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Martedì, 16 Aprile 2024
La vicenda / Centro Storico / Via Pietro Aretino

Parcheggio invece che giardino, residenti a Lucherini: "E' l'affare di un privato a discapito della città"

I cittadini che abitano in zona rispondono punto su punto al Comune di Arezzo e cercano di mettere in luce alcuni passaggi non chiari. L'obiettivo è quello di scongiurare che il solaio invece che essere un giardino diventi un altro piano del pacheggio

Non si placa la protesta sollevata dai residenti della zona di via Pietro Aretino e strade limitrofe sul parcheggio Sant'Agostino e soprattutto sulla destinazione d'uso del solaio, per anni abbandonato a se stesso, di fatto di proprietà del Comune di Arezzo, ma che non ha mai esercitato il suo diritto di possesso e di utilizzo.

La vicenda è intricata e dura da decine di anni. La società proprietaria del parcheggio vorrebbe acquisire anche il solaio, ha chiesto al Comune di monetizzarne il valore e si sarebbe aperto così il percorso affinché questo avvenga, con la contrarietà di chi nella zona vi risiede e contesta sia dal punto di vista dell'inquinamento che da quello architettonico l'uso del solaio come un parcheggio. L'ultima tappa di questa querelle c'è stata nell'ultimo consiglio comunale dove l'assessora all'urbanistica Francesca Lucherini ha risposto in merito a una interrogazione dei consiglieri Marco Donati e Valentina Sileno di Scelgo Arezzo. Così i residenti hanno di nuovo espresso il proprio pensiero cercando di mettere in luce gli errori di questo lungo percorso che porterebbe a un nuovo piano dedicato al parcheggio (scoperto) in un'area in cui sarebbe stato previsto un giardino ad uso pubblico. Gli abitanti della zona continuano a "contestare l’approccio adottato dalla giunta in merito alla ventilata modifica dello “status quo” della copertura dell’autorimessa."

Le contestazioni dei residenti

"La dichiarazione dell’assessore che testualmente dice “di verde pubblico, francamente, non ne abbiamo visto per i successivi 28 anni. La prima cosa che intendo ribadire è che nel nuovo piano operativo, la scheda urbanistica in questione non contempla né verde pubblico né una piazza pubblica, per cui la soluzione ‘posti auto’ non contrasta con gli strumenti di pianificazione urbanistica”, denota una certa leggerezza sul tema in questione. E comunque la informiamo che lì un prato verde (anche se inaccessibile per inadempienze varie) c’è sempre stato.

L’assessore infatti si trincera dietro il paravento del “nuovo piano operativo”, di fatto affermando che i responsabili della redazione del nuovo piano operativo potrebbero avere commesso un colpevole atto di “disattenzione” non tenendo conto a suo tempo dei vincoli apposti sull’area. Probabilmente anche su questo si rivolgerà l’attenzione di coloro che hanno promesso di non lasciare nulla di intentato affinché sia fatta piena luce sulla legittimità di quanto sta accadendo."

Il video in cui si mostra l'area a cui si riferisce la protesta

Gli altri privati coinvolti

"Alcuni condomini privati dello stabile in cui si trova l’autorimessa (che non è soltanto proprietà della società Pamoa), anch’essi allarmati per le decisioni del Comune, sostengono di avere il diritto a pronunciarsi sull’argomento, in quanto soggetti per legge agli oneri che derivano dalla manutenzione della copertura dell’autorimessa. Questi infatti non vogliono che la proprietà di un bene (il lastrico solare) indissolubilmente legato anche alle loro responsabilità di comproprietari, sia ceduto ad un privato, operante per propri interessi personali, e non già ad un soggetto pubblico, che dovrebbe essere portatore degli interessi della collettività.

Oltre quindi alla fondamentale questione legata al vincolo della Soprintendenza sull’area, il fatto che lo stabile dell’autorimessa sia anche di proprietà di altri soggetti privati è stato notificato al Comune che è stato invitato ad una verifica puntuale anche in ordine alla titolarità, da parte della società Pamoa, del diritto a chiedere e negoziare la monetizzazione."

La vecchia convenzione non perfezionata

Alla base del rapporto tra i privati e il Comune di Arezzo c'è una vecchia convenzione che non si è mai perfezionata nel corso degli anni e questo di fatto ha creato un vulnus.

"Il Comune, che non è mai addivenuto a definire la convenzione (come prescritto dal Ministero dei beni Culturali) per assumere la proprietà e la co-gestione dell’area a verde pubblico, potrebbe essere ritenuto responsabile di questa mancata presa in carico?" si chiedono i cittadini della zona che pongon ancora un dubbio "Se si ritiene che Pamoa sia, da sola, titolata a ridefinire la destinazione d’uso e la proprietà del lastrico solare, allora sarà considerata l’unico soggetto responsabile della “non gestione” del degrado della stessa copertura che ha portato all’ammaloramento di solai e strutture. Sembra che l'azione non esercitata sia stata funzionale all’obiettivo del “liberi tutti" del Comune e dell’affare di un privato, a scapito di un bene artistico di Arezzo, e di tanti residenti."

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