si animerebbe eccessivamente altrove. Il problema è a monte. Una soluzione spiacevole che possiamo aver intenzione di mettere in atto è quella di applicare le regole ancora più ferreamente e dunque multare tutti coloro che vengono trovati con degli alcolici per strada".

Una direttiva che potrebbe ovviare, in parte, anche alla carenza di servizi igienici nella zona. È noto che che ogni fine settimana i residenti di piazza della Badia documentano la presenza di vomito e orina in corrispondenza degli anfratti più appartati. Condizione insopportabile sulla quale è stato più volte posto l'accento e richiesto l'intervento di autorità. "La necessità di avere un bagno all'interno del locale - spiega Ghinelli - è vincolata alla superficie dell’esercizio. Sotto una certa metratura anche dove si somministrato bevande e cibo non c’è obbligo ad avere toilette pubbliche. Questa direttiva nasce dalla convinzione che essendo di dimensioni ridotte tali luoghi accoglieranno pochi clienti. Ciò però non è vero perché sappiamo che anche realtà minuscole vengono servite quantità di bevande alcoliche enormi che poi vengono consumate fuori e questo comporta una carenza di bagni pubblici notevole. Da qui la necessità ad implementare i controlli su chi consuma all'aperto". 

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