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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Mi hanno accudita con grande amore e non ho avuto paura". La storia di Anna, ex degente del reparto cure intermedie

Per quasi due settimane la donna è stata accudita all'interno del reparto di cure intermedie del nosocomio Santa Margherita della Fratta (Cortona). Anna, 72 anni, racconta la propria esperienza rivolgendo al team medico il proprio ringraziamento

"Non ho mai avuto paura, qui sono stata assistita con amore". Anna ha 72 anni e, dopo aver contratto il Covid, ha trascorso quasi due settimane nel reparto di cure intermedie dell'ospedale Santa Margherita della Fratta. Un'esperienza segnante ma che lei stessa definisce "una degenza bellissima". "Sì perché - racconta col sorriso che s’intuisce sotto alla maschera e con gli occhi lucidi di commozione - non ho mai avuto paura. Dal pronto soccorso del San Donato sono passata subito alla Fratta. Hanno avvertito i miei familiari e siamo partiti. Nella mia vita ho sperimentato altri ospedali italiani ma, mai ho trovato un livello di cura e di assistenza come qui”.

Fortunatamente Anna ha vissuto la malattia in maniera piuttosto tranquilla. Le sue condizioni di salute, al momento del ricovero, erano abbastanza buone e quindi l’attenzione, derivata anche dal fatto che gestisce un’azienda agrituristica nella campagna aretina, si è concentrata sull’accoglienza e sulle relazioni. “Mi hanno curata con amore e non in modo distratto e freddo - racconta ancora - Le prestazioni sanitarie sono ovviamente quelle prioritarie ma per chi è isolato in ospedale è fondamentale il contatto umano, poter parlare con il medico e con l’infermiere, riconoscersi, salutarsi”.

A coordinare il lavoro di infermieri e medici Rino Migliacci, direttore della medicina interna della Fratta. “Il rapporto empatico, come nel caso della signora Anna, si crea con le singole persone e non sempre riusciamo a costruirlo - spiega il direttore -Noi pensiamo di aver fatto tutto quello che era possibile per i pazienti ricoverati nelle cure intermedie. E vorrei dire che non è stato facile. Come noto, durante la prima fase dell'emergenza sanitaria, il nostro nosocomio non era stato coinvolto. Guardavamo la situazione dall’esterno come cittadini e leggevamo le riviste scientifiche come professionisti. Poi, nel novembre scorso, è toccato anche a noi. Dinanzi alla pressione crescente sul San Donato, ci è stato chiesto di attivare 15 posti letto di cure intermedie. E di farlo il giorno dopo. Da quel momento è stato un crescendo, proporzionale al dilagare del contagio: da 15 siamo passati a 40 e infine a 72 posti letto di cure intermedie”.

All'interno delle corise dell'ospedale Santa Margherita alla Fratta sono stati accuditi e assistiti, ad oggi, circa 650 cittadini. "Li possiamo dividere in tre gruppi - continua Migliacci - Quello più consistente ha contato e conta le persone che stanno guarendo dal Covid e che necessitano di un periodo di stabilizzazione, spesso per monitorare le altre patologie che li affliggono. Il secondo gruppo è quello dei pazienti stabili nella loro gravità che proseguono il trattamento qui. La terza tipologia infine, annovera malati con forma lieve-moderata che vengono trattati da noi e trasferiti al San Donato solo in caso di peggioramento. Quest'ultimo scaglione, fortunatamente, conta un numero molto limitato. In ogni caso si tratta di pazienti con bisogni complessi, che hanno costretto medici (quelli di medicina interna con la collaborazione dei cardiologi), infermieri e operatori socio sanitari a rivedere pensieri, modalità e ritmi di lavoro".

Giornalmente, come avvenuto presso altre realtà del territorio, il presonale sanitario della Fratta si è organizzato per rendere possibili le comunicazioni tra i degenti e le proprie famiglie. "Prima del Covid - aggiunge Migliacci - non avevamo orari di visite e le nostre porte sono state sempre aperte ai familiari. Con la pandemia abbiamo dovuto chiudere la struttura. Per i pazienti in cure intermedie abbiamo effettuato videochiamate quotidiane di aggiornamento ai parenti e, nell'ultimo periodo, abbiamo consentito anche le visite adeguandoci, ovviamente, ai protocolli indicati dalle normative vigenti. Molti hanno apprezzato qualcuno invece, avrà ritenuto insufficienti i nostri sforzi. Lo preciso perché non tutti i pazienti sono stati come la signora Anna".

Luciano Perugini, responsabile infermieristico della Fratta, ricorda come “l’empatia che si crea con il paziente sia fondamentale ma anche questa è conseguenza della grande professionalità degli operatori, oltre che di una personale propensione al dialogo.  In realtà è quindi il frutto di un piano di assistenza personalizzato che viene messo a punto per ogni paziente. E del lavoro di gruppo che vede protagonisti anche fisioterapisti e psicologici. Non dobbiamo affrontare solo la malattia ma anche i suoi effetti collaterali. Il paziente ha paura. È un sentimento naturale in qualsiasi ricovero ospedaliero ma si amplia con il Covid. C’è la paura di non farcela, di non tornare a casa oppure di tornarci ma non si sa in quali condizioni. Noi della Fratta siamo stati uniti e in questo grande sforzo abbiamo aumentato le nostre motivazioni e la nostra professionalità. Il sorriso della signora Anna è dovuto anche a questo”.

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